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Unità: Epifani perplesso: governo, attento ai passi falsi

Cgil, Cisl e Uil attendono risposte concrete: «Se non ci saranno, sarà sciopero»

09/01/2008
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l'Unità

di Felicia Masocco/ Roma

BUONA VOLONTÀ Forse una tregua, certo non una cambiale in bianco. E soprattutto l’avviso a fare attenzione ai passi falsi. Dopo il primo confronto con il governo sui salari, più un supplemento sui contratti pubblici, i leader di Cgil Cisl e Uil non mostrano grande entusiasmo, ma si dicono pronti a verificare le intenzioni dell’esecutivo, la «volontà» e gli impegni» sull’obiettivo, condiviso, di ridare ossigeno al potere d’acquisto. Solo dopo questa verifica rientrerà l’ipotesi dello sciopero generale. «La minaccia della lotta era funzione della volontà del governo, che si è impegnato a fare una proposta. Aspetteremo questa proposta e poi valuteremo». Così Guglielmo Epifani che sospende ogni giudizio sul vertice ma avverte che i sindacati sono «molto fermi» nelle loro richieste, «nessuno può fare falsi passi - aggiunge - e contemporaneamente si devono fare cose utili per il lavoro».
Romano Prodi ha confermato l’idea di un «patto», le misure sono tutte da definire e lo sono soprattutto le risorse. Se ne saprà di più a marzo, con la Trimestrale di cassa, e questo condiziona la trattativa che il ministro Cesare Damiano ha annunciato partirà alla fine del mese. Troppo tardi per Raffaele Bonanni, per il quale risposte concrete devono arrivare prima, cioè dal «vertice di maggioranza del 10 gennaio». È quella la sede per sciogliere le riserve, secondo il leader della Cisl evidentemente convinto che il problema sia politico oltre che contabile. «Il governo deve dimostrare davvero - ha spiegato - di aderire alle nostre richieste, la gente si aspetta un risultato concreto, se così non fosse, si arriverà allo sciopero». Il più diffidente dei tre è forse il segretario della Uil Luigi Angeletti che parla di un incontro che «poteva andar meglio». «Non è andato bene -spiega- perché il governo ha detto di dover prima discutere al proprio interno e ascoltare le altre parti sociali e poi ci avrebbe dato una risposta». Riguardo alla tempistica dettata dai conti di marzo, Angeletti ha tagliato corto: «Dubito che aspetteremo aprile». Forzando un po’ si può comunque dire che c’è un’apertura di credito da Cgil Cisl e Uil verso il governo, ma una cambiale in bianco no. Oggi le confederazioni riuniranno le segreterie unitarie, il 18 i direttivi che decideranno il da farsi, ma prima ci sarà sicuramente un altro incontro con l’esecutivo.
Per essere un vertice «informale» quello di ieri ha avuto una durata di tutto rispetto, tre ore e mezzo sono tante se si considera che intorno al tavolo questa volta non c’erano le solite 36 sigle tra sindacati e imprese, ma solo i tre leader confederali che hanno incontrato il premier e i ministri economici. Epifani, Bonanni e Angeletti hanno illustrato le loro richieste che, con un ventaglio di proposte, spostano un punto di Pil a favore dei lavoratori dipendenti. Dal governo, invece, nessuna cifra.
Rassicurazioni sono invece arrivate per il rinnovo dei contratti pubblici in cui il governo è diretta controparte. Anche qui nessuna cifra, ma l’impegno a coprire i costi «fino all’ultimo centesimo» quando gli accordi saranno rinnovati. È stato Prodi a chiedere ai sindacati di collaborare, mettendo da parte il conflitto e puntando con il governo alla riforma della pubblica amministrazione premiando il merito. Un nuovo «modello» di cui si discuterà a Palazzo Chigi in un tavolo in cui si rimetterà in discussione anche la durata dei contratti che potrebbe passare a triennale. Sembra comunque svanito il rischio di una moratoria che si era affacciato con l’ultima finanziaria non prevede le risorse per i rinnovi. Ma per il segretario di Fp-Cgil, Carlo Podda, «non è un passo avanti sufficiente per evitare lo sciopero. Il terreno è complicato - afferma - vogliamo vedere prima le carte».


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