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Tirreno-Il destino di noi precari è diventare disoccupati"

Amaro appello-sfogo di un gruppo di insegnanti "Il destino di noi precari è diventare disoccupati" PRATO. "Saremo assunti un giorno oppure saremo disoccupati a vita anche se abbiamo famiglia, f...

22/07/2002
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Il Tirreno

Amaro appello-sfogo di un gruppo di insegnanti
"Il destino di noi precari è diventare disoccupati"

PRATO. "Saremo assunti un giorno oppure saremo disoccupati a vita anche se abbiamo famiglia, figli, mutui da pagare?" Questo il disperato appello di un gruppo di insegnanti precari della scuola secondaria di I e II grado di Prato e provincia a Letizia Moratti, ministro all'Istruzione. Denunciano il loro disagio, la prostrazione morale e psicologica in cui versano oramai da tempo, troppo tempo. E non dimenticano di lottare per quel sistema scolastico di cui fanno parte come lavoratori e come genitori.
Al ministro chiedono il ripristino del vecchio sistema di attribuzione dei punteggi perchè più idoneo al riconoscimento degli anni di servizio agli insegnanti, soprattutto a quelli che lavorano su più materie appartenenti allo stesso ambito.
Chiedono l'assunzione in tempi brevi per tutti coloro che, con fatica, hanno sostenuto e superato un concorso pubblico severo, duro, serio. In un paese democratico e civile non è ammissibile un'attesa di 10, 15 anni per l'assunzione a tempo indeterminato. Si rammaricano nel prendere atto dell'intenzione della Moratti di non volere assumere 10mila insegnanti di inglese proprio quando il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, assicura lo studio della lingua straniera a partire dalla prima elementare. Inoltre, ma questa volta in veste di genitori, sottolineano quale errore sarebbe il ritorno al maestro unico e quindi all'orario scolastico di sole 5 ore, perchè i ragazzi non avrebbero più modo di portare avanti progetti, laboratori, attività di formazione. Per non parlare dei disagi per i milioni di madri italiane che lavorano. Non è ammissibile voler coprire i deficit dello Stato facendo economie sulla scuola. L'Italia, paese evoluto, civile, industrializzato,con un patrimonio infinito di storia, cultura, tradizione come può voler risparmiare proprio sulla formazione delle nuove generazioni? Non ci vogliono grandi ricette per risollevare le sorti della scuola italiana: basterebbe riconoscere un equo e giusto trattamento per coloro che la scuola la fanno e la amano: gli insegnanti.


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