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Unità-Quelli che azzoppano le lauree

Giunio Luzzatto Molti sono i problemi che devono essere affrontati per rilanciare l'università italiana: uno svecchiamento del corpo docente (non però con il precariato fino a quarant'ann...

04/01/2006
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l'Unità

Giunio Luzzatto

Molti sono i problemi che devono essere affrontati per rilanciare l'università italiana: uno svecchiamento del corpo docente (non però con il precariato fino a quarant'anni); un deciso superamento del carattere autoreferenziale, e spesso corporativo, del suo governo interno; un serio monitoraggio di che cosa ha funzionato (non poco) ed di che cosa va migliorato nella riforma didattica centrata sul modello europeo dei titoli a tre livelli; l'istituzione di una autorità indipendente per la valutazione degli Atenei, affinché autonomia si coniughi con responsabilità rispetto ai propri risultati. Il tutto richiede, da parte dello Stato, un impegno politico ma anche finanziario: l'Italia destina al suo sistema di istruzione superiore lo 0,8% del Pil, l'Europa l'1,2, cioè il 50% in più.
Le prime notizie che si hanno sul programma dell'Unione sembrano andare in questo senso. Si rivendica il ruolo della formazione superiore e della ricerca libera come "bene pubblico"; si esclude che i processi di differenziazione all'interno del sistema universitario, in sé positivi, vengano finalizzati ad un inaccettabile sistema dualistico tra università di massa da un lato, strutture di eccellenza dall'altro (magari, come recentemente avvenuto, autodefinitesi tali).
Invece di confrontarsi con i problemi veri, vi è invece chi periodicamente ripropone un problema falso, cioè la cosiddetta abolizione del valore legale del titolo di studio; l'espressione è ambigua, e spesso chi la propone non sa spiegarla. Significa che per l'accesso ai pubblici impieghi, a tutti i livelli, basta aver compiuto la scuola dell'obbligo? È comune esperienza che meno peso si dà ai titoli culturali posseduti, più aumentano i margini del clientelismo. Significa che per l'accesso agli albi professionali le verifiche sarebbero tutte di competenza degli Ordini, e non anche dell'università? Prevarrebbero le logiche più corporative. Significa che un Ente o un'azienda potrebbe stabilire di assumere solo i laureati dell'università X e non quelli di Y? Sarebbe, in sostanza, una pletora di valori legali distribuiti a macchia di leopardo.
La polemica contro il valore legale, mentre non riesce a dare risposte a quesiti come i precedenti ed è pertanto vuota in termini propositivi, ha ovviamente degli argomenti a suo favore quando rileva, in termini critici rispetto alla realtà attuale, che al valore formalmente identico dei titoli dati da una qualunque università spesso non corrisponde un analogo valore sostanziale.
Si tratta allora di concentrare gli sforzi su questo punto, affinché il giovane che si iscrive a un ateneo sappia di trovare una struttura capace di rispondere alle sue esigenze formative: da ciò l'importanza di un efficiente sistema di valutazione. Altrettanto importante è la trasparenza dell'offerta didattica, non solo per ciò che riguarda i contenuti ma anche in termini di effettivi sbocchi lavorativi: una generalizzazione alla totalità delle università di indagini come quelle che Alma Laurea conduce su oltre la metà degli Atenei, e una ampia pubblicità dei risultati, creerebbe fortissimi stimoli al miglioramento e avrebbe perciò un benefico effetto sulla qualità molto più che i burocratici vincoli che ogni tanto il Ministero cerca di imporre, e poi si rimangia.
Anche rispetto alla sostanza della preparazione acquisita dal laureato il "valore legale" può essere reso meno burocratico, e più sostanziale: dovrebbero contare le discipline presenti nel suo curricolo, non la denominazione della laurea.
Soprattutto, anziché fuggire (per la tangente, non in avanti) parlando di abolizione del valore legale bisogna contrastare le forti spinte che vi sono a rinforzarlo nei termini peggiori.
Le università possono oggi attivare Corsi specificamente legati a esigenze concrete, i Master, che non sono soggetti ad alcuna regola nazionale e si qualificano solo per il prestigio di chi li organizza; ebbene, c'è già chi vuole dar loro il valore legale che non hanno.
E ci sono fortissime resistenze a riconoscere i diritti di chi ha la laurea ordinaria, attribuendo valore, per quasi ogni tipo di lavoro, solo alla laurea successiva, quella specialistica: salvo poi lamentarsi del fatto che tutti i laureati del primo livello vogliono continuare gli studi...
Occorre, in definitiva, dare valore alla laurea, non toglierlo.


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