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Secolo XIX: I cervelli non ritornanomancano le condizioni»

Il rettore dell'ateneo genovese: quei pochi lo fanno per motivi personali

12/01/2008
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Il Secolo XIX

I
parla bignardi

Genova. Si è appena concluso a Genova l'evento della Conferenza Regionale sulla scuola "Educare per Crescere" con oltre mille partecipanti ed entrano in campo, con le loro riflessioni, i più rappresentativi. Il rettore Gaetano Bignardi ha seguito con particolare attenzione gli interventi che hanno sollecitato un ritorno alla cultura scientifica nelle scuole. Ma ha altre e più immediate proeccupazioni.
E sbotta: «Noi rettori abbiamo firmato ad agosto un patto per l'università che la Finanziaria ha annullato. Non solo non si modifica il fondo per il funzionamento ordinario, ma i promessi incentivi agli Atenei che si sarebbero impegnati, in determinati obiettivi controllati da un'agenzia, sono stati cancellati». Il rettore parla di un'Università, quella genovese, che è molto aperta ai contatti con gli istituti superiori (e per questo dichiara a ragion veduta «diritto allo studio significa anche qualità della scuola media» e non aggiunge altro) e a una sorta di osmosi tra gli uni e l'altra, ma anche a scambi intensi con Cile, Perù, con il resto dell'Europa, a tal punto che l'università di Genova è diventata referente per gli atenei italiani nei rapporti con l'Asia. Ma su questo sfondo aperto c'è l'ombra lunga di una brutta crisi economica.
Sulla necessità di un più marcato indirizzo scientifico della scuola Bignardi, che pure proviene da anni di direzione di Chimica farmaceutica, ha qualche perplessità: «La nostra cultura, la nostra storia è umanistica. Per questo abbiamo un patrimonio di idee che altri non hanno. Con quattro stracci che abbiamo, riusciamo a sfornare ragazzi che vanno all'estero. E che non tornano più. Perchè sia chiaro: il rientro dei cervelli non è certo un fenomeno di massa. Sono ritornati in pochissimi e solo per motivi personali e sentimentali e non perchè richiamati dal mondo della ricerca italiana. Io li conosco i ricercatori: non vogliono fare quattrini, anzi fanno sacrifici pur di lavorare. Ma devono essere messi in condizione di lavorare». E questa non è la nostra condizione.
Quanto alla riforma degli istituti tecnici e professionali, il rettore applaude: «Vanno rivisti e valorizzati come nel resto d'Europa:
i buoni tecnici servono anche alla ricerca».
Poco più in là Paolo Quattrida, segretario provinciale Cgil Flc, (vale a dire i lavoratori per la conoscenza, scuola, università, ricerca, conservatori e accademie) riprendendo la critica, espressa a metà, dal rettore su una scuola media che non garantisce in qualche modo il diritto allo studio se non è di qualità, ricorda che l'ultima riforma della media risale alla fine degli anni Cinquanta e che «la secondaria non si è ancora resa conto che è scuola dell'obbligo per il biennio. Quindi si deve porre rimedio alla licealizzazione delle superiori e sui suoi effetti negativi; sul passaggio, per fortuna mai realizzato, dei professionali alla Regione processo che tuttavia ha svuotato i professionali dell'eccellenza che è transitata ai tecnici. E ai professionali sono rimasti gli stranieri e i ragazzi in difficoltà».
Intanto la bocciatura del ministro Beppe Fioroni nei confronti di classi di "bravi" proposta qualche giorno fa da un consigliere regionale di An ha scatenato una risposta a tamburo battente: «Non ci sorprende affatto la reazione -dice Alessio Saso primo firmatario- tuttavia da un ministro mi sarei aspettato non certo l'approvazione, ma un approfondimento ed una riflessione sui contenuti e sulle finalità della mia proposta che non intende escludere o segregare nessuno, ma cercare di valorizzare il merito».
Donata Bonometti


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