FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3956488
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Settembre 2020, fuga dall’università: si rischiano 35mila studenti in meno

Settembre 2020, fuga dall’università: si rischiano 35mila studenti in meno

Emergenza sanitaria e crisi economica potrebbero spingere molte famiglie a rivedere il budget destinato all’istruzione. Per gli atenei possibili perdite per 46 milioni di euro. Sondaggio inglese: il 50% degli studenti rinvieranno le iscrizioni di un anno

10/06/2020
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera

Antonella Di Gregorio

L’università riparte a settembre, ha assicurato il ministro, Gaetano Manfredi: con lezioni in presenza, integrate dalla didattica a distanza per le situazioni più affollate. Ma potrebbe mancare all’appello una grande fetta di studenti: almeno il 10 per cento delle matricole potrebbe disertare. Per l’emergenza sanitaria, che limita la propensione a spostarsi per studiare, e per la crisi economica, che riduce le risorse a disposizione delle famiglie. La perdita complessiva si aggirerebbero intorno a 35mila studenti, stima l’Osservatorio di Talents Venture (società di consulenza specializzata in servizi per l’università). I nuovi iscritti passerebbero cioè da circa 297mila dell’anno scorso, a 262mila. In gettito da tasse universitarie, la perdita per gli atenei si tradurrebbe in un buco da 46 milioni di euro.

Meno studenti in Usa e Gran Bretagna

Una contrazione temuta anche nel resto del mondo. Negli Stati Uniti, l’American Council of Education (che rappresenta più di 1.700 università ed enti di formazione) stima una perdita del 15% di immatricolazioni per le università americane nel prossimo anno accademico: 23 miliardi di dollari di ricavi in meno (più il mancato indotto). E un’accurata survey appena pubblicata in Inghilterra suggerisce una forte contrazione delle iscrizioni per l’anno accademico 2020-2021, specialmente di studenti internazionali. Che, però, potrebbe essere compensata da iscrizioni a corsi online per le università che hanno un’offerta competitiva in questa modalità e per quelle che si stanno reinventando con la didattica digitale.

Rinviare o rinunciare

La recessione globale avrà insomma un sicuro effetto sulla domanda di formazione e universitaria, ma non ci sono ancora certezze sulle decisioni che prenderanno studenti e famiglie. Nel sondaggio inglese, più di metà degli studenti affermano di volere rinviare di un anno l’immatricolazione, in attesa che passi la tempesta. Intanto, tra gli atenei, c’è chi prova a mettersi in sicurezza, pensando di spostare l’inizio dell’anno accademico a gennaio, per facilitare la partecipazione degli studenti stranieri.

Caro rette

Non sono solo i timori per la salute a preoccupare: in un contesto di costi universitari crescenti, le famiglie potrebbero decidere di non aumentare il proprio budget destinato all’istruzione. Nell’ultimo anno gli universitari italiani hanno visto aumentare le rette medie annue da € 1.584 a € 1.741 (+10%). E l’Italia risulta ormai, tra i paesi del Vecchio Continente, uno di quelli con le più elevate tasse universitarie: secondo Eurydice, solamente Irlanda, Paesi Bassi ed Ungheria possono vantare rette universitarie più elevate per il primo ciclo di studi universitario

Le borse di studio

Ora, nei piani del ministro c’è anche l’intenzione di ridurre i costi dell’università: «Interverremo sulle tasse universitarie, fino a 20mila euro di Isee non si pagheranno, mentre dai 20mila ai 30mila ci saranno sconti e interventi specifici per quelle famiglie che hanno subito un calo improvviso nel reddito», ha affermato. E nel decreto Rilancio è contenuta la previsione di un incremento del fondo delle borse di studio e dei bonus per il digital divide. Oggi, il nostro Paese associa ad alte tasse universitarie, una scarsa offerta borse di studio (circa 10% degli iscritti). Per fare un confronto, in Francia, Spagna e Germania la percentuale di studenti che ottengono una borsa di studio è rispettivamente del 39%, 30% e 25%.

Gli studenti: «Dateci certezze»

Critiche le associazioni degli studenti: «Ad oggi, ancora nessuna misura è stata messa in atto da parte delle Regioni e degli enti regionali per il diritto allo studio - lamenta Camilla Guarino, coordinatrice di Link Coordinamento Universitario -. A fronte di una così forte crisi economica è inaccettabile che le Regioni non abbiano ancora dato indicazioni precise a tutela del diritto allo studio degli studenti e delle studentesse: servono linee guida, serve che le Regioni anticipino fondi di tasca propria rispetto ai fondi statali previsti a novembre, in estremo ritardo». Molti studenti, sostiene, non sanno ancora se il prossimo anno potranno iscriversi all’università o continuarla: l’unica certezza di cui hanno bisogno è di potere confermare nuovamente la borsa di studio di questo anno accademico e di poterne accedere per il prossimo anno. «E’ per questo - dice Guarino - che serve prevedere una forte riduzione dei criteri di merito almeno di 12 CFU, data la difficoltà di molti e molte nel sostenere gli esami a distanza».


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL