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Unità-Le idee e i fatti personali

12.07.2002 Le idee e i fatti personali di Antonio Padellaro Nella lettera pubblicata ieri dall'"Unità", Massimo D'Alema lamenta che esponenti dei Ds lo abbiano contestato, anche sulle colonne d...

12/07/2002
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l'Unità

12.07.2002
Le idee e i fatti personali
di Antonio Padellaro

Nella lettera pubblicata ieri dall'"Unità", Massimo D'Alema lamenta che esponenti dei Ds lo abbiano contestato, anche sulle colonne di questo giornale, attribuendogli una dichiarazione nella quale egli avrebbe definito "non un dramma l'accordo separato" Cisl-Uil con il governo Berlusconi. È una polemica, scrive il presidente della Quercia, che muove da una "clamorosa e inspiegabile falsificazione". Mercoledì scorso, in un'intervista all'"Unità", Giovanni Berlinguer ha detto: "Dire che il Patto per Forza Italia non è un dramma significa fare un'altra analisi". Aldo Varano gli ha chiesto se stesse polemizzando con D'Alema. Risposta del leader della minoranza ds: "Polemizzo con tutti quelli che sottovalutano la gravità di quanto sta accadendo". Dunque, è molto probabile, diciamo così, che Berlinguer, senza citarlo, ce l'avesse proprio con D'Alema: e che, senza citarlo, D'Alema abbia reso a Berlinguer pan per focaccia.
Fermiamoci un attimo. L'accordo separato sull'articolo 18 ha provocato una divaricazione nel centrosinistra, e ha alimentato una diversità di vedute nel partito Ds, e tra una consistente parte del partito Ds e tutta la Cgil. Inutile ripetere che la questione è di fondamentale importanza per il futuro del mondo del lavoro, e dunque per il futuro della sinistra. L'ultima volta che l'Ulivo ha rischiato di spaccarsi è stato su una questione di poltrone europee. Oggi la questione è molto più seria. Che il dibattito, duro, anche aspro, si sviluppi su temi come la libertà di licenziamento e i rapporti sindacali, nel quadro di una profonda trasformazione dei modelli di produzione, non dovrebbe essere di per sé motivo di preoccupazione per una parte politica che ha sempre fatto del confronto delle idee, e delle ideologie, la sua ragion d'essere.

E poiché, come si dice, le idee camminano sulle gambe degli uomini, può capitare che gli uomini, per difendere le loro idee, si lascino andare a una parola di più, usino un tono di voce meno garbato, e che poi, fatalmente, tutto trascenda nel fatto personale. Dopo gli ultimi incontri e le ultime interviste, e dopo le lettere che ne sono seguite, non vorremmo che nei Ds, e nei rapporti tra Ds e Cgil, i fatti personali prendessero il sopravvento sulle idee.

Sul problema dei rapporti sindacali, quello che maggiormente arroventa i rapporti a sinistra, le idee sembrano manifestarsi chiare e distinte. D'Alema dice in sostanza: il mio giudizio sulla sottoscrizione del Patto è inequivocabilmente negativo ma, purtuttavia, un grande partito come la Quercia che parla all'intera società italiana, non può regalare al centro destra la Cisl, la Uil e le tante organizzazioni che hanno sottoscritto quell'accordo. È la linea del segretario dei Ds, Fassino, sostanziata da un argomento non da poco, come quello elettorale: venti giorni fa a Verona, Monza e Piacenza non abbiamo vinto solo con i voti della Cgil, ma anche grazie a quelli degli iscritti alla Cisl, alla Uil e alle altre sigle del lavoro autonomo. E ora che faccio, gli volto le spalle? Fassino e D'Alema sono il partito che vuole tornare a vincere, e che spera di ritrovare lo spirito dell'Ulivo del '#8216;96, quando, ricorda il segretario, il centrosinistra sconfisse Berlusconi grazie alla grande alleanza tra lavoro, impresa, cultura e radicamento in Europa.

Cofferati, invece, non deve porsi il problema delle alleanze elettorali. Lui non rappresenta il partito, ma il sindacato. Lui, prima di tutto, ha il dovere di chiedersi se un accordo è buono o cattivo per i lavoratori che la Cgil tutela. Il suo giudizio su Pezzotta e Angeletti è netto e, per ora senza appello: vogliono cambiare la natura del sindacato. Spiega Giovanni Berlinguer, alleato di Cofferati nei Ds: se Cisl e Uil diventano enti di servizio che forniscono prestazioni o svolgono altre attività, è evidente che ne viene compromessa la capacità contrattuale di rappresentare la collettività dei lavoratori.

Sono idee diverse, frutto di una sana e necessaria dialettica, non impossibili da mediare e ricomporre, se i fatti personali non rendessero tutto più difficile, tutto più sgradevole, tutto più ingrato. Il D'Alema della lettera all'"Unità" è un uomo che si sente "offeso" da chi cerca di alterare deliberatamente le sue posizioni politiche. Usa espressioni forti come "falso" e "ignobile". La sua è la reazione di chi non ne può più di leggere e sentire cose che non ha mai detto, intenzioni che non ha mai avuto, posizioni capitolarde che non ha mai assunto. Sa dei mormorii, nella Quercia, seguiti al suo intervento alla Camera sul caso Biagi. Sa di chi gli rimprovera a mezza bocca di non aver espresso una esplicita solidarietà a Cofferati. Lui e Fassino respingono indignati il sospetto morale di non lottare abbastanza contro Berlusconi. È ora di smetterla, conclude D'Alema, facendo capire che la prosssima volta non si limiterà a una missiva.

Cofferati non scrive lettere ai giornali, ma il suo pensiero, non serenissimo, traspare dai comunicati della Cgil. Tutti ricordano la "forte irritazione" espressa, dopo una direzione Ds che non aveva approvato un comunicato di solidarietà nei suoi confronti, presentato dalla minoranza. Il leader Cgil si considera sotto tiro, e non solo quello metaforico visto che il leghista Peruzzotti lo ritiene un possibile bersaglio del terrorismo. Ma egli si sente anche, in un momento difficile, non sufficientemente difeso dai vertici di via Nazionale. Ieri alcuni giornali gli hanno attribuito un giudizio pesante riguardo a un'intervista rilasciata da Fassino: "vergognosa". Lui ha smentito chiarendo: "Quando voglio polemizzare lo faccio espressamente". Una frase che non va presagire nulla di buono. Nei giorni scorsi qualcuno, a sinistra, ha parlato di scissione silenziosa, di quelli che vanno via perché non trovano risposte. O perché, aggiungiamo noi, trovano soltanto cattive parole.


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