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Tuttoscuola news n.59

Notizie, commenti e indiscrezioni sul mondo della scuola. La newsletter settimanale di Tuttoscuola, la rivista per insegnanti, genitori e studenti. https://www.tuttoscuola.com...

08/07/2002
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Notizie, commenti e indiscrezioni sul mondo della scuola.
La newsletter settimanale di Tuttoscuola, la rivista per
insegnanti, genitori e studenti.

https://www.tuttoscuola.com

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N. 59, 8 luglio 2002

SOMMARIO

1. Che succede nel fortino di viale Trastevere?
2. La riforma che non parte
3. I conti che non tornano: 2001, l'eredita' dell'Ulivo
4. I conti che non tornano: 2002, le responsabilita' di questo Governo
5. Una cura da cavallo per il MIUR?
6. Risparmi: ma dove stanno le migliaia di docenti da rimandare a
scuola?
7. Risparmi/2: se le Asl fabbricano cattedre di sostegno
8. Risparmi/3: i conti da fare se si tornasse al maestro unico
9. L'anticipo che non ci sara'
10. Immissioni in ruolo ancora in alto mare
11. Organi territoriali, un altro pezzo di riforma ulivista se ne va

1. Che succede nel fortino di viale Trastevere?

C'e' qualcosa di grosso che sta succedendo in queste settimane nel
mondo della scuola. Tanti problemi, tante "grane" che, da fronti
diversi, sembrano stringere d'assedio il fortino di viale Trastevere.
La sensazione degli addetti ai lavori e' che il termometro del MIUR
segni, da un po', rosso fisso. Proviamo a mettere in fila questi
fatti.
Primo: la Corte dei Conti ha rilevato eccedenze nella spesa per
l'Istruzione nel 2001, evidenziando complessivamente un buco di oltre
6 miliardi di euro (quasi 12 mila miliardi di vecchie lire).
Secondo: le prime cifre del 2002 indicano che la strada del
risanamento non e' stata ancora imboccata: le stime aggiornate in base
al consuntivo di questi primi mesi portano a uno sfondamento della
spesa dell'istruzione di oltre 1 miliardo di euro. Cio' ha costretto i
tecnici del ministero a rifare i conti e - secondo indiscrezioni
giornalistiche non smentite - a scoprire che l'aggravio sarebbe ben
piu' pesante, circa 4,5 miliardi di euro.
Terzo: le operazioni per l'avvio dell'anno scolastico, che hanno
rappresentato l'anno scorso una carta vincente per il ministro
Moratti, sono in forte ritardo. Il contingente per le nomine non
risulta ancora definito, mentre il termine del 31 luglio per le
immissioni in ruolo - voluto proprio da questo Governo per garantire
il diritto degli studenti di avere l'insegnante in cattedra sin dal
primo giorno di scuola - si avvicina pericolosamente.
Quarto: ci si mette anche il Servizio del bilancio del Senato a fare
le pulci al disegno di legge di riforma Moratti: i senatori possono
finalmente leggere quello che Tuttoscuola (v. TuttoscuolaNEWS n. 36
del 4 febbraio e n. 46 dell'8 aprile) aveva rilevato gia' nel febbraio
scorso, un vistoso errore di previsione dei costi per gli anticipi
d'iscrizione.
E l'incertezza sulla copertura finanziaria sta contribuendo a far
slittare l'approvazione della riforma, che solo poche settimane fa il
ministro contava di avviare in alcune parti gia' da settembre,
parlando di possibile riapertura delle iscrizioni.
Insomma il quadro non e' privo di criticita', la pressione sta
salendo. E il tempo gioca contro. E' passato piu' di un anno da
quando, con tanto di curriculum manageriale e decisionista, la Moratti
ha fatto ingresso nel Palazzo, e' tempo di fare i conti. E che fanno
questi conti, tornano o no?

2. La riforma che non parte

Cominciamo dalla riforma degli ordinamenti. Il nuovo governo appena
insediato ha bloccato una riforma della scuola, tutta da provare,
certo, ma che comunque era gia' legge, e ne sperimenta ora un'altra
non ancora discussa dal Parlamento, dopo aver accarezzato l'idea di
avviarla da subito con un decreto legge. Ma sono stati gli stessi
alleati di governo a interrompere il sogno del ministro Moratti:
"impensabile - ha dichiarato senza mezzi termini il responsabile
scuola dell'Udc Beniamino Brocca - fare una riforma per decreto
legge", unendosi a quanto gia' espresso dal ministro Giovanardi e dal
forzista Asciutti, presidente della commissione istruzione del Senato.
Il ministro Moratti si dovra' quindi accontentare di anticipare pezzi
di riforma con la sperimentazione in qualche territorio amico
(Lombardia e provincia di Trento).
Eppure le qualita' del ministro Moratti si sono viste al tavolo delle
trattative per il mercato del lavoro con il ministro Maroni sull'art.
18 e dintorni. Gli ammortizzatori sociali di cui si sta trattando
portano anche la sua firma in materia di formazione professionale,
obbligo formativo ed educazione degli adulti. Musica per le sue
orecchie di manager. Ma in casa istruzione la musica e' molto diversa
e il manager sembra in difficolta' proprio nel campo che per il suo
percorso professionale le dovrebbe essere piu' congeniale: quello dei
conti e dei bilanci economici.

3. I conti che non tornano: 2001, l'eredita' dell'Ulivo

Di cifre sul disavanzo dei conti del MIUR, su ipotetici buchi da
coprire, se ne sono sentite molte. Cerchiamo di capire come stanno
realmente le cose.
Nell'esercizio 2001 lo sfondamento della spesa dell'istruzione
rispetto alla previsione e' stato di 6,1 miliardi di euro. Lo ha
attestato la Corte dei conti nel rapporto annuale sul consuntivo 2001
uscito il 26 giugno scorso, nel quale ha puntato il dito soprattutto
sulle spese per il personale.
Di chi la responsabilita' di questo buco? Certamente il ministro
Moratti, entrata in corsa a meta' 2001, ha trovato una situazione gia'
compromessa. Peraltro, a voler essere pignoli, alcune sue decisioni
hanno contribuito a rendere piu' pesante la situazione: ad esempio il
decreto legge n. 255/2001 per l'avvio dell'anno scolastico congelo'
anche in caso di riduzione della popolazione scolastica il numero
delle classi gia' autorizzate con la determinazione degli organici e
autorizzo' i dirigenti scolastici a istituire, per sopravvenute
indispensabili esigenze, nuove classi (una spesa senza copertura). Si
puo' stimare in circa 10 mila unita' di personale in piu' la
conseguenza di questa decisione, che a un costo medio di 35 mila euro
all'anno a docente fa 350 milioni di euro di maggior onere. Una
piccola parte del disavanzo ereditato.

4. I conti che non tornano: 2002, le responsabilita' di questo Governo

Lasciando il 2001, come stanno andando le cose nel 2002? Nel Consiglio
dei ministri di fine giugno il governo, nel fare una verifica
dell'andamento della spesa a meta' anno e quindi della
raggiungibilita' degli obiettivi per il 2002, ha registrato un
peggioramento nell'equilibrio dei conti di 1,3 miliardi di euro. Da
dove viene la maggior spesa? Neanche a dirlo, soprattutto dalla
scuola, come ha riportato il comunicato stampa della presidenza del
Consiglio, in cui si fa esplicito riferimento "all'adeguamento degli
oneri per il personale della scuola".
In particolare sembra che lo scostamento rispetto alle previsioni di
spesa per la pubblica istruzione superi il miliardo di euro e che sia
dovuto principalmente alle deroghe concesse per gli insegnanti di
sostegno e all'eccessiva proliferazione dei progetti per il
miglioramento dell'offerta formativa delle scuole: importo che verra'
coperto con l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno in
corso.
A questo punto diventa difficile attribuire tutta la responsabilita'
alla situazione ereditata dal precedente governo, riesce difficile far
credere che dopo 14 mesi non ci fossero le condizioni per interventi
correttivi. Ecco allora che il ministro Moratti, che ben conosce le
regole delle aziende in caso di mancato raggiungimento degli
obiettivi, probabilmente comincia ad avere un sonno agitato; se non
per il timore di poter divenire vittima dello spoils system, quanto
meno per il rischio che la sua immagine di manager decisionista possa
scolorirsi. La scuola si conferma una brutta gatta da pelare.

5. Una cura da cavallo per il MIUR?

Di fronte a questo stato di cose, il ministro Moratti non sta con le
mani in mano e sta studiando drastiche misure di contenimento per
rientrare nei conti previsti. Gli uffici ministeriali sono impegnati
nella ricerca di possibili fonti di risparmio. Quali? Stando a
indiscrezioni giornalistiche non smentite ("Il Sole24 ore" di domenica
30 giugno) e ad altre fonti di informazione, le aree sulle quali e'
stata appuntata l'attenzione potrebbero riguardare uno sfoltimento
delle norme che consentono l'utilizzazione del personale in posti
diversi dall'insegnamento, la revisione dei criteri di istituzione dei
posti per gli insegnanti di sostegno, la riconversione professionale
degli oltre 10 mila insegnanti in soprannumero (in particolare di
educazione tecnica e di educazione fisica), la riduzione dei progetti
per il miglioramento dell'offerta formativa delle scuole, la
contrazione del numero degli specialisti per l'insegnamento della
lingua straniera nella scuola elementare (altri 10 mila), il possibile
ritorno al maestro al unico.
Tentiamo un'analisi delle principali situazioni, anche per valutare
gli effettivi margini di intervento.

6. Risparmi: ma dove stanno le migliaia di docenti da rimandare a
scuola?

Un'azione che sarebbe allo studio sarebbe quella di restituire
all'insegnamento le migliaia di insegnanti pagati per lavorare fuori
dalle aule.
Ma questi insegnanti che non insegnano dove stanno? Forse nemmeno il
ministero lo sa.
Sono tanti i luoghi fuori dalle scuole in cui in base a precise
disposizioni di legge possono essere utilizzati - pagati dallo Stato -
i docenti: comandi presso l'Amministrazione scolastica per l'autonomia
(500 unita'), comandi presso scuole e uffici per ricerca e sostegno
all'attivita' scolastica (3-5 mila), comandi presso Irre, Indire,
Invalsi e altri istituti di supporto (400-500), aspettative per
mandato parlamentare e mandato amministrativo di sindaci e assessori,
distacchi sindacali (sono piu' di mille), collocati fuori ruolo presso
il ministero degli esteri, etc. Ci sono poi i collocati fuori ruolo
per motivi di salute (circa 6.400), di cui nessuna legge disciplina il
numero massimo.
Si tratta quindi di un universo eterogeneo che in molti casi serve
soprattutto proprio all'Amministrazione per svolgere meglio la sua
attivita'. Ed essendo personale utilizzato in virtu' di norme di legge
non puo' essere restituito alla cattedra con semplici atti
amministrativi.
Da qui insomma non sembra che si possano recuperare verosimilmente
molte risorse.

7. Risparmi/2: se le Asl fabbricano cattedre di sostegno

Un altro campo che sarebbe finito sotto la lente dei tecnici del MIUR,
sempre secondo le indiscrezioni giornalistiche non smentite, e' quello
delle certificazioni rilasciate dalle Asl per documentare la gravita'
dell'handicap che garantiscono piu' docenti di sostegno. Se si dovesse
trattare di un'accusa vera e propria, dovrebbe ovviamente essere
documentata e quindi denunciata.
Forse si tratta piuttosto del riscontro di un fenomeno, quello delle
cosiddette "nomine in deroga", che da straordinario ed eccezionale sta
diventando consueto e ordinario nella scelta del personale didattico
di sostegno.
In base alla legge (art. 40 legge finanziaria 1998), voluta proprio
per evitare che i docenti di sostegno venissero nominati in base al
fabbisogno dovuto a certificazioni di handicap, e' stato introdotto un
parametro fisso che prevede un docente di sostegno ogni 138 alunni
iscritti.
La stessa legge ha tuttavia previsto anche una deroga a tale limite
per casi di accertata gravita', con conseguente assunzione di docenti
supplenti annui.
Nel 98/99 i posti in deroga sono stati circa il 5 per cento, una
percentuale in continua ed esponenziale crescita: nel 99/2000 e'
divenuta del 10,6 per cento, lo scorso anno scolastico circa il 20 per
cento.
Per quest'anno si parla di oltre 7 mila posti in deroga in piu' del
previsto. Una stima forse per difetto se si fa il calcolo partendo dal
numero complessivo di alunni per quest'anno scolastico: 7.609.601 che,
applicando il parametro di 1 a 138, avrebbero dovuto determinare un
organico di 55.412 docenti di sostegno (di ruolo e supplenti annui),
che invece sono stati 68.468, cioe' 13.326 in piu' (una differenza in
deroga che sarebbe quindi pari al 24 per cento).
Come si vede, per effetto delle deroghe, ci si e' di anno in anno
progressivamente allontanati dal parametro di 1 a 138, arrivando
quest'anno al rapporto di 1 a 111. Che porta ad avere un posto in
deroga ogni quattro "regolari".
Conti alla mano e' comprensibile il grido di allarme del MIUR, ma
forse va ripensata la legge e l'intero sistema del sostegno didattico,
preoccupandosi piu' dell'efficacia del servizio piuttosto che dei suoi
costi.

8. Risparmi/3: i conti da fare se si tornasse al maestro unico

Con la spesa di 4,5 miliardi di euro da ripianare (se e' vera questa
cifra), la tentazione di sfoltire gli organici deve essere forte tra i
funzionari ministeriali. Per ora si tratta solo di studi e
simulazioni, ma un pensierino sul ritorno al maestro unico, scomparso
dal 1990, debbono averlo fatto, stando sempre alle indiscrezioni
giornalistiche. Del resto la proposta Bertagna faceva esplicito
riferimento al superamento dei moduli. Tuttoscuola ha provato allora a
fare qualche calcolo.
Nella situazione attuale quanti posti in meno determinerebbe il
ritorno al maestro unico?
Escluse le classi a tempo pieno (circa il 22 per cento del totale) che
hanno il doppio organico, le altre organizzate a modulo perderebbero
un docente ogni due classi.
Le classi di scuola elementare sono attualmente circa 140 mila di cui
30 mila a tempo pieno. Con il modulo attuale si utilizzano circa
165.000 maestri; con il maestro unico ne basterebbero 110.000, con un
risparmio di 55.000 insegnanti e con una minor spesa di 1 miliardo e
780 milioni di euro.
Se davvero l'indiscrezione diventasse realta', pur con le necessarie
gradualita' per evitare tracolli occupazionali, verrebbe da chiedersi
se l'obiettivo delle riforme e' migliorare il sistema scolastico o
pareggiare il bilancio dell'istruzione.

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LAUREARSI IN USA A ROMA

Presso John Cabot University lauree USA: 5 Bachelors of Arts
(4 anni) in Art History, Business Admin., Political Science,
Internat. Affairs, English Literature - le ultime tre convalidate
dalla Universita' del Galles; 8 Associates of Arts (2 anni) nelle
suddette 5 facolta' piu' Informatica, Economia e Storia+corsi estivi.

https://www.johncabot.edu

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9. L'anticipo che non ci sara'

Ora e' proprio certo: per il prossimo anno scolastico non potranno
esserci anticipi di iscrizione di bambini per la scuola dell'infanzia
e per la prima elementare. Il disegno di legge delega di riforma
predisposto dal ministro Moratti non potra' certamente essere
approvato in via conclusiva entro l'estate. Sara' gia' molto se il
Senato riuscira' ad approvare in prima lettura il testo,
calendarizzato in aula per il 18 luglio, prima delle ferie
parlamentari (dal 27 luglio) e comunque mancherebbero i tempi tecnici
per un avvio sperimentale degli anticipi da settembre: le famiglie
sono ormai sotto l'ombrellone e le segreterie delle scuole non
potrebbero ricevere domande e fornire indicazioni, con buona parte del
personale gia' in ferie.
Ci auguriamo insomma che il buon senso prevalga e non sia emanata una
circolare estiva per la sperimentazione da settembre, solamente per
salvare la parola data peraltro a milioni di famiglie: la
funzionalita' del servizio vale ancor piu' della promessa di un
ministro. Meglio riparlarne il prossimo anno.

10. Immissioni in ruolo ancora in alto mare

Per chi volesse capire a che punto si trovino le operazioni per le
immissioni in ruolo, puo' essere utile leggere la risposta data dal
sottosegretario Aprea il 4 luglio a due interpellanze parlamentari
presentate dalle Onorevoli Capitelli e De Simone. Le interpellanti,
citando uno studio di Tuttoscuola - v. TuttoscuolaNEWS n. 58 dell'1
luglio - hanno chiesto "come mai nel calcolare i posti per le
immissioni in ruolo non si tenga conto anche dei posti vacanti coperti
dai precari nell'a.s. corrente".
Ed ecco la risposta del sottosegretario: "quanto alla richiesta di
autorizzazione alle assunzioni per l'a.s. 2002-03, le determinazioni
relative verranno assunte allorche', a seguito degli approfondimenti
attualmente in corso, la situazione complessiva degli organici sara'
stata chiarita (.). Occorre quindi che l'amministrazione proceda a una
rigorosa verifica dell'utilizzo del personale docente e soprattutto
del personale ATA per poi eventualmente rendere conto al Governo, al
consiglio dei ministri, al Parlamento, alle organizzazioni sindacali e
ai docenti interessati sul se, come e quando si procedera' con le
dovute assunzioni". Una domanda: Sottosegretario, ma ce la facciamo a
far tutto questo entro il 31 luglio?

11. Organi territoriali, un altro pezzo di riforma ulivista se ne va

Un'altra tessera del mosaico ulivista di riforma del sistema
scolastico viene smontata e mandata in archivio, prima ancora di
essere provata e applicata, proprio come e' gia' successo per la legge
30/2000 di riforma dei cicli scolastici.
Questa volta e' toccato agli organi collegiali territoriali che con il
Decreto legislativo 233/1999 avevano a loro volta mandato in soffitta
i vecchi consigli dei distretti scolastici, i consigli scolastici
provinciali e il consiglio nazionale della pubblica istruzione (CNPI).
L'allora ministro Berlinguer aveva fatto istituire ex-novo il
Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, i consigli regionali
dell'istruzione e i consigli scolastici locali. Avrebbero dovuto
cominciare a funzionare nel settembre scorso, ma il ministro Moratti
ne aveva disposto il rinvio di costituzione, prorogando il
funzionamento dei vecchi consigli.
E ora, con legge approvata definitivamente dalla Camera a fine giugno
e riguardante l'Amministrazione pubblica, tutto e' stato azzerato e il
ministro dovra' provvedere a nuovi organi collegiali territoriali
entro 18 mesi, cioe' prima della fine del 2003.
Per tutto l'anno scolastico 2002-03, come minimo, continueranno a
funzionare i vecchi consigli in condizione di ulteriore proroga, senza
un preciso ruolo e in attesa di essere cancellati. Gia' si sentivano
inutili, fuori sistema e superati dai nuovi organi territoriali del
progetto berlingueriano. Immaginiamo come possano sentirsi ora, tenuti
in vita artificialmente e senza prospettiva.

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