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Unità: Contratti e salari per i sindacati il tempo stringe

La constatazione di un’intollerante condizione per milioni di famiglie di operai, d’impiegati e tecnici non è stata fatta solo da dirigenti sindacali o da esponenti politici della sinistra, ma anche da studiosi d’ogni scuola,

05/01/2008
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l'Unità

Bruno Ugolini

È vero che il governo di centro-sinistra, come hanno spiegato Romano Prodi, Tommaso Padoa Schioppa e Cesare Damiano, ha acquisito importanti risultati nel campo economico e sociale. A cominciare dal progressivo risanamento dei conti pubblici. Un traguardo inseguito con tenacia, colmando i numerosi vuoti lasciati dagli allegri governi precedenti. Tale traguardo non rappresenta un’ossessione dovuta a ragionieri poco creativi. E’ un bene prezioso per il benessere del Paese e soprattutto per i nostri figli ed è giusto valorizzarlo, combattendo le campagne auto-distruttive.
Ma è altrettanto giusto ricordare come l’obiettivo del risanamento sia stato agevolato dalla politica dei redditi concordata con i sindacati, basata essenzialmente su una moderazione salariale. C’è stata, però, in quest’operazione, una vittima sacrificale. Sono, appunto, i salari e gli stipendi. Non "moderati" ma precipitati verso il basso. La constatazione di un’intollerante condizione per milioni di famiglie di operai, d’impiegati e tecnici non è stata fatta solo da dirigenti sindacali o da esponenti politici della sinistra, ma anche da studiosi d’ogni scuola, fino a toccare i discorsi del governatore della Banca d’Italia. Il quale, certo, non si limitava a indicare necessari interventi sul nodo di salari "più bassi che negli altri Paesi dell’Unione Europea". Affrontava altresì l’esigenza di altre riforme (flessibilità, istruzione, pensioni) non sempre gradite dal campo sindacale.
Resta il fatto che ora l’impennata dell’inflazione, con quel 2,6 di dicembre (con balzi che interessano soprattutto consumi popolari come gli alimenti essenziali), spinge ad accelerare i tempi. I sindacati sono costretti a chiedere rapidamente incontri, trattative, soluzioni. Anche perché tutti fanno capire che a gennaio, in collegamento con l’ascesa dei prezzi del petrolio, gli italiani saranno di fronte a nuove avversità. Le famiglie rischiano di dover affrontare già oggi aumenti di 30 euro mensili. Ecco che, così, gli aumenti richiesti nelle battaglie contrattuali ancora in corso subiscono un’immediata e pesante riduzione.
Martedì c’è un incontro tra sindacati e governo. Qui sarà possibile, come chiede la segretaria Cgil Marigia Maulucci, affrontare subito, a proposito di retribuzioni, interventi fiscali capaci di ridurre il peso sui salari, interventi per impedire che le tariffe ballino come vogliono, e interventi per facilitare la chiusura dei contratti in corso. Tali contratti in lista d’attesa riguardano sei milioni di lavoratori e in buona parte l’interlocutore imprenditoriale è lo stesso governo. E ha ragione la senatrice Manuela Palermi (Pdci-Verdi) quando rivaluta l’accordo del 1993 che molti vedono invece, anche a sinistra, come un accordo da distruggere, Esso, infatti, prevedeva ricorda, un incontro ogni due anni tra governo, sindacati, imprenditori per adeguare il salario dei lavoratori in caso d’inflazione più alta di quella programmata. Quell’incontro, però, non c’e’ mai stato. Eppure avrebbe potuto rappresentare uno strumento efficace per frenare la discesa salariale. Una discesa che ha colpito anche le pensioni, come ha ricordato Betty Leone, la segretaria dello Spi-Cgil, il sindacato dei pensionati. I loro assegni mensili saranno rivalutati dell’uno e sei per cento, contro un’inflazione ben oltre il 2 per cento. Pensionati, operai, impiegati, tecnici sono quelli che soffrono di più in questo inizio d’anno problematico. Sono coloro che hanno agevolato la conquista di quel traguardo: il progressivo risanamento dei conti pubblici. Son quelli che spesso pagano con la vita il proprio impegno nel lavoro. L’ultima vittima è di ieri, un operaio agricolo nel Trevigiano, un rumeno ormai italianizzato. Guidava una macchina che stritolava del materiale vegetale ed è finito stritolato anche lui. Un fratello di quelli di Torino. Questa è l’Italia migliore. Ma pretende una rivalsa.


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