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Scuole del Nord a caccia di supplenti

Regna il caos, soprattutto alle elementari: i supplenti mancano, l’organico potenziato non c’è, i bambini vengono divisi nelle classi, le segreterie chiudono un occhio sui titoli pur di avere sostituti degli insegnanti

04/02/2016
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Corriere della sera

Valentina Santarpia

A Milano, Bergamo e Brescia nelle scuole primarie le tre fasce delle graduatorie di istituto sono esaurite. In provincia di Torino le segreterie di molte scuole stanno impazzendo: quando va bene, il sostituto arriva dopo venti giorni. A Ravenna, dopo che i bambini di molte classi sono stati smistati per giorni in altre aule, è partita una petizione dei genitori corredata da 1600 firme. E’ caccia ai supplenti in tutta Italia, soprattutto al Nord, dove, come sottolinea il parlamentare ravennate di Possibile, Andrea Maestri, che ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, «si stanno verificando situazioni gravi e preoccupanti» a causa della Buona scuola.

Le telefonate a raffica

Dopo il caso scoppiato per il mancato pagamento dei supplenti, rischia di scoppiarne un altro, quello del supplente che non c’è. Le graduatorie ad esaurimento sono state infatti svuotate dal maxi piano di assunzioni della legge 107, e quando le scuole hanno bisogno di supplenti per le malattie o per altre assenze più o meno brevi degli insegnanti, non trovano personale a disposizione. I presidi erano sicuri di poter contare sul corpo docente funzionale, il cosiddetto organico del potenziamento: ma in molti casi, soprattutto nel Nord-est, gli insegnanti assunti virtualmente sul potenziamento hanno preferito continuare le proprie supplenze lunghe al Sud piuttosto che trasferirsi a metà anno, e rinviare al prossimo anno la scelta definitiva. Col risultato che tante scuole non hanno a disposizione quegli insegnanti «di scorta» utilizzabili per le emergenze. E le segreterie devono quindi ricorrere ai lunghi elenchi di docenti a disposizione sperando, attraverso centinaia di telefonate, di trovarne qualcuno disposto a coprire quel buco di 2- 3, 5 settimane. E non si tratta del consueto caos di inizio anno, quando i presidi sono alle prese con le nomine arrivate in ritardo. Ma di un problema critico nato dai tagli che la Buona scuola ha provato a dare alla supplentite: un tentativo fallito, visto che di supplenti ce ne sono ancora migliaia nelle scuole, ma non dove servono per le improvvise malattie o assenza degli insegnanti titolari di cattedra.

E il titolo non conta più

«Titolare in una scuola primaria in provincia di Milano, ho avvisato la segreteria che dal 7 gennaio sarei rimasta a casa per un intervento e che la malattia sarebbe durata più di 30 giorni. Hanno iniziato a chiamare subito, ma la supplente è arrivata solo dopo 20 giorni», racconta Patrizia Milani. «Ma è possibile che non ci siano nella provincia persone che vogliano lavorare? La supplente arriva dalla Calabria, ma è possibile che una si debba spostare per un mese? E non vi dico i rifiuti che ha avuto la scuola da parte di docenti che non hanno accettato perché dovevano insegnare matematica! Io trovo che ci sia qualcosa che non va in un sistema che se non cambia ci sommergerà tutti», incalza. In molte scuole, per risparmiare sui costi dei supplenti, non si chiama nessuno prima dei venti giorni, lasciando che i bambini vengano divisi tra le classi pur di non dover aggravare i propri bilanci. In altre, quando non si riesce a trovare un supplente, si chiude un occhio anche sull’abilitazione o sulla specializzazione dell’insegnante, pur di averne uno. I supplenti per alcune materie sono scomparsi, e allora le segreterie ricorrono al passa parola, ai neolaureati, alle maestre che si sono iscritte all’università per prendere la laurea. «Mi hanno chiamato a fare sostegno a Palermo e non ho neppure l’abilitazione», conferma Anna Maria Esposito. L’istituto comprensivo di Palmanova (Udine) sta cercando insegnanti per il potenziamento in due diverse sedi. C’è addirittura chi ha deciso di richiamare al lavoro i pensionati: è successo a Brescia, dove la primaria Melzi di San Bartolomeo ha chiesto aiuto ad una maestra in pensione, Giovanna Zampatti, 64 anni. E chi, come l’istituto comprensivo 2 di Castelfranco (Treviso), ha portato in classe i tirocinanti di Scienze della formazione dell’università di Padova per supplire alle mancanze di docenti.

L’appello ai colleghi siciliani

E c’è chi lancia appelli agli amici rimasti al Sud pur di trovare supplenti: «Io ho iniziato a richiamare i colleghi siciliani per venire a lavorare qua - spiega Carlo Priolo, insegnante in un istituto comprensivo di Trezzo sull’Adda - Perché non sappiamo proprio più come fare: quando si assenta un collega, non possiamo contare né sulle graduatorie provinciali né su quelle di istituto, perché quelle delle primarie sono esaurite in quasi tutte le province del Nord». E chi sta effettuando una supplenza breve, può scappare per prenderne una lunga senza incorrere in sanzioni. Stessa cosa che succede la prima volta che un supplente rifiuta una supplenza , può farlo senza subire penalizzazioni. E così le scuole continuano a ricevere rifiuti, e si arrangiano con le ore residuali di compresenza, o si accontentano di insegnanti che non hanno titolo: «Ma certo, la continuità didattica dei bambini viene così assolutamente penalizzata- conclude Priolo - È per questo che mi sono ridotto a fare io le telefonate, personalmente: magari convinco qualche amico a salire su».


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