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Unità-La Uil: tra 5 anni il 60% degli insegnanti sarà over 50. Effetto della riforma delle pensioni

La scuola è sempre più vecchia La Uil: tra 5 anni il 60% degli insegnanti sarà over 50. Effetto della riforma delle pensioni Roberto Monteforte ROMA La scuola italiana sarà sempre...

12/01/2005
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l'Unità

La scuola è sempre più vecchia

La Uil: tra 5 anni il 60% degli insegnanti sarà over 50. Effetto della riforma delle pensioni

Roberto Monteforte

ROMA La scuola italiana sarà sempre più vecchia e molto probabilmente sempre meno motivata. Segnata da una maggiore precarietà, con più docenti con contratti a tempo determinato. L'età media del personale è destinata ad alzarsi e di molto. Tra soli cinque anni anni la maggioranza degli insegnanti (oltre il 58%) avrà superato i cinquant'anni. Attualmente sono il 45%, ma nel 2015 saliranno al 71%. I giovani docenti sono destinati a sparire. Sempre nel 2015, infatti, solo l'1,7% degli insegnanti avrà meno di 35 anni, mentre i sessantenni saranno il 10%. E si può ben dire "maestro addio", vista la crescente femminilizzazione del corpo docente in Italia. Lo dicono i dati e le proiezione sulla "scuola che verrà" elaborati dalla Uil-scuola. Una vera e propria "Carta di identità" del personale della scuola con tanto di trend che sono destinati a rafforzarsi.
Lo studio della Uil parte da una fotografia della scuola italiana. Il quadro è preoccupante: negli ultimi cinque anni sono stati tagliati ben 22mila docenti; malgrado le 12.500 immissione in ruolo scendono, infatti, a 699.674 gli "insegnanti stabili"; i livelli di precarietà sono aumentati del 4,5%; i contratti a tempo determinato hanno riguardato il 15% del personale docente; si sono contati 11mila docenti di ruolo in meno nella primaria e 12 mila nella secondaria di primo grado (le medie). È significativo anche il tasso di "invecchiamento" sviluppatosi nel periodo 1999-2004. Praticamente scompare la classe degli insegnanti "giovani": i venticinquenni solo solo lo 0,06%. Si dimezza, passando dal 2,02% allo 0,94%, quella dai 26 ai 30 anni. Diminuiscono di oltre il 5% quelli che hanno un'età compresa tra i 31 e i 40 anni (dal 20,75% al 15,29%). Cala anche la fascia tra i 41 e i 50 (dal 44,47% al 39,04%). Il "segno più" interessa soltanto le classi di età dai cinquanta in su: aumenta dell'11% la fascia tra i 51 e i 60 anni e raddoppiano gli ultrasessantenni (dal 2,8% al 4,05%). È questo il dato non proprio confortante, che già ora ci allontana dalle medie Ue. Ma le proiezioni relative al 2010 e al 2015 sono ancora più preoccupanti.
Tra cinque anni la maggioranza dei docenti sarà compresa nelle classi di età 51-55 anni e 56-60 anni (rispettivamente 28,01% e 23,6%). Questo trend si rafforzerà ulteriormente nel 2015 quando i docenti compresi in queste due classi di età passeranno rispettivamente al 29,61% e al 33,21%. È il progressivo invecchiamento del personale della scuola. Un processo che ha le sue ragioni, oggettive, non solo legate al sempre più debole appeal della professione docente. Vediamole. Intanto il forte spostamento in avanti nell'età dei nuovi assunti per l'impossibilità di accedere stabilmente alla professione docente prima dei 35/37 anni. L'altro dato è la riforma delle pensioni. A partire dal 2008 l'età minima pensionabile sarà innalzata a 60 anni e dal 2010 la pensione verrà calcolata secondo il sistema misto contributivo/ retributivo con un abbassamento del livello delle pensioni. L'effetto sarà l'allungamento della "vita lavorativa" del personale della scuola. Mentre oggi gli insegnanti che decidono di restare in cattedra in età avanzata lo fanno per passione e quindi sono fortemente motivati, avremo presto gli insegnanti "costretti", loro malgrado, a rimanere in servizio anche se logorati e controvoglia, per esigenze economiche o per rispetto della normativa. Il segretario della Uil-scuola, Massimo Di Menna, critico verso le rigidità introdotte dalla riforma previdenziale, una soluzione la indica. In linea con le direttive Ue chiede di riequilibrare il sistema pensionistico attuale considerando la specificità della scuola e il fortissimo abbassamento del rendimento pensionistico per il suo personale. "Non ha senso imporre per legge e in modo rigido - osserva - il prolungamento dell'età pensionabile. Il sistema deve essere flessibile perché i lavori non sono tutti uguali. Bisogna incentivare le persone, magari dando loro l'opportunità di cambiare funzioni, ma lasciandole libere di scegliere quando vogliono e possono andare in pensione". Per svecchiare la scuola va consentito ai giovani di entrare subito nel mondo dell'insegnamento. Di Menna propone una graduale eliminazione del precariato e stabilità agli organici attraverso un doppio canale di reclutamento: il 50% dei nuovi posti sulla base delle graduatorie e il restante 50% con il meccanismo della laurea specialistica e abilitante con selezione per l'accesso.


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