Unità-speciale scuola-Riforma Moratti anno primo: mai così tanti problemi a scuola
.09.2004 Riforma Moratti anno primo: mai così tanti problemi a scuola di Matteo Tacconi Suona la campanella, si entra in classe nell'Anno Primo dell'era Moratti. A dire il vero in Lombardia la ...
.09.2004
Riforma Moratti anno primo: mai così tanti problemi a scuola
di Matteo Tacconi
Suona la campanella, si entra in classe nell'Anno Primo dell'era Moratti. A dire il vero in Lombardia la scuola è già iniziata, l'8 settembre. Ma nessuno ha firmato "la resa". Nel resto della penisola i rientri a scuola saranno scaglionati: il 13 iniziano le lezioni in Toscana, Umbria, Piemonte e Valle d'Aosta, il 16 nel Lazio e così via. Ultima la Sicilia il 27 settembre. Ma vale lo stesso discorso della Lombardia: non è stato siglato nessun "armistizio". Quella che tecnicamente si chiama legge 53/2003 ma è meglio nota come riforma Moratti non piace a nessuno. La battaglia va avanti.
Ma quale scuola va a iniziare per gli otto milioni e 679.444 alunni italiani? Se lo chiedono in molti, anche la ministra che tempo fa, sull'orlo di una crisi di nervi, ha dato ordine al direttore generale del suo ministero, l'ex Provveditore agli studi di Roma Pasquale Capo, di inviare una circolare dai toni minacciosi a tutti i direttori scolastici della Penisola, facendo riferimento a non meglio precisate sanzioni a carico di chi "non intende applicare i contenuti della riforma" o "contrastare i profili significativi della stessa". Ovvero: toccate tutto ma non il cardine della riforma, il tutor. Chi è costui? Poiché la legge è poco chiara, azzardiamo questa risposta: il tutor è una specie di miscuglio tra il vecchio maestro unico, come quello di Pinocchio e un "manager" con funzioni di valutazione dei progressi dell'alunno, di raccordo con il territorio e riferimento per le famiglie. Una specie di Primus inter pares che contrasta non solo con il principio di collegialità radicato nella scuola da un ventennio ma anche con il contratto di lavoro degli insegnanti, che non prevede buste paga aggiuntive.
Il linguaggio della circolare ministeriale minatoria di inizio anno resta in perfetto "burocratese" ma il concetto è chiaro: guai a chi boicotta la riforma di Letizia. Almeno applicatela un po'. In effetti sui cancelli di molti istituti scolastici compaiono a Roma come a Parma lettere dei direttori e dei presidi alle famiglie in cui si spiega che per il momento, essendo la riforma ancora difficile, nebulosa e vaga come un oggetto non identificato, per ora si attendono chiarimenti e si continua con il tempo pieno e il resto. Insomma, l'Anno Primo della "morattizzazione" rischia di rimanere un anno di transizione in attesa di tempi più chiari per applicare la riforma. Sempre che venga applicata, dato che l'incertezza e la disorganizzazione attuali verranno sfruttate fino in fondo da chi si oppone alla controriforma: genitori, sindacalisti, presidi e insegnanti. Quest'ultimi presidi e insegnanti potranno continuare tranquillamente a opporre resistenza alle fumose indicazioni della ministra, visto che come spiega Enrico Panini, segretario della Cgil Scuola, le sanzioni minacciate da Pasquale Capo non si sa a chi applicarle, non c'è un riscontro. La circolare aveva solo un effetto intimidatorio.
Fosse solo un problema di tutor o non tutor, le proteste non sarebbero così massicce. Ci sono tanti altri nodi al pettine. Le iscrizioni anticipate, per esempio, che permetteranno ai bambini di due anni e quattro mesi e cinque anni e quattro mesi di andare alla scuola materna o alle elementari prima dei coetanei. Ma diversi pedagogisti hanno storto il naso davanti a questa prospettiva, per non parlare del problema del tempo pieno, una conquista ritenuta acquisita e demolita mattone dopo mattone dalla Moratti, che ha intenzione di ridurre il tempo pieno da 40 a 27 ore. Le conseguenze? Impoverimento didattico e tagli al corpo docente. Su quest'ultimo aspetto le cifre fanno rabbrividire: 34 posti di lavoro in meno, rispetto all'anno passato. Una vera e propria crisi industriale, la Grande Depressione della scuola.
Ma per la Moratti, che si è sempre vantata di essere una donna d'azienda, l'importante è chiudere i cordoni della borsa, non versare un euro più del necessario. L'unica eccezione è il tutor, a cui andranno il 70 per cento dei finanziamenti previsti dalla Finanziaria per la riforma della scuola. Conti alla mano si parla di 63,81 milioni di euro sui 90 totali a disposizione del ministero dell'Istruzione. E gli otto miliardi in quattro anni promessi a Letizia dal premier Silvio Berlusconi? La solita sparata. Che però ha determinato una conseguenza di non poco conto: un conflitto di interessi tra il tutor e la "scuola delle tre I" (informatica, inglese, impresa), vero e proprio slogan elettorale del sire di Arcore. Stando così le cose il tutor che nessuno vuole e che assorbe tutte le risorse economiche sottrae fondi preziosi ai laboratori di informatica e inglese. La riforma non parte e "la prima grande riforma di sistema dalla Gentile del 1923" di cui si vantano Berlusconi e la responsabile poco responsabile del dicastero dell'Istruzione non si intravede, nemmeno all'orizzonte. Letizia Moratti è bocciata