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Se il grande fratello sale in cattedra

Il Manifesto Se il grande fratello sale in cattedra A Bologna gli studenti contestano il convegno di Confindustria e Moratti su università e impresa SARA MENAFRA - BOLOGNA Ci voleva la Confin...

31/10/2001
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Il Manifesto
Se il grande fratello sale in cattedra
A Bologna gli studenti contestano il convegno di Confindustria e Moratti su università e impresa
SARA MENAFRA - BOLOGNA

Ci voleva la Confindustria per far destare dal loro torpore gli studenti universitari bolognesi. Ieri, dopo anni di silenzio pressoché assoluto, sono scesi in piazza con un corteo per protestare contro il convegno conclusivo di "Orienta giovani", centrato sulla collaborazione fra scuola, università e impresa nella formazione e nell'avviamento al lavoro. All'appuntamento nell'aula magna Santa Lucia erano presenti, oltre a una numerosa platea di studenti delle scuole superiori della regione, anche il presidente di Confindustria, Antonio D'Amato, la ministra dell'istruzione Letizia Moratti e la presentatrice tv resa nota dalla trasmissione Grande fratello, Daria Bignardi. E forse è stata proprio lei la goccia che ha fatto traboccare il vaso: "Questa scelta spiega molto chiaramente che tipo di cultura il governo abbia in mente per le scuole e le università" dice Antonio Monari dell'Unione degli Universitari, una delle associazioni promotrici della manifestazione studentesca insieme a Ya Basta, Giovani comunisti e alcuni collettivi universitari. Motivo in più perché il corteo protestasse contemporaneamente perché "il sapere è sociale e non si può privatizzare", come recitava lo striscione di apertura, e contro un altro "Grande fratello": quello delle telecamere a circuito chiuso che alcune settimane fa sono state accese dalla polizia proprio nella zona universitaria.
Per questo dopo la partenza alle 11 da piazza Puntoni, confine ultimo dell'universitaria via Zamboni, la manifestazione è stata accompagnata dalle azioni degli Scp, Surveillance Camera Players, versione bolognese di un movimento attivo negli Stati uniti dal 1996 (www.surveillancecameraplayers.org): "Non è una protesta ideologica ma una forma di comunicazione di derivazione punk - spiega eloquente Gianluca, ventiduenne fiorentino fuori sede - non c'è un gruppo, abbiamo visto le azioni e ci siamo messi d'accordo per farle anche qui". Il corteo intanto scorre portandosi appresso alcune centinaia di studenti (500 per gli organizzatori, 300 secondo la questura), mentre molti rimangono a guardare dai portici: "Non sapevo niente, ma di questo convegno confindustriale penso tutto il male possibile - sbotta Piero, 21 anni, studente milanese per caso a Bologna - vogliono rendere le scuole e università succursali di quelle americane". Un po' diversa l'opinione di Francesco, laureando di Scienze della comunicazione, che all'ultimo secondo decide di aggregarsi al corteo: "Il problema è che non mi fido. Mi sembra che l'obiettivo delle imprese che vogliono investire nell'università sia il profitto immediato, il che vuol dire che ti danno una formazione usa e getta. Un po' come succede per le agenzie di lavoro interinale: ti assumono e dopo tre mesi sei di nuovo per strada".
La flessibilità di cui, pochi metri più in là, parla D'Amato: "Questo convegno rende giustizia dei luoghi comuni che vorrebbero i giovani immobili e legati al mito del posto fisso". In realtà i dati del rapporto commissionato da Confindustria all'agenzia Ispo, diretta da Renato Mannheimer, dicono praticamente il contrario: la percentuale di giovani che cercano un posto fisso è passata dal 2000 ad oggi dal 10.7% al 16.8% nel nord Italia e dal 17.4% al 19.3 % al sud. Mentre il presidente di Confindustria parla la manifestazione studentesca è diventata un sit-in. Nonostante la lunga trattativa la polizia ha deciso di non lasciare arrivare il corteo davanti all'aula Santa Lucia.


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