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Se il paese torna indietro

I giovani invisibili

27/11/2010
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l'Unità

Ci sono due milioni di giovani nel nostro paese dei quali nessuno parla. Giovani invisibili, tra i 15 ed i 29 anni, che non studiano e non lavorano: la statistica li chiama˘Neet, nella realtà sono una generazione senza diritti e senza futuro.˘Di questi, il 21% è laureato, il 20,2% diplomato, oltre un milione risiede nel mezzogiorno del paese. Sono lo specchio della crisi che vive l’Italia. In questo contesto il ddl Gelmini si inserisce come un ulteriore passo indietro di quella generazione e del nostro paese. Non difendiamo l’attuale sistema dell’università. Siamo convinti che una Riforma sia indispensabile. Ma non certo quella del ministro Gelmini, sostenuta dalla Crui e Confindustria: semplicemente perché non è una riforma. E’ un bluff che serve solo a mascherare i tagli di Tremonti, impedendo l’accesso in cattedra per i più giovani, smantellando il diritto allo studio per oltre 150 mila studenti. Questi abbandoneranno gli studi, migliaia di ricercatori continueranno a vivere la precarietà, tante altre realtà meno raccontate -come i conservatori musicali, gli enti di ricerca- rischieranno la chiusura. Occorre dire con fermezza che il ddl Gelmini è dannoso. Cominciando dalla sua parola d’ordine: la meritocrazia. La retorica del merito è solo tale, senza un euro di finanziamenti pubblici. Non contestiamo il merito come selezione delle eccellenze: ma prima di selezionare, si dovrebbe dare diritto a tutti di formarsi ed istruirsi, cosa che invece non è alla base della meritocrazia. Proprio da questo terreno, come scriveva Bruno Trentin, passa uno dei nodi fondamentali che impedisce la realizzazione di una società della conoscenza capace di creare lavoro, formazione permanente e nuovi spazi di libertà. Il sistema dei saperi prospettato dalle destre si rivolge solo a coloro già formati e abbandona chi è indietro. La distinzione tra sapere e fare, tra chi detiene gli strumenti e chi è condannato solo ad eseguire, è il pericoloso progetto delle destre, non solo parlamentari, che governano il nostro paese. A tutto questo pensiamo che ci si debba continuare ad opporre. Le proteste di questi mesi, l’opposizione parlamentare del Pd, sono riuscite ad ottenere un primo importante risultato: far percepire come il ddl sia inutile e peggiorativo. Ma non basta. Per questo oggi saremo alla manifestazione promossa dalla Cgil e l’11 a quella del Pd. Sarà l’occasione per denunciare le ingiustizie che subisce la nostra generazione e per spiegare che la chiave d’uscita è la promozione del sapere e del lavoro. ˘In primavera, con il nuovo governo di centro sinistra, potremo ridisegnare l’università europea verso la società della conoscenza.

 

Federico Nastasi -  Responsabile Saperi Giovani Democratici

Michele Grimaldi -  Coordinatore Rete Universitaria Nazionale”


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