Riformista: Antidoping a scuola? Via, signor ministro...
STRANEZZE 1 AMATO PROPONE
A Giuliano Amato portiamo rispetto politico e stima intellettuale da una vita: e continueremo a portarglieli, non solo perché gli siamo amici, ma anche, e soprattutto, perché sappiamo bene quale grande risorsa abbia sempre rappresentato per noi riformisti e per la Repubblica. Non sappiamo se e quanto la cosa ad Amato interessi. Ma, qualora gli interessasse anche solo un po', farebbe bene a darci una mano: negli ultimi tempi proprio non lo sta facendo.
Due esempi per tutti. Sul primo, il decreto contro la violenza negli stadi, frutto di un'intensa collaborazione con Giovanna Melandri, le nostre perplessità di appassionati di pallone, ma anche di vita, e di libertà repubblicane, sono note ai lettori: chi vuol saperne di più, può leggere con profitto l'editoriale in seconda pagina. Sul secondo, la lotta contro la droga, in particolare ma non soltanto tra i giovani, fatichiamo a trovare le espressioni giuste per commentare quel che il ministro dell'Interno va ripetendo negli ultimi tempi, sino a ieri in privato, e da ieri, visto che ne ha parlato a un convegno fiorentino dell'Anci, anche in pubblico.
Sostiene Amato che, se vogliamo fare una campagna antidroga seria, non dobbiamo prendercela solo con i trafficanti e i ragazzi, ma anche con «noi stessi», con la comunità degli adulti, o almeno con «quei genitori, e non solo i figli, che prendono la coca nel weekend per passare un fine settimana più elettrizzante». Bene. Ma da dove la cominciamo, la buona battaglia? «Si potrebbe prevedere l'antidoping a scuola, ad esempio dopo l'interrogazione… Se lo studente risulta positivo, perde i punti e l'interrogazione non vale». Insistiamo: anche solo azzardare un commento a una proposta del genere, buttata là, ricordiamolo, non dal primo passante, ma dal ministro dell'Interno, è impresa difficile. Quasi proibitiva. È vero, in parte lo azzarda lo stesso Amato, non noi, riconoscendo che «la cosa può apparire un po' idiota», ma non per questo immeritevole di essere valutata e «magari sostituita da un'altra». Ma se è lui il primo a temere che possa apparire così, perché ce la propina?