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Scuola, soldi tolti ai prof: Letta fa dietrofront. Ma Saccomanni punta il dito contro Carrozza

Ora però è scontro tra ministri sulle responsabilità dell'errore. Il Mef al Miur: "Lo sapeva". La replica: "Tutto deciso a nostra insaputa". Esplode caso prelievo su stipendi dei non docenti

08/01/2014
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la Repubblica

Caos sugli scatti di anzianità degli insegnanti. Dopo la levata di scudi del Pd e di Renzi, il premier annuncia che quei 150 euro mensili non dovranno più essere restituiti. Ora però è scontro tra ministri sulle responsabilità dell'errore. Il Mef al Miur: "Lo sapeva". La replica: "Tutto deciso a nostra insaputa". Esplode caso prelievo su stipendi dei non docenti

ROMA - Marcia indietro del governo sui soldi tolti ai prof dopo la levata di scudi del Pd di Matteo Renzi. Ma la giornata complicata per la scuola in serata vede aprirsi un altro capitolo: un nuovo caso di prelievo sullo stipendio che riguarda il personale non docente Ata. Lo denunciano i sindacati riferendosi a una circolare del ministero dell'Istruzione che chiede - al personale ausiliario, tecnico e amministrativo della scuola - "la restituzione dell'incentivo economico, stabilito con un accordo del 2011, per mansioni che vanno oltre i normali compiti". Il ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, prova a rassicurare: "Anche loro possono stare tranquilli". Ma ecco cosa è accaduto in questa convulsa giornata, segnata anche dallo scontro tra il ministero dell'Economia e quello dell'Istruzione.

Scontro tra ministeri. I soldi che i prof avrebbero dovuto restituire hanno aperto uno vero e proprio scontro tra ministeri sulle responsabilità dell'errore: quello dell'Economia punta il dito contro quello dell'Istruzione. Su Twitter a metà mattinata è il premier Enrico Letta ad annunciare: "Gli insegnanti non dovranno restituire 150 euro percepiti nel 2013 a seguito della contorta vicenda sugli scatti derivanti da norme assunte tra il 2010 e il 2013". Lo scatto di anzianità sottratto agli insegnanti - una prima volta - dall'ex ministro Giulio Tremonti, poi restituito ai docenti dal governo in carica lo scorso settembre, ma sottratto una seconda volta dal ministero dell'Economia non appena passato Natale (e dunque da rimborsare allo Stato) aveva fatto esplodere il caos in una sorta di 'tutti contro tutti'. Alle 10.22 di stamani il 'cinguettìo' del presidente del Consiglio: un dietrofront che arriva a pacificare gli animi e che incassa l'ok di chi, fino a qualche minuto prima, era pronto a dare battaglia. Democratici in primis.

Infatti, terminata la riunione a Palazzo Chigi, e stabilito che quei 150 euro potranno rimanere nelle tasche dei prof, è il ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza ad esultare: "Sono soddisfatta per gli insegnanti". E soddisfatto, dopo le bacchettate di poche ore prima all'Esecutivo, si dice subito il segretario Pd Matteo Renzi: "Bene governo: su insegnanti cambia verso - torna a scrivere il 'rottamatore' su Twitter utilizzando lo slogan che ha caratterizzato la propria campagna di comunicazione per le primarie da cui è uscito vincitore -. Adesso lavoro: dati Istat devastanti. Oggi bozza jobs act per dibattito aperto. Il Pd decide il 16 gennaio". Gli fa eco Gianni Cuperlo, presidente dell'assemblea nazionale del partito, che non si limita a plaudire: "E' bene che in breve tempo il governo abbia trovato la quadra di un incidente destinato a tradursi in un pasticcio. Il governo eviti in futuro - e questo è il monito - di prendere l'autostrada contromano".

Botta e risposta. Intanto, però, il tira e molla diventa un 'caso' all'interno dell'Esecutivo. In una nota, il ministero dell'Economia (Mef) guidato da Fabrizio Saccomanni spiega che la questione è sotto la responsabilità del ministero dell'Istruzione, rispetto al quale il Mef è mero esecutore. Il dicastero guidato dalla Carrozza - dice una nota di via XX Settembre - era stato avvisato lo scorso 9 dicembre della necessità, ai sensi della legge in vigore, di effettuare il prelievo ma non è intervenuto con ulteriori disposizioni. Al che il Mef ha proceduto al calcolo e al recupero delle somme. Saccomanni, dal canto suo, ha detto: "C'è stato un problema di comunicazione. Il ministero esegue istruzioni che non ci sono pervenute". In serata, poi, il ministro dell'Economia rassicura: "Il capitolo scuola è chiuso, gli insegnanti possono stare tranquilli. Abbiamo lavorato stamattina alla presidenza del Consiglio, c'è stato a livello tecnico un problema di comunicazione e c'è stato un eccessivo livello di drammatizzazione", ha aggiunto il ministro. "Adesso - ha sottolineato - c'è un problema tecnico che deve essere affrontato per capire cosa deve essere fatto in futuro".Ma assicura: "Le modalità su come la cancellazione" del pagamento di 150 euro "si rifletterà sulle buste paga sono in via di definizione. Mi auguro - ha concluso - si arrivi a un provvedimento che non alteri i saldi in busta paga".

La replica della Carrozza non si fa attendere: "Tra Natale e Capodanno sono stati presi questi provvedimenti per inerzia amministrativa senza comunicare ai ministri competenti che cosa stava avvenendo. Per gli insegnanti dipendiamo dal Mef e dalla Funzione Pubblica, il loro trattamento ha tre livelli di governo, compreso il Miur. C'è troppa frammentazione, è uno dei temi su cui serve una riforma dello Stato. La filiera tra la decisione politica e l'attuazione deve essere corta, serve una gestione più snella. Io non cerco il colpevole, ma cerco la soluzione per il futuro. E la soluzione - ha aggiunto - può essere: soprassediamo per il momento e nel frattempo troviamo la soluzione". Di sicuro, tuttavia, c'è che "Saccomanni non deve dimettersi".

Il pressing di Renzi. Quei 150 euro al mese su cui i sindacati si erano da poco detti pronti allo sciopero e che avevano già scatenato scintille tra i due esponenti dell'Esecutivo si era configurato, in un primo momento, come (nuovo) terreno di scontro tra Renzi e il governo medesimo. Già, perché sul 'pasticcio' dei soldi tolti ai prof, il leader dem stamani era andato pesantemente in pressing, tanto da definire - sempre su Twitter, dove di fatto si è consumato il botta e risposta mediatico - la decisione assunta dal Mef una "figuraccia" a cui il governo doveva "rimediare subito". 


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