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Unità-Paghiamo il nulla del governo

Intervista a: Pier Luigi Bersani Intervista a cura di Bianca Di Giovanni 30.12.2002 Paghiamo il nulla del governo ROMA Il banchiere cen...

30/12/2002
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l'Unità

Intervista a: Pier Luigi Bersani

Intervista
a cura di
Bianca Di Giovanni
30.12.2002
Paghiamo il nulla del governo

ROMA Il banchiere centrale Wim Duisenberg fa una sorta di mea culpa: sugli eurorincari si è fatto poco. Il suo "collega" italiano Tommaso Padoa Schioppa aggiusta il tiro: il dato sull'inflazione è quello di Eurostat. Il resto non sono che percezioni soggettive. Semmai è l'Italia a soffrire di "poca concorrenza". Così si chiudono nelle polemiche i primi 12 mesi di circolazione della nuova moneta. Sta di fatto che la gente non ce la fa ad arrivare alla fine del mese. La percezione c'entra poco: semplicemente i salari non bastano più. Tanto che i sindacati sono pronti ad aprire il capitolo "politica dei redditi". È Guglielmo Epifani a lanciare due proposte: si torni allo spirito del '#8216;93 (concertazione) e si metta a carico del fisco una parte dei contributi sociali per far arrivare nelle tasche dei lavoratori più liquidi. Inoltre si punti sulla ricerca (almeno 10 miliardi di euro in due anni) per ridare competitività al Paese. Il dibattito è aperto. Ma nelle compere di fine anno rischia di restare sul banco degli imputati solo l'euro. È davvero colpa dell'euro se la spesa è diventata "pesante"? Lo abbiamo chiesto a Pier Luigi Bersani, responsabile economico dei ds.
Onorevole Bersani, cosa bisognava fare contro i rincari?
"Intanto partiamo da un dato: in questi giorni l'euro si afferma su scala internazionale. Si sta dimostrando una moneta in grado di mettersi in bilancia con il dollaro per quel che riguarda la grande regolazione monetaria internazionale. Questo è un dato storico. Strategicamente significa che l'Italia è su una delle grandi piattaforme economiche e monetarie mondiali che saranno protagoniste nel futuro".
Resta il fatto che le famiglie si sentono più povere.
"Non credo che il tema dell'inflazione, in particolare nella versione italiana, possa essere riconducibile all'euro. Naturalmente l'effetto del change-over è nel breve lievemente inflazionistico. È giusto riconoscerlo, ma nessuno l'ha mai negato. Ricordo che quando ci fu l'introduzione dell'euro l'opposizione avvertì i rischi legati al passaggio di valuta. Si ricorderà che nei primi giorni dell'introduzione ci fu una polemica tra me e il ministro Antonio Marzano. Io sostenevo che bisognava fare pressing e alzare la guardia sull'inflazione, e Marzano diceva che il problema non esisteva".
La causa quindi sta in questa miopia?
"Sì. Il fatto che l'Italia abbia un'inflazione con un differenziale dello 0,8% almeno sul resto d'Europa, che pure ha avuto l'introduzione dell'euro, significa pur qualcosa. Questa quota in più io la addebito fifty-fifty all'incuria totale del governo nell'immediatezza dell'inserimento dell'euro, e per l'altra metà al riemergere di fattori strutturali propri del nostro Paese sui quali da un anno e mezzo non si sta facendo nulla. Niente pressing, niente riforme, uguale un punto in più di inflazione, che è un punto in meno di capacità competitiva".
Cosa intende per pressing?
"Non mi si dica che l'aumento conclamato dei prezzi dei ristoranti non avrebbe potuto essere evitato con un allarme costruito per tempo e con strumenti psicologici e pratici di pressione da parte del governo. Certo che se uno dice che il problema non c'è, i prezzi vanno dove vogliono. Se uno ammette, invece, che il problema c'è, allora allestisce un tavolo con i consumatori e con le forze sociali per dare visibilità agli andamenti tariffare e fa campagne per tenere l'attenzione dell'opinione pubblica sul sistema dei prezzi e premiare i comportamenti più virtuosi. Niente di questo è stato fatto. Al punto che in piena estate al meeting di Rimini Marzano rivelò che lui stesso aveva pagato il doppio per l'ombrellone. E cos'è questa, inflazione? No, questa è truffa. E va denunciata, non ci si può ridere su. Noi avevamo allestito al ministero una centrale di monitoraggio. È stato tutto distrutto. D'altronde se per Marzano il problema non c'è...".
Il deficit di mercato si segnala soprattutto nelle assicurazioni. "Il settore assicurativo soffre di un vizio d'origine: fu privatizzato senza liberalizzazione. Penso che oggi o si affrontano i problemi strutturali, oppure i risultati non ci saranno. I prezzi non diminuiranno se non si rivedono i costi di distribuzione, la rete di agenti, l'esclusiva. L'altro elemento è il mercato dei pezzi di ricambio: in questo campo ci sono elementi distorsivi della concorrenza che andrebbero visti in sede regolativa. Poi ci sono anche i comportamenti dei 'consumatori sleali'. Ma non è con aggiustamenti che le cose cambiano. Dopodiché vorrei far notare che questo governo, per decreto ha fatto una manovrina sulle assicurazioni che non costa meno di 1,5 miliardi di euro. Immaginare che dopo un salasso del genere le compagnie fossero meno esose è abbastanza incongruo. Altro settore cruciale è la benzina. Sull'anno scorso siamo già a 150-170 lire in più. Non so come stia andando la forbice tra l'Italia e l'Europa del margine di distribuzione (il prezzo da dopo la raffinazione alla pompa). Noi avevamo istituito un osservatorio, ed avevamo anche previsto un pressing duro. Per dirla chiara: o si stringeva la forbice o mettevamo delle tasse. Oggi non si sa che fine abbia fatto quell'osservatorio".
I lavoratori chiedono aumenti salariali. È possibile tornare allo spirito del '#8216;93 sulla politica dei redditi?
"Bisogna prendere atto di una cosa: dopo un anno e mezzo di cura Berlusconi noi in Italia non abbiamo più un tavolo. Quello del '#8216;93 non c'è più, quello del Patto per l'Italia non c'è più, quello con le Regioni non c'è più. Il sistema è senza governo. Se si considera che il fiscal drag non viene riconosciuto e che ci sono contratti in scadenza, si apre una fase in cui sarebbe urgente un colpo di reni dal lato della concertazione. Guglielmo Epifani ha ragione a chiedere un recupero del potere d'acquisto, e mi pare che anche Cisl e Uil siano sulla stessa lunghezza d'onda su questo punto. Sono d'accordo con Epifani anche sulla proposta avanzata sugli oneri sociali, un'idea che noi sosteniamo da sempre. Certo è che per affrontare il problema il governo dovrebbe ripristinare un elemento di parità al tavolo. Invece il governo ha fatto come gli Orazi e i Curiazi. Ad uno ad uno le ha mollate tutte le forze sociali, salvo Confindustria che è l'ultimo dei Curiazi. Dopodiché resterà Berlusconi da solo".


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