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Repubblica: Un badge per gli studenti? I presidi romani dicono "no"

Il tesserino per monitorare le assenze non trova consensi. "Nuoce alla responsabilità"

20/01/2010
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la Repubblica

L´idea del badge elettronico per monitorare le assenze e i ritardi degli studenti non piace ai presidi della Capitale, che di fronte alla possibilità di dotarsi della Carta dello Studente 2.0 ideata da Ministero dell´Istruzione – come ha fatto la collega del Giulio Cesare, Carla Sbrana – scuotono la testa. «Gli strumenti elettronici hanno senso se sono utili alla formazione dei ragazzi – dichiara Mario Rusconi, preside del Newton – Il badge nuocerebbe alla loro responsabilizzazione, che è compito della scuola promuovere». Dello stesso parere anche Cosimo Guarino, dirigente scolastico del Mamiani, così come Letizia Terrinoni, preside del Tasso.

Gli istituti che adotteranno il nuovo tesserino partecipando al bando del Ministero (la cui scadenza è stata prorogata al 30 gennaio) e che verranno selezionati da viale Trastevere, potranno decidere sia la tecnologia della quale dotarsi (identificazione a radiofrequenza, banda magnetica, codice a barre) sia i servizi forniti dal badge, dal controllo delle presenze alle pagelle digitali. Riceveranno dal Miur un contributo di 500 euro più un euro per ogni iscritto al primo anno, destinato all´acquisto delle carte. Per partecipare al progetto, però, è indispensabile che ad aderire sia una rete di almeno 5 scuole ed ecco perché il Giulio Cesare è ora alla ricerca di partner. «La trovo una strada interessante sia per la semplificazione amministrativa che per fornire ai genitori uno strumento di controllo in più – spiega Sbrana - Consultando il nostro sito e inserendo la password potranno verificare in tempo reale la frequenza dei loro figli, come già fanno per i loro risultati».

Se il preside del Cavour, Giuseppe Contessa, ammette che «potrebbe essere utile», ma preferisce «salvaguardare il rapporto umano tra genitori, studenti e docenti», quello di Rosario Salamone, dirigente scolastico del Visconti «è un "no" pedagogico. Quella del controllo serrato dall´alto è una china pericolosa verso cui ci stiamo avviando, che segna la sconfitta dei rapporti di fiducia nella società in cui viviamo. Dobbiamo sviluppare il senso di responsabilità degli studenti, altrimenti tra qualche anno che faremo? Introdurremo i body-scanner?». «Sarà un sistema utile per smaltire le pratiche amministrative – commenta Daniela Scocciolini, preside del Pasteur – ma mi sembra una dispersione di denaro pubblico. La scuola ha esigenze più urgenti su cui il Ministero dovrebbe investire».


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