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Unità: Gli italiani ai primi posti per le idee scientifiche

L’Unione europea ha approvato ben 35 studi presentati da giovani ricercatori del nostro paese per il programma «Ideas»

14/01/2008
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l'Unità

POLITICA DELLA RICERCA
di Pietro Greco

Il primo bando del Programma Ideas indetto dal Consiglio Europeo delle Ricerche (ERC) è giunto al termine del suo iter, scegliendo i 300 giovani che in tutta l’Unione hanno proposto i migliori progetti scientifici.
Si tratta di un programma davvero innovativo, per due motivi. In primo luogo, perché è rivolto ai giovani ricercatori (entro un massimo di 9 anni dal dottorato). E, in secondo luogo,perché non c’era nessun vincolo se non la bontà assoluta del progetto di ricerca, giudicata attraverso una rigorosa e anonima revisione tra pari (peer review) internazionale.
Insomma, i 300 progetti che hanno vinto un milione di euro a testa sono le 300 migliori idee scientifiche venute in mente ai giovani ricercatori europei tra le 9.000 sottoposte al giudizio di esperti di tutto il mondo.
Ebbene, i giovani ricercatori italiani hanno fatto una gran bella figura. Con 35 progetti vincenti, sono risultati secondi in assoluto dopo i loro colleghi tedeschi (40 progetti vincenti). Hanno così preceduto i francesi e gli inglesi.
In realtà, i giovani italiani si erano classificati primi per numero di progetti presentati al Consiglio Europeo delle Ricerche. E ciò era stato giudicato da molti non un segno di forza, ma di debolezza del sistema paese. I giovani ricercatori italiani si rivolgono all’Europa perché non trovano risorse in patria.
Ciò è vero. Ma il verdetto finale del bando Ideas ci dice che tra le 1.600 domande italiane non c’era solo disperazione, ma anche qualità.
Tanto più, come annuncia Salvatore Settis - rettore della Scuola Normale di Pisa e tra i membri italiani del consiglio scientifico dell’ERC - in un articolo pubblicato su Repubblica nei giorni scorsi, tra i 53 progetti che hanno ottenuto il punteggio pieno, quelli proposti da italiani sono 9. Nessun paese ha fatto meglio dell’Italia. Germania e Regno Unito, infatti, possono vantare 7 progetti a testa col massimo dei voti, mentre Francia e Spagna ne vantano 6 ciascuna.
La performance dei giovani ricercatori italiani non è risultato inatteso. Tutti gli indicatori internazionali smentiscono facili luoghi comuni e dicono che la ricerca scientifica italiana è sì carente per quantità assoluta (abbiamo meno ricercatori e investiamo meno degli altri), ma è buona per qualità: i nostri ricercatori, in media, lavorano più di tutti gli altri al mondo (solo gli svizzeri sono più produttivi) e producono ricerca che, in media, è migliore di quella prodotta dai colleghi di altri paesi europei.
La classifica per nazioni dei vincitori del primo bando del Programma Ideas non fa altro che confermare questa analisi, che molti (troppi) opinionisti in Italia tendono a trascurare. Il che significa che il nostro sistema formativo funziona. Le nostre università e i nostri centri di ricerca allevano ottimi ricercatori.
Diverso è il discorso per il sistema paese. Dei 35 vincitori italiani, ben 13 hanno scelto di effettuare la loro ricerca fuori dall’Italia (oltre il 37%). Al contrario, solo 3 vincitori di altri paesi hanno scelto l’Italia per realizzare le loro ricerche.
In Gran Bretagna, dei 30 vincitori 6 hanno scelto di fare la loro ricerca in un altro paese (il 20%). Mentre ben 12 di altri paesi hanno scelto il Regno Unito che sede della loro attività di ricerca.
I numeri sono piccoli: ma l’indicazione è fin troppo chiara. Il mondo della ricerca italiana è in grado di produrre buone idee. Ma ha strutture che non sono in grado né di sviluppare appieno le idee prodotte né tantomeno di cogliere tutte le opportunità applicative che offrono.
Ovvero, l’Italia spreca una parte troppo grande delle sue straordinarie risorse.


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