Unità-Ora si preparano a chiudere 2000 scuole. La spiegazione? Ci costano troppo
Ora si preparano a chiudere 2000 scuole. La spiegazione? Ci costano troppo di Mariagrazia Gerina Ogni dieci alunni, anzi ogni 9,5 per l'esattezza, un posto di lavoro e non uno di più. È questo ...
Ora si preparano a chiudere 2000 scuole. La spiegazione? Ci costano troppo
di Mariagrazia Gerina
Ogni dieci alunni, anzi ogni 9,5 per l'esattezza, un posto di lavoro e non uno di più. È questo il nuovo parametro che a Viale Trastevere stanno mettendo a punto in vista della prossima Finanziaria e di nuovi tagli. In piena estate, 2003 scuole sparse per la penisola si sono ritrovate sulla lista nera che il ministero ha commissionato per evidenziare sprechi e diseconomie della scuola italiana. Si tratta di istituti per sordomuti, scuole isolate tra i monti nate per garantire il diritto allo studio ad un pugno di studenti, istituti professionali, scuole all'avanguardia nelle sperimentazioni dell'autonomia scolastica. Tutte accomunate dal mancato rispetto di un criterio finora inedito (il rapporto puramente numerico tra alunni e docenti) e che per questo potrebbero rischiare se non la chiusura, almeno il ridimensionamento. La campanella comunque, quest'anno, suonerà anche per loro. Fino ad oggi, il ministero si è limitato a consegnare l'elenco alle singole direzioni regionali, con la richiesta di procedere ad ulteriori verifiche. Eppure il tam tam, prima ancora della riapertura dell'anno scolastico, ha già fatto il giro di tutta la penisola. "Se a certe realtà togli la scuola non resta più nulla", dice allarmato uno dei tanti presidi sardi che al ritorno dalle vacanze si sono ritrovati sotto esame. L'istituto comprensivo che dirige è dislocato tra Busachi, Ulatirso, Fordungianus, tre paesini dell'oristanese che contano tutti insieme poche migliaia di abitanti. "La mia scuola ha già subito una razionalizzazione alcuni anni fa e infatti. Ora non c'è più nulla da ridurre: i bambini di Ulatirso sono già costretti a spostarsi pulmino fino a Busachi per frequentare la media. Per arrivare a Oristano dovrebbero fare cinquanta chilometri. Senza la scuola ribadisce a Busachi non resterà più nulla, solo una grande caserma e un carcere mai entrato in funzione". Prospero Cascini, invece, è preside di un istituto comprensivo che sorge nel parco del Pollino, nel cuore della montuosa Basilicata. La sua scuola è la seconda della lista. "Ma il calcolo matematico non tiene conto della realtà", si ribella: "I centri più vicini, Lagonegro e Lauria, sono ad oltre 40 Km e con una strada tortuosa da percorrere. La scuola di Castelsaraceno è nata all'interno di un progetto di valorizzazione e tutela del territorio montano. Se questo spirito è finito diciamolo e chiudiamo oggi la scuola, domani l'ufficio postale e trasferiamoci tutti a valle. Non è pensabile fare come per l'ospedale, che per trovarne uno devi passare il valico dell'Armizzone". Le realtà di montagna, in Basilicata come nel Carso o nel Trentino, sarebbero tra le più penalizzate se il parametro fissato da viale Trastevere, dovesse diventare operativo. Così come le scuole speciali, le scuole di lingua slovena e tutti gli istituti tecnici, iscritti in massa tra le scuole da sottoporre a verifica. "Abbiamo una spada di Damocle sulla testa e non so immaginare con quale spirito organizzeremo il nostro lavoro nei prossimi giorni", confessa il preside dell'istituto tecnico nautico di Cagliari, il più importante della Sardegna. "Mi sembra assurdo dice dover giustificare l'importanza di un istituto nautico in una città di mare come Cagliari, una delle poche scuole che dà immediatamente lavoro e che impiega un numero più elevato di insegnanti per organizzare percorsi articolati in laboratori, lezioni, stage finalizzati al lavoro". Si ritrovano nell'elenco, i mega-istituti di città, come l'Iti Malignani di Udine che con 2158 alunni è il più grande d'Italia, oppure scuole più piccole che alle spalle hanno uno storia non riconducibile ai grandi numeri. È il caso dell'Istituto d'Arte di Deruta, cittadina che conta 8mila abitanti e una tradizione nella produzione della ceramica. "Quarant'anni fa la nostra scuola, con l'indirizzo in ceramica, è nata proprio in rapporto a questa realtà e oggi scopriamo che conta di più essere dentro a parametri numerici piuttosto che in sintonia con il territorio, perché riprendesse vita l'artigianato, l'arte e per formare nuovi artigiani che fossero anche teste pensanti", spiega la vicepreside, Tonina Cecchetti. Al destino della sua scuola, sono accomunati quasi tutti gli istituti d'arte della penisola, compreso lo storico liceo artistico di Via Ripetta a Roma. "Si tratta solo di uno studio preliminare", rassicurano dal ministero. Eppure il sottosegretario Valentina Aprea, in un'intervista estiva al Mattino di Napoli ha detto chiaramente che in gioco c'è "la definizione degli organici per il prossimo anno", precisando che si interverrà laddove "il numero superiore di docenti non è giustificato". Il criterio, in ogni caso, spiegano i direttori regionali, alle prese in questi giorni con le verifiche richieste dal ministero, è del tutto inedito e finora l'indagine ha dato esito negativo. In ogni caso, ricordano, "l'istituzione, l'aggregazione, la soppressione delle scuole è competenza delle Regioni e degli enti locali".