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Unità: «La conoscenza, valore non apprezzato e dalla tv solo linguaggio scadente»

Benedetto Vertecchi

05/12/2007
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l'Unità

Direttore dipartimento progettazione educativa di Roma Tre

/ Roma

«È una sintesi sbrigativa dire che i nostri ragazzi sono i più somari d’Europa. I destinatari dei giudizi del rapporto Ocse non sono gli studenti quindicenni ma il sistema scuola». Il noto pedagogista Benedetto Vertecchi, direttore del dipartimento progettazione educativa e didattica di Roma Tre, commenta il rapporto sulla scuola dell’Ocse. E sottolinea: «È difficile affermare che il nostro sistema funzioni bene. Usciamo anche da un quinquennio berlusconiano che ha aggravato la frantumazione culturale e purtroppo ad oggi non vedo segnali di cambiamento: le rovine di quella stagione sono ancora tutte lì. E poi la nostra scuola è sempre più scollegata dal mondo reale degli studenti, per via di una crisi di razionalità che ha invaso i paesi di cultura occidentale. Crisi che non aiuta l’interazione tra scuola e società».
Come risollevarsi e reagire professore?
«Nel nostro sistema sono molti gli elementi di incertezza: dalla bassa stabilità degli insegnanti alle difficoltà delle strutture».
Siamo quindi destinati a restare gli ultimi della classe in istruzione?
«Non è un caso se il paese al top della classifica dell’Ocse è la Finlandia. I ragazzi che frequentano le scuole del centro di Helsinki e nell’estrema periferia finlandese hanno lo stesso livello culturale: i sistemi non si differenziano tra loro. Da noi invece più del 50% delle differenze sono dovute proprio alle scuole. Segno che il sistema è difettoso».
Altri difetti?
«Il credito sociale della cultura è in diminuzione e tutto ciò non crea interazione con il sistema scolastico. La conoscenza in sé non è un valore apprezzato. Del resto, i media esaltano tutto ciò che fa successo in termini di spettacolo, con un linguaggio sempre più scadente. Non c’è spazio per la scienza: non ci sarà mai in Italia un Berlusconi matematico».
Vale a dire?
«I ragazzi si trovano in una società che smentisce quanto la scuola insegna. L’immagine di un impegno nei confronti dell’ambiente, dell’amicizia fra i popoli si scontra con il quadro reale, di ciò che vuol essere collettivo. I ragazzi non hanno una direzione di sviluppo, perché ad emergere è sempre la realtà più apprezzata, quella che fa audience».
Qualche ricetta per la scuola italiana?
«Occorre mettere mano alla riorganizzazione della scuola: struttura scolastica e cultura sociale e dotarsi al più presto di un istituto nazionale per la ricerca educativa. All’Italia mancano proprio i polmoni della conoscenza sul sistema scuola». ma.ier.


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