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Scuola, via 150 euro al mese agli insegnanti. La Carrozza scrive a Saccomanni: "Rinunciare"

Il governo ha bloccato retroattivamente gli scatti di anzianità dei docenti per tutto il 2014, decidendo la decurtazione della somma ogni mese "fino a concorrenza del debito". Il ministro chiede la retromarcia, ma il Mef replica: "Atto dovuto". Sindacati sul piede di guerra

07/01/2014
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la Repubblica

INSEGNANTI sul piede di guerra, e il ministro dell'Istruzione si schiera al loro fianco. Il ministero dell’Economia chiede ai docenti degli istituti italiani di restituire gli scatti stipendiali – già percepiti nel 2013 – con una trattenuta di 150 euro mensili a partire da gennaio. E nel mondo della scuola scoppia la protesta. I sindacati minacciano lo sciopero generale e dal Pd viene inviata una lettera-petizione al ministro Maria Chiara Carrozza e al premier Enrico Letta che in poche ore ha raccolto migliaia di adesioni. A cui arriva una quasi immediata risposta di Maria Chiara Carrozza, che scrive a Saccomanni chiedendo di soprassedere. 
 

Ma il ministero dell'Economia difende la decisione. Una nota del Mef infatti spiega che "il recupero delle somme relative agli scatti degli stipendi del personale della scuola è un atto dovuto da parte dell'amministrazione", visto che è in vigore un provvedimento che ha esteso il blocco degli scatti a tutto il 2013.


"Non era mai successo – dichiara Mila Spicola, insegnante della direzione nazionale del Partito democratico – di sottrarre ai lavoratori dello Stato somme giustamente guadagnate e percepite con una modalità così brutale. La scuola, che tutti dichiarano di mettere in cima alle agende, è fatta dalle persone che la abitano – continua – e vi lavorano che non possono essere beffate da simili provvedimenti privi di senso anche solo nelle intenzioni".

Ma di che si tratta?
 Il governo Berlusconi, prima, e quello Monti, dopo, hanno messo le mani nelle tasche degli insegnanti bloccando gli scatti stipendiali automatici previsti dal contratto collettivo di lavoro. I docenti che avrebbero dovuto percepire l’aumento di stipendio nel triennio 2010/2012 si sono vista bloccare la progressione economica. Ma poi con il recupero del 30 per cento dei risparmi conseguenti alla riforma Gelmini lo scatto del 2010 è stato pagato. Stesso discorso per quello del 2011, recuperato con un accordo sindacale – non sottoscritto dalla Cgil – che ha consentito di prelevare circa 250 milioni di euro dal fondo per il Miglioramento dell’offerta formativa (il Mof), utilizzato dalle scuole per finanziare le attività pomeridiane.

Restava da pagare lo scatto del 2012, per il quale il ministero dell’Istruzione aveva trovano 120 milioni di euro. E dal 2013 tutto ritornava come prima. E così è stato: coloro che hanno maturato l’incremento di stipendio dal primo gennaio 2013 se lo sono ritrovato in busta-paga.

Ma a settembre il governo Letta blocca retroattivamente anche lo scatto del 2013. E circa 300mila insegnanti dovranno restituire "con recupero – recita la nota del ministero dell’Economia – a decorrere dalla mensilità di gennaio 2014 con rate mensili di 150 euro  lorde fino a concorrenza del debito". Ma non tutti i mali vengono per nuocere. Perché la nota "precisa che il recupero applicato sullo stipendio lordo determina contestualmente l’applicazione di un importo irpef più basso".
 
"Come si fa – si chiede la Spicola – a richiedere, anzi, a decurtare senza permesso, senza avvertire, il già magro stipendio dei docenti e dei lavoratori della scuola di una somma così consistente?”.  “Soldi – aggiunge – percepiti e spesi da persone che sostengono famiglie con uno stipendio che va dai 1.300 euro ai 1.700 euro? Il danno e la beffa? Quali sono i diritti acquisiti in Italia? Solo i privilegi?".
Il primo a protestare è stato Francesco Scrima della Cisl scuola che ha definito questo governo come "incoerente e inaffidabile". "Come sempre – continua Scrima – sono i fatti a valere più degli impegni assunti con parole altisonanti: ne ha spese molte anche questo governo, quando ha dichiarato di voler ridare centralità a istruzione e formazione. Ma se la decisione di intervenire sugli stipendi fosse confermata, quelle parole verrebbero palesemente smentite, con una clamorosa caduta di credibilità per chi le ha pronunciate".

Per la Flc Cgil "al Governo non tornano i conti e i lavoratori pagano". "Siamo pronti a dare battaglia – dichiara Domenico Pantaleo – contro l’ingiusta restituzione". “La scuola – ricorda il leader della Flc Cgil – ha già contribuito pesantemente al risanamento dei conti pubblici, finanziandolo con i tagli di personale (8 miliardi di euro), con il blocco del contratto, con il taglio del salario e con l'aumento dei carichi di lavoro. E' necessario che la buona politica batta un colpo e investa nella scuola”.

La Gilda minaccia lo sciopero generale. "Il Governo – dice Rino Di Meglio – è sempre pronto a mettere le mani nelle tasche dei cittadini ma se la prende comoda quando si tratta di ridare ciò che è dovuto. Riteniamo totalmente inaccettabile il prelievo forzoso deciso dal ministero dell’Economia nelle buste paga degli insegnanti già ridotte all’osso e doppiamente penalizzate dal mancato rinnovo del contratto e dal blocco degli scatti 2013".

Massimo Di Menna della Uil scuola parla di "amara sorpresa" e incalza: "Non si possono trattare le persone titolari di diritti legittimi come sudditi". Intanto la protesta vola sul web. La petizione, in poche ore, ha raggiunto quasi seimila firme, che certamente aumenteranno. La Spicola chiede al governo di ritirare il provvedimento e critica  pesantemente il governo. "E’ un segno di grande debolezza istituzionale compiere atti simili, persino solo pensarli".

Anche il segretario del Pd Matteo Renzi è intervenuto sulla questione: "A me non interessa il rimpasto, ma se il ministero dell'Economia richiede indietro 150 euro agli insegnanti io mi arrabbio". E ancora: "Non stiamo su 'Scherzi a parte'. Non puoi dare dei soldi e poi chiederli indietro".


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