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Unità-Riforme insieme, esserci o non esserci-di Furio Colombo

Riforme insieme, esserci o non esserci di Furio Colombo Prendiamo una notizia a caso, fra le tante che arrivano a un giornale. E' dall'Agenzia giornalistica AGI e dice che Governo e maggioranza s...

04/01/2003
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l'Unità

Riforme insieme, esserci o non esserci
di Furio Colombo

Prendiamo una notizia a caso, fra le tante che arrivano a un giornale. E' dall'Agenzia giornalistica AGI e dice che Governo e maggioranza si preparano a rilanciare (relatore l'avvocato-deputato Ghedini) una proposta di legge che praticamente abolisce il reato di bancarotta fraudolenta (quando un imprenditore in cattive acque fa sparire i fondi che spettano a creditori e dipendenti).
La notizia di agenzia - che non è l'Unità e non è un girotondo - dice esattamente così: "Dopo la legge sulle rogatorie internazionali e il falso in bilancio, si preparano a de-penalizzare la bancarotta fraudolenta". Infatti la pena, che per un reato così grave adesso è "fino a dieci anni", con la nuova legge sarà "non più di tre" in modo che, con qualche attenuante e un buon avvocato, ci sia una comoda via d'uscita per la più grave truffa che può essere compiuta da chi conduce imprese.
Abbiamo fatto le nostre ricerche. Deputati della Commissione Giustizia ci hanno detto: sì, è vero, c'è la proposta di legge del deputato An Sergio Cola. Sì, è vero, l'avvocato-deputato Ghedini, relatore della legge (e difensore, insieme con l'avvocato-deputato Pecorella, presidente della Commissione Giustizia, dell'imputato presidente del Consiglio Silvio Berlusconi) ha detto che la proposta gli piace. No, non è vero, che la discussione di questa legge sia imminente. Al momento - ci rassicurano - non è all'ordine del giorno.
Ma attenzione. Che cosa succede se questa proposta di legge - che segue varie leggi dello stesso tipo, già promulgate, tutte rivolte a "depenalizzare" certi reati e dunque a screditare l'immagine del Paese - ricompare all'improvviso all'ordine del giorno mentre maggioranza e opposizione sono intente a discutere insieme dei poteri del presidente del Consiglio?
D'accordo, questa potrebbe essere una ipotesi azzardata e malevola. Ma per prudenza, per scaramanzia, vi consigliamo di ritagliare e conservare questo articolo. Da rileggere entro tre mesi. Se abbiamo sbagliato, ecco qui, sarà facile dimostrarlo.
* * *
Ho fatto un esempio, solo uno, dei tanti eventi legislativi che potranno accadere in questa Italia. Per prevedere un comportamento è utile rivedere il passato. Nei primi seicento giorni della maggioranza Berlusconi, non una sola legge approvata avrebbe potuto essere "bipartisan", non una avrebbe potuto essere accettata con onore dall'opposizione. Tutte (tutte) sono una offesa alla Costituzione, al funzionamento delle istituzioni (un particolare accanimento è dedicato alla giustizia), introducono privilegi giudiziari per poche persone, prevedono effetti retroattivi che hanno già scandalizzato l'opinione pubblica del mondo, cancellano reati o impediscono che reati anche gravi possano essere puniti.
E' una legislazione strana, stravolta. Niente di essa è nata davvero nelle due Camere, niente è frutto del lavoro legislativo in aula e nelle commissioni. Tutto è stato disegnato e concordato fuori dal Parlamento, fra il Governo, i consulenti del Governo, che sono anche i consulenti privati del cittadino che è il capo del Governo, sono anche i suoi difensori in vari processi penali. Ma - negli stessi giorni, nelle stesse ore - sono relatori delle leggi che poi invocano in tribunale per lo stesso committente-imputato che presiede il Governo e comanda fino al dettaglio la maggioranza delle due Camere.
Del resto non ci sono misteri. Il cittadino in questione, che - dimenticavo - ha anche il controllo diretto e personale di tutta l'informazione italiana, e potrà dunque far raccontare quello che vuole di ciò che accade a lui, intorno a lui e in Parlamento, ha già annunciato di che cosa vorrebbe legiferare insieme con l'opposizione, dopo la Cirami: i poteri. I poteri di chi? Prima ha detto "presidenziali", e ci ha spiegato chiaramente che pensava a se stesso. Poi ha detto "i poteri del primo ministro". E questa volta si tratta proprio di lui, della carica che adesso riveste e che gli consente, come ci spiega più volte al giorno, di essere il più bravo ed efficiente di tutti, anche a costo di sacrificare se stesso e danneggiare le sue aziende, come lui ama benevolmente ripetere.
Dunque, se questo è il contesto (ed è difficile negare che lo sia), non c'è dubbio che il sedersi allo stesso tavolo per discutere insieme di riforme comporterà qualche difficoltà, qualche fastidio ed espone (Dio sa se il passato insegna)a brutte sorprese. - Non stare a rispondere a questi coglioni - ha sussurrato il vice primo ministro Fini a un suo collega di Governo che era stato sorpreso da una domanda imbarazzante dell'opposizione. Grosso modo, questo è lo spirito della gita costituzionale a cui adesso l'Ulivo dovrebbe partecipare. In Parlamento, certo, in Parlamento. E' lì, dal banco del Governo che Fini ha espresso il suo giudizio sull'opposizione. Adesso, all'improvviso, ti dicono che non bisogna farci caso.
E ti viene in mente il tormento di Charlie Brown, nell'indimenticabile fumetto "Linus". Ogni volta credeva alla perfida Lucy, si apprestava a calciare il pallone, prendeva la rincorsa, e sempre Lucy gli toglieva il pallone all'ultimo istante, facendolo scivolare e lasciandolo ogni volta a terra, stordito e incredulo.
* * *
"E' un dilemma sciocco" ci ammonisce qualcuno da sinistra, stesso linguaggio, stesso tratto di Fini, Vito e Schifani. Sentirtelo dire dalla porta accanto sorprende. Ma, con un eccesso di buona volontà, ti dici: "Sarà maleducata questa voce, ma forse è la voce dell'esperienza". Questa esperienza certo consente una auscultazione continua dell'opinione pubblica, fra i molti che non amano Berlusconi e non credono nella sua grandezza, mettiamo i seicentomila della manifestazione Ds a piazza San Giovanni a Roma (3 marzo 2002), i tre milioni della manifestazione Cgil al Circo Massimo (16 aprile) il milione di "girotondini" del 14 settembre. E poi le signore i e signori del Palavobis (40mila, 10 gennaio, Milano) i milioni di cittadini che passano dalle feste dell'Unità, i 10mila professori che hanno marciato a Firenze in gennaio, i ragazzi (almeno un milione) che hanno festosamente riempito le strade di Firenze in novembre.
Che cosa fa pensare, ci permettiamo di chiedere anche a costo di essere chiamati sciocchi - che tutta questa gente e quella che statisticamente essa rappresenta (altri milioni) sia in ansiosa e sfibrante attesa del momento in cui finalmente tutto l'Ulivo si siederà a conversare serenamente con Berlusconi e i suoi avvocati sui poteri di Berlusconi, nei giorni in cui Berlusconi fa il primo ministro con poteri che non ha (fin da quando ha apposto illegalmente il suo nome sulla scheda elettorale benché la Costituzione non preveda un simile tipo di elezione) e spavaldamente occupa anche lo spazio del presidente della Repubblica (con un discorso-evento che dura due ore e mezzo e attraversa cinque telegiornali subito prima del discorso del capo dello Stato) e quello del Parlamento, che manovra con la stessa mano ferma che gli ha dato tanta fortuna nelle sue aziende?
Che cosa induce questi nostri saggi della politica, inclini a liquidare con poche, efficaci battute gli inesperti, a ritenere che tutto il Paese attenda questa svolta e apprezzi l'improvviso galoppo verso una ridefinizione del premierato, mentre la Fiat è in pericolo, l'economia cede, i prezzi subiscono una impennata paurosa, i conti pubblici sono o pericolosi o falsi e il Paese scende in tutte le classifiche internazionali molto al di sotto del punto rispettabile in cui era stato lasciato dai governi dell'Ulivo, posizionandosi fra il ridicolo, il servile e l'inaffidabile?
Ci viene detto che il dibattito si svolgerà in Parlamento. Certo. Anche il dibattito sulla Cirami si è svolto in Parlamento, siglato alla fine dalla nobile frase del senatore Schifani: "Vi abbiamo fregato". La frase non ha certo screditato il Parlamento. Ma è un buon ritratto della parte di chi l'ha detta. Ci viene ripetuto che occorre legittimazione reciproca. Vero. Nessuno ha mai detto che la maggioranza, che ha eseguito senza battere ciglio le istruzioni di alcuni avvocati e ha votato compatta la legge Cirami, era una maggioranza illegittima. E' stato detto che era fuori dalla Costituzione, fuori dalla decenza e fuori dall'Europa.
Ma indiscutibilmente eletta da una parte degli italiani.
* * *
Non tutti hanno saputo di quei giudizi aspri e della ferma e accanita opposizione di tutto il centro sinistra al trionfo di illegalità che è stata, che è la legge Cirami. I telegiornali di regime, ad ogni manifestazione di dissenso, hanno parlato di "rissa alle Camere", in modo da far fascisticamente coincidere opposizione e disordine.
Infatti il presidente del Consiglio, attraverso proprietà personale, controllo politico e intimidazione, è in grado di bloccare tutte le vie d'uscita dell'informazione. Scrive Umberto Eco su "L'Espresso" del 1 gennaio: "Quello che caratterizza una democrazia non è la rappresentatività bensì la libertà di espressione e di pressione". (pag. 32) Questa frase è difficile da smentire e ci porta al cuore del problema: il conflitto di interessi. E' gigantesco. Unico al mondo. Illegale. E' una emergenza che è diventata il nostro ritratto nel mondo. Serve far finta di dimenticarlo mentre tanti, nella comunità internazionale, continuano a interrogarsi su questa nostra mostruosità e si domandano come ne usciremo? Davvero vogliamo credere - specialmente se siamo all'opposizione - alla favola del sette per cento degli italiani, unico sparuto drappello che da solo giudica il conflitto di interessi un fatto incivile, grave, imperdonabile? Qualcuno ricorda una statistica a favore di Mani pulite prima di Mani pulite? Saremo sciocchi, ci mancherà il deposito di saggezza ed esperienza che sembra illuminare altri. Ma noi pensiamo che non sia bene farsi trovare con quella compagnia quando tanta gente, che è in ansia per il lavoro, per l'economia, per la pace, per la libertà di informazione, per il declino dell'Italia - e forse non per il premierato - passerà alle urne a dire ciò che pensa di questa storia.

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