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Repubblica: "Statali, boom di assenteisti costano quasi un punto di Pil"

Montezemolo accusa. Draghi: priorità all´istruzione

05/12/2007
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la Repubblica

Il leader di Confindustria: "Le assenze sono il 30% più alte che nel privato"
ELENA POLIDORI

ROMA - Statali assenteisti. Dati alla mano, Luca Cordero di Montezemolo attacca: il fenomeno è superiore del 30% rispetto alle grandi imprese industriali e costa quasi un punto di Pil, circa 14,1 miliardi. Altre evidenze numeriche: se si azzerassero queste assenze «diverse dalle ferie», si risparmierebbero 8,3 miliardi negli enti centrali e 5,9 in quelli locali. E se si portasse la quota delle assenze totali, ferie incluse, al livello del comparto privato si otterrebbe un risparmio di 11,1 miliardi. Applausi.
Il presidente della Confindustria parla alla Luiss. Nel suo discorso il male «evidente e clamoroso» dell´assenteismo viene fuori un po´ come l´altra faccia della mancanza di una «cultura del merito» e quindi, in ultima analisi, della carenza d´investimento in capitale umano. «Un tipo speciale di capitale», secondo la definizione del governatore della Banca d´Italia, Mario Draghi, pure presente all´inaugurazione dell´anno accademico che «si produce» proprio nelle scuole e nelle università. Ecco allora che l´istruzione, se così concepita, diventa «motore della crescita» economica e quindi, in definitiva, «garanzia della stessa stabilità del sistema finanziario». Spiega: «Più un paese cresce più è in condizioni di pagare il proprio debito, e il nostro è alto». Studi di alcuni suoi esperti (tra cui il vicedirettore generale Ignazio Visco) calcolano che un aumento del capitale umano equivalente a un anno di istruzione in più, comporta un aumento del prodotto pro-capite del 5%. Morale: bisogna «garantire ai giovani una scuola e una università di qualità», esorta Draghi.
In Italia però - è l´accusa di Montezemolo - le università peggiorano, ultime per preparazione fornita nell´ambito del g7, in coda nella graduatoria Ocse. In più, nel paese si registra una «allergia alla meritocrazia». Col risultato che la società «rimane improntata sulle caste», la mobilità è bassa, i figli perpetuano il lavoro dei padri e nel settore pubblico non c´è efficienza. Anzi, qui regna appunto l´assenteismo che è «emblema dell´inefficienza». Senza contare i costi generati dalla «bassa o nulla» produttività di quella parte dei dipendenti pubblici - «minoritaria ma non piccola» - che svolge «poco o male la sua attività, pur essendo ufficialmente presente sul luogo di lavoro».
Statali assenteisti e pure fannulloni, par di capire, secondo un´analisi che fa subito discutere. Ma Montezemolo stila anche una sua speciale graduatoria: tra i ministeri la maglia nera va alla Difesa dove le scrivanie sono vuote per ben 65 giorni in un anno, seguono l´Economia e l´Ambiente (60). Assenteismo «elevato» anche all´Agenzia delle Entrate; all´Inpdap si sfondano i 67 giorni. Negli enti locali spicca il Comune di Bolzano (74 assenze l´anno), seguito da La Spezia e la provincia di Ascoli Piceno (oltre 70). Più in generale, tra ferie e permessi vari un pubblico dipendente è fuori ufficio un giorno di lavoro su cinque.
«Come si deve reagire?», si chiede Montezemolo. E la risposta è che bisogna pagare meglio chi lavora di più, nel pubblico e nel privato. Al tempo stesso, va sanzionato chi non produce pur essendo pagato per farlo. Confindustria propone di affrontare questi temi nel dialogo con i sindacati per «far crescere di più il paese e innalzare i salari».


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