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Una scuola bocciata in equità e in democrazia

L'ascensore sociale si è bloccato. Ancora oggi chi ha genitori più istruiti ottiene voti più alti

29/11/2011
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ItaliaOggi

Giovanni Scancarello

Poco equa e disarmata di fronte al cambiamento. Ecco come appare oggi la nostra scuola media. Capace di portare inizialmente gli italiani all'assolvimento dell'obbligo scolastico per otto anni, lì si è però fermata. Oggi, sotto la pressione dell'innalzamento dell'obbligo a 10 anni, torna a interrogarsi sulla propria identità e l'immagine riflessa dallo specchio non piacerà. Se ne parla oggi alla presentazione del rapporto sulla scuola in Italia 2011 della Fondazione Giovanni Agnelli, interamente dedicato quest'anno alla scuola secondaria di primo grado.

Per i ricercatori vale il principio per cui più un sistema scolastico è equo, più saranno alti i livelli medi di apprendimento. Stando almeno ai dati rilevati nei test Timms International Association for the Evaluation of Educational Achievement (iea), sulle coorti di studenti prima in quarta elementare nel 2003 e poi in terza media nel 2007, il dato del primato della qualità degli apprendimenti di scienze e matematica nella scuola elementare rispetto alla scuola media è incontrovertibile. Ma anche mettendo alla prova quest'affermazione, i ricercatori rilevano che alla scuola media, chi ha genitori più istruiti (diploma, laurea o più), ottiene all'incirca tra i 24 e i 32 punti in più nei test di matematica e scienze rispetto ai colleghi con i genitori meno istruiti (cioè solo con la terza media). «La cosa singolare è che, quando si tiene conto del punto di partenza, si scopre che il 90% del gap in matematica (circa il 75-80% in scienze) ha origine proprio nella scuola secondaria di primo grado. Possiamo, dunque, affermare che la scuola media unica fallisce proprio laddove la scuola primaria riesce: contenere l'influenza delle differenze sociali nei livelli di apprendimento».

Il problema poi non è solo l'equità. C'è un problema di scadimento generale dei livelli di apprendimento dei nostri adolescenti. Il corto circuito è nel passaggio tra elementari e medie.

La sinusoide dell'andamento dei risultati ai test Invalsi 2009-10 mostra un crollo dell'apprendimento in italiano e matematica in corrispondenza del passaggio fra quinta elementare e prima media. Un crollo importante, tanto che il recupero nel triennio non basta a replicare i livelli dei risultati di apprendimento della scuola primaria.

Il recupero dalla prima alla terza media fa tirare un respiro di sollievo ai docenti, ma il fatto che rischi di restare spurio, confermerebbe un problema del curricolo della scuola media, troppo sbilanciato sul formato di quello delle superiori.

Un'indicazione preziosa volendo inquadrare una via d'uscita dalla crisi della scuola media unica che, a questo punto o ha la possibilità di contare su un arco di tempo più lungo, rispetto agli attuali tre anni (come in Francia, dove dura 4 anni), in modo da poter funzionare veramente da cardine del sistema di istruzione fra primo e secondo ciclo, oppure deve poter concentrarsi su nuclei essenziali del curricolo, anche a costo di sacrificare tutta una serie di insegnamenti non in linea con la richiesta di competenze chiave per l'apprendimento permanente (di cui alla raccomandazione di parlamento e consiglio europeo 18 dicembre 2006). Resta questa, infatti, va ricordato, la madre di tutte le indicazioni nazionali.

 


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