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Repubblica: "Stranieri a scuola esclusi dal tetto del 30% i bambini nati in Italia"

Gelmini: gli eccedenti trasferiti nel quartiere vicino

11/01/2010
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la Repubblica

Il limite non sarà rigido: potrà essere aumentato in presenza di extracomunitari buoni conoscitori dell´italiano
MARINA CAVALLIERI

ROMA - Dopo gli annunci e le polemiche, arrivano i dettagli e le precisazioni: i bambini stranieri nati nel nostro paese avranno lo stesso trattamento degli alunni italiani. Non sarà necessario "differenziarli" dagli altri. Il ministro Gelmini torna a parlare della quota del 30 per cento di stranieri nelle classi: questo tetto, che dovrà essere rispettato dal prossimo settembre, non riguarda gli scolari nati in Italia. E non è un tetto rigido, discriminatorio, invalicabile.
Il ministro lo ha detto a "Mezz´ora su Rai3", assicurando che la questione interesserà un numero ridotto di scuole e che gli spostamenti dei bambini che non rientrano nella quota saranno brevi, nel quartiere vicino. Il tutto «senza pesare sulle famiglie». Il tetto del 30 per cento è stato introdotto attraverso una circolare dell´8 gennaio indirizzata a tutti i presidi che dovrà essere applicata a partire dal prossimo anno scolastico, una quota decisa dal ministero per evitare le classi-ghetto ma il provvedimento ha suscitato preoccupazioni e perplessità. Con che criterio escludere gli alunni in sovrannumero? Come trasferirli? Il provvedimento garantisce il diritto allo studio? Ecco ora le precisazioni del ministro.
Il tetto non è invalicabile: se ci fossero allievi stranieri in possesso di «una adeguata competenza della lingua italiana» il limite potrebbe essere aumentato dal direttore generale dell´ufficio scolastico regionale. La deroga al 30 per cento potrebbe scattare, dice sempre il ministro dell´Istruzione, anche negli «stati di necessità provocati dall´oggettiva assenza di soluzioni alternative»: ad esempio nelle zone isolate, montane o nelle isole. Il ministro ha anche precisato che verranno attivate delle convenzioni con gli enti locali per favorire gli spostamenti dei bambini in sovrannumero e che verrà potenziata «l´alfabetizzazione degli alunni stranieri per migliorarne l´apprendimento della lingua» attraverso finanziamenti. Il ministro ha spiegato che lo sbarramento è stato «suggerito da quei dirigenti e docenti a diretto contatto con classi composte in prevalenza da immigrati». Ma che di fatto oltre un alunno straniero su tre non rientrerà nel provvedimento poiché «il 35 per cento sono nati in Italia».
Un provvedimento dunque essenzialmente preventivo. Secondo il ministero, nello scorso anno solo il 4,7 per cento degli istituti ha superato la soglia del 30 per cento. Secondo uno studio dell´Ismu le scuole interessate sarebbero ancora meno: il 2,25 per cento. Sulla questione di porre un limite agli alunni stranieri nelle classi si è espressa anche la Cei, che sul quotidiano "Avvenire" approva l´iniziativa: «Un passo avanti ormai irrinunciabile».
Ora però si aprono alcune questioni politiche. «Accolgo con piacere la conversione allo ius soli del ministro Gelmini», commenta Andrea Sarubbi, deputato del Pd, primo firmatario della proposta di legge sulla riforma della cittadinanza. «Escludere dal tetto del 30 per cento gli studenti stranieri nati in Italia significa riconoscere di fatto che chi è nato da noi e frequenta le nostre scuole deve essere considerato italiano. Non possiamo non pensare che queste posizioni, per coerenza, si rifletteranno nel dibattito sulla riforma della cittadinanza in Parlamento».


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