FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3828335
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità: Ricerca: chi triplica e chi dimezza

Unità: Ricerca: chi triplica e chi dimezza

Nicola Cacace

25/11/2006
Decrease text size Increase text size
l'Unità

Zapatero ha presentato la sua Finanziaria con una sola priorità, aumentare l'investimento in ricerca e sviluppo del 30%. La nostra Finanziaria ha ridotto i fondi per gli Enti di ricerca da 1630 a 1571 milioni (-6,6%) e aumentato di 750 milioni i fondi per la ricerca privata. Bene, anzi male! Prodi ha da sempre predicato l'importanza della conoscenza affermando tra l'altro, sia in una intervista all'autorevole Le scienze, che nella prima bozza di Programma dell'Unione (26 aprile 2004): «Quando un'economia diventa ricca come è oggi quella europea, tre soli fattori possono consentirle di continuare a crescere: più formazione, più ricerca, più innovazione; in una parola più sapere. Investire in questi tre settori è oggi il motore fondamentale dello sviluppo». La spesa per ricerca e sviluppo in Italia, oltre ad essere meno della metà rispetto di quella di Gran Bretagna, Francia e Germania, si caratterizza per almeno due fattori negativi, l'unico paese in cui la spesa privata è inferiore a quella pubblica, il livello di efficienza di Università e ricerca è basso per una regolamentazione che produce gerontocrazia e fuga dei migliori cervelli verso l'estero o altri lidi. Oggi la ricerca in Italia non è motore dello sviluppo, ma non è stato sempre così. Il miracolo economico è partito nel dopoguerra anche grazie alla plastica di Natta, al primo satellite nello spazio, all'Olivetti primo produttore europeo di Pc e terzo mondiale dopo Ibm ed Apple, alla grande scuola di Fisica, all'Istituto superiore di Sanità crocevia di diversi Nobel. Il calo di innovazione tecnologica del paese è dovuto non solo alla continua erosione dei fondi per ricerca e sviluppo, quanto ad una burocratizzazione asfissiante che ha mortificato i meriti. Quanto all'esiguità delle spese in ricerca e sviluppo delle imprese private, tutte le analisi, anche i più recenti rapporti annuali dell'Enea sulla competitività, hanno dimostrato che le spese dipendono da dimensioni aziendali e settore. Dipendendo l'intensità di ricerca dalle dimensioni (le grandi aziende fanno più ricerca delle piccole) e dal settore (l'elettronica fa più ricerca del tessile) si spiega perché l'industria italiana faccia un terzo della ricerca di inglesi e francesi. Sapevamo tutti di una Finanziaria di sacrifici ma tutti speravamo almeno due cose, che i tagli avessero risparmiato priorità da anni mortificate come la ricerca, che si avviassero innovazioni regolamentari che non costano niente se non coraggio politico.

Non ho competenze per entrare nei meandri di tutti i provvedimenti della Finanziaria, fortemente contestati dal mondo scientifico e universitario e che hanno, tra l'altro, determinato una decisione di dimissioni da responsabile di Università e Ricerca dei Ds di Walter Tocci, che spero rientrino presto per la qualità e quantità del lavoro svolto. Ma un paio di considerazioni vorrei fare. Aumentare quasi del 100% i fondi per la ricerca privata è bene in sé, ma ridurre contemporaneamente del 7% quelli degli Enti di ricerca rischia di avere due effetti, uno spreco di fondi nel primo caso per incapacità di spesa efficiente del potenziale privato esistente, una paralisi di attività dei nostri Enti, che, data l'incompressibilità ed il peso delle spese correnti, saranno costretti a ridurre del 25%-30% il livello di operatività interna ed internazionale. La costituzione dell'Agenzia di Valutazione è un dato positivo, risponde alla domanda ripetuta del mondo «giovane» della ricerca ed Università di sostituire ragionieristici (c'è già la Corte dei Conti) criteri di assegnazione dei Fondi con criteri più meritocratici. Esemplari in senso negativo sono anche le norme sul blocco delle assunzioni, prolungato di fatto al 2008 con una direttiva che comporta addirittura un concerto interministeriale, e non si comprende come i margini di assunzioni di un Ente possano essere redistribuiti ad un altro. Significativa anche la norma che limita dal 60% al 40% la quota di precari; sarebbe un ottimo inizio se non fosse nel contempo impedita l'assunzione a tempo indeterminato! Tutte queste norme appartengono alla vecchia impostazione burocratica che si doveva superare una volta scelto la strada della Valutazione. Altrimenti questa a che serve? È necessario che al Senato si correggano i più palesi errori della Finanziaria, eliminando i tagli alla ricerca pubblica, piccoli in sé ma grandi per i danni all'operatività, magari riequilibrandoli con le generose elargizioni ai privati e correggendo i segnali negativi di una mancata modernizzazione regolamentare, più meritocratica, assumendo i rischi che ogni innovazione comporta. Altrimenti il governo rischia di perdere quel consenso che il mondo più giovane di Università e Ricerca hanno sin qui dimostrato.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL