Unità-Firenze-O vediamo se un ci vedete neanch'oggi!
O vediamo se un ci vedete neanch'oggi! Guardaci Silvio, siamo in dugentomila. Vediamo come tu'fai a oscurarci oggi!". Lungarno Cristoforo Colombo, ore 12 passate da poco. I due cortei cui hanno preso...
O vediamo se un ci vedete neanch'oggi! Guardaci Silvio, siamo in dugentomila. Vediamo come tu'fai a oscurarci oggi!".
Lungarno Cristoforo Colombo, ore 12 passate da poco. I due cortei cui hanno preso parte oltre duecentomila persone ("la più grande manifestazione nella storia del sindacato fiorentino" giurano gli organizzatori) si chiudono proprio di fronte alla sede regionale della Rai. "Abbiamo scelto questo luogo - grida dal palco il segretario fiorentino Alessio Gramolati - per una ragione ben precisa: qualcuno pensa di poter oscurare le idee delle persone, di fare informazione senza neanche annunciare in un telegiornale una giornata di sciopero generale. Sappia bene, chi pensa questo, che le idee non possono essere fermate, non può essere oscurata l'intelligenza delle persone".
E ancora. "Oggi ripartiamo da dove ci eravamo lasciati, da quelle richieste che furono di tutto il sindacalismo confederale e che continuiamo a far vivere nelle speranze delle persone".
Di fronte a lui, un oceano di bandiere rosse al vento, mani che applaudono convinte. Impossibile vedere dove arrivi quaella marea di persone, di uomini, donne e bambini. Padri e figli che "non si sono persi di vista dopo le manifestazioni di marzo e aprile". In prima fila il sindaco di Firenze, Leonardo Domenici, e il presidente della Toscana Claudio Martini. Ci sono quelli che sono arrabbiati ma felici "perché si respira aria di sinistra, perché questo significa che ci sono ancora tante persone che non sono rimbischerite". Ci sono quelli, invece, che sono arrabbiati e basta "perché quando questa lotta è iniziata si parlava 'solo' dell'articolo 18 e delle deleghe su pensioni e fisco mentre adesso ci sono anche una Finanziaria assurda e la crisi della Fiat". In tanti non riescono nemmeno ad arrivare nei pressi del palco, ma non importa. Per tutti l'importante è esserci. E, più importante di tutti, dare un segnale forte a quella tv di Stato "che è tale di nome ma non certo di fatto, condizionata com'è da Berlusconi e dal suo governo".
Lo gridano a voce, lo recitano negli slogan, lo scrivono sugli striscioni. A Firenze come in tutta la Toscana. A Prato, Siena e Livorno sono in ventimila, a Pistoia, Lucca, Massa Carrara e Pisa diverse migliaia. Cinquemila solo a Santa Croce sull'Arno, dove tutte le concerie sono rimaste chiuse. Dovunque l'astensione dal lavoro è massiccia: nei cantieri a Livorno e a Piombino tra l'80 e il 100%, a Massa Carrara fermo completamente tutto il settore del marmo, a Prato e Pistoia le aziende tessili e del calzaturiero quasi completamente svuotate. Nelle fabbriche e negli uffici l'adesione è stata generalmente pari o superiore a quella dello sciopero generale unitario del 16 aprile, con percentuali variabili fra il 70 e il 100%. I musei fiorentini, compresi gli Uffizi, sono rimasti tutti chiusi, nella scuola astensione dal lavoro più che doppia di quella del 14 ottobre, quando lo sciopero era stato indetto da Cisl, Uil e Gilda.
"Fino a oggi parlavamo di sciopero per l'Italia. Adesso, dopo i dati su Firenze, dopo questa piazza, dopo quello che sta succedendo in tutta Italia possiamo dirlo: è lo sciopero degli italiani" dice Achille Passoni, segretario confederale della Cgil, iniziando l'intervento conclusivo della giornata. I duecentomila applaudono, e con loro anche l'eurodeputato Guido Sacconi, sindaci e rappresentanti degli enti locali, i parlamentari Fabio Mussi e Valdo Spini, i professori del Laboratorio per la democrazia guidati da Pancho Pardi.
"Lo sciopero di oggi mostra la strada da percorrere. Da qui si deve ripartire per ritrovare l'unità sindacale. Se questa non può essere il punto di partenza, facciamo allora che sia il punto d'arrivo" dice Mussi. Che poi guarda oltre. "I lavoratori portano in piazza milioni di persone, i girotondi centinaia di migliaia. Adesso dobbiamo capire che il vento tira tutto dalla stessa parte, contro la logica distruttrice del governo Berlusconi. Non approfittare di questa situazione sarebbe un suicidio imperdonabile per la sinistra".
"Ogni iniziativa contro la Finanziaria è meritevole - spiega invece Martini - soprattutto quando si affianca alla difesa dei diritti dei lavoratori. Oggi la Cgil offre un terreno utile per ritrovare l'unità sindacale, adesso si tratta di tornare a ragionare sul merito". Simile anche la posizione del sindaco di Firenze e presidente dell'Anci Domenici che parla della speranza di "ricostruire sempre più un fronte unitario del movimento sindacale" e di una grande "rilevanza dello sciopero anche per i comuni". Un tasto sul quale ha insistito anche il segretario regionale della Cgil, Luciano Silvestri, che ha chiuso la manifestazione di Piombino. ""Il dato più importante di questo sciopero - ha detto - è proprio la saldatura fra la lotta della Cgil e quella degli amministratori della Toscana finiti sotto l'attacco di una finanziaria che gli impedisce di scegliere e li costringe a tagliare i servizi ai cittadini".
Nelle stesse ore dei giganteschi cortei sindacali della Cgil, nelle vie del centro hanno poi sfilato anche alcune migliaia di iscritti al sindacato di base. Una manifestazione culminata con l'occupazione di un cantiere dell'Alta Velocità a Sesto Fiorentino e il danneggiamento di macchinari presenti al suo interno: gli pneumatici di alcuni automezzi sono stati squarciati e le pareti esterne degli alloggi dei lavoratori riempite di scritte contro l'opera. Quattro persone sono state fermate e denunciate.