Rispuntano le 24 ore per i prof
Lotta contro il tempo per l’istruzione: domani il governo dovrà indicare le risorse
Bianca di Giovanni
Mancano le coperture: per la scuola torna il rischio dell’aumento dell’orario dei professori. Per ora non c’è alternativa alle 24 ore settimanali al posto delle 18 attuali, a parità di salario. L’impasse sul capitolo istruzione è l’ultimo dato di cronaca sul fronte della legge di Stabilità, su cui ieri a Montecitorio è iniziato il voto in commissione Bilancio. Per un nodo ancora irrisolto, un altro sembra in via di soluzione. Il «tesoretto» Irpef dovrebbe andare alle famiglie nel 2013 e al taglio del cuneo fiscale in favore di lavoratori e imprese nel biennio successivo. Questo l’accordo preso dai tre relatori con il ministro Vittorio Grilli in un incontro di ieri mattina. Novità in vista anche sugli esodati, tema affrontato in serata in un altro incontro con Elsa Fornero. Ma sarà la scuola certamente a infiammare il voto e le piazze. A decretare la capitolazione dell’ipotesi alternativa all’aumento dell’orario per gli insegnanti a 24 ore settimanali è stata la Ragioneria, ancora una volta snodo cruciale per le decisioni parlamentari. Il ministero e i relatori, infatti, avevano reperito risparmi per circa 150 milioni, l’obiettivo stabilito nella Spending review per il 2012 (172 nel 2013 e 236 nel 2014). Nelle pieghe del bilancio di Viale Trastevere (già più volte taglieggiato) a fatica si era riusciti a ritagliare un centinaio di milioni. Il resto sarebbe stato reperito dal fondo di 900 milioni per la spesa sociale (lo stesso a cui sperano ancora di attingere i malati di Sla). Insomma, si era molto vicini al traguardo. Ma nella serata di ieri è arrivata la doccia fredda: per i tecnici di Via Venti settembre le voci indicate valgono non più di una settantina di milioni. La metà. E per gli anni successiviva anche peggio. «Abbiamo un problema ha annunciato in commissione il sottosegretario Gianfranco Polillo La proposta del ministero copre solo 74 milioni nel 2012, 50 sia nel 2013 che 2014. Quindi mancano 80 milioni nel 2012, 120 nel 2013 e 180 nel 2014». Tensione e parole forti nella discussione alla Camera. Il presidente della Bilancio, Giancarlo Giorgetti (Lega), dice che il ministero dell’Istruzione «non può pensare che siano altri comparti dell’amministrazione a farsi carico dei tagli alla scuola. Non potrà avere deroghe, altrimenti tutti i comparti potrebbero avanzare le stesse pretese». Quindi, o nella seduta di domani sull’esame del provvedimento (convocata alle 17), il governo si presenta con un emendamento «oppure si procederà con i tagli lineari». Scettici anche i relatori, per Renato Brunetta (Pdl), ormai, serve «un miracolo». Pier Paolo Baretta (Pd) parla chiaro: «Noi non abbiamo strumenti per poter intervenire, è un vero e proprio impasse». La commissione Bilancio non vede vie d’uscita: «O arriva l’emendamento domenica o si procede con i tagli lineari». Con la conseguenza che, per coprire quei tagli, gli insegnanti della scuola debbano davvero fare 24 ore settimanali. La partita è frenetica: in 48 ore si dovrà trovare la soluzione, visto che si è deciso di votare il provvedimento domani. Lo scontro sulla scuola ha già coinvolto i leader politici. «Basta dare schiaffoni alla scuola ogni 6 mesi», ha dichiarato ieri a Milano Pier Luigi Bersani. Intanto a Montecitorio il Pd fa quadrato. Dario Franceschini avverte: se tornano le 24 ore per gli insegnanti «mancherebbero i voti del Pd alla legge di Stabilità». «Su questo c’è stata una convergenza di tutto l’arco parlamentare e precisi impegni politici, su questo non ci saranno passi indietro», ha dichiarato Manuela Ghizzoni (Pd), presidente della commissione Cultura. Ma nei fatti oggi la palla è nel campo del governo: sta a lui trovare le risorse. FISCO Nel frattempo si lavora alla questione fiscale. Ieri sarebbe stata definita per il 2013 una detrazione Irpef di 150 euro a figlio per i redditi fino a 35mila euro annui. Solo nel 2014-15 ci sarà il taglio al cuneo fiscale sul lavoro. Le modalità sono ancora da definire: per ora resta la divergenza tra Pd e Pdl sulla destinazione delle risorse per le imprese. Il primo pensa a uno sgravio Irpef per gli autonomi analoga a quella per i dipendenti, il secondo preferirebbe la sterilizzazione dell’Irap. Resta ancora aperta anche la «questione produttività»: per Renato Brunetta tutti i risparmi dovrebbero essere destinati al salario di secondo livello. Non sarà facile trovare la quadra. Per ora a dirsi soddisfatto è l’Udc, che da sempre aveva posto la priorità della famiglia. Naturalmente famiglia e lavoro sono intrecciati: si tratta sempre di sgravi sull’Irpef destinati alle fasce più bisognose. Nonostante i nodi, ieri si è comunque fatto un passo avanti durante l’incontro nella mattinata dei relatori, Grilli. L’operazione Irpef si farà: non verrà congelata come si era ipotizzato l’altroieri. Nel triennio alle famiglie andranno tre miliardi, e circa altrettanto al lavoro. Sugli esodati «il Pd propone di coprire tutti i lavoratori a rischio nel biennio 2013-14 spiega Cesare Damiano le risorse si potranno trovare prioritariamente dai risparmi sui fondi già stanziati per i 120mila salvaguardati». Oggi si attende la proposta. A proposito di risorse, Marco Causi e Rolando Nannicini puntano il dito contro i 500 milioni stanziati per il fondo affitti degli immobili conferiti dallo Stato ai fondi immobiliari. Per i parlamentari il dato è sovrastimato: basterebbe la metà.