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Repubblica: Scuola, parte il maxi-esodo:118 mila in età da pensione

Al via il ricambio generazionale: sei docenti su dieci hanno più di cinquant’anni Il corpo insegnante più anziano d’Europa: 300 mila in uscita entro il 2010

27/12/2007
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la Repubblica

di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - A scuola è in arrivo il ricambio generazionale. La fascia dei venticinquenni è praticamente scomparsa e si è ridotta all’1% la media degli insegnanti con meno di 30 anni. Anche ai bambini è riservato un corpo docente in là con gli anni: nelle elementari solo il 4% dei maestri non ha superato la soglia dei trenta. Nei gradi successivi il panorama non cambia, anzi. Nelle scuole medie il 62,7% dei docenti ha superato i 50 anni e nelle superiori il 70%. Sei su dieci hanno più di cinquant’anni. «Abbiamo gli insegnanti più anziani d’Europa», è l’allarme lanciato dagli esperti di scuola dopo gli ultimi raffronti con i nostri partners. Fa eccezione la Germania ma con percentuali meno elevate.
In Italia un insegnante su due ha un’età compresa fra i 50 e i 59 anni. In molti casi si tratta di “pantere grigie” stanche, esaurite, logore dopo anni di cattedra, stipendi bassi e scarse soddisfazioni professionali. Per questo la scuola dei vecchi prof va in pensione. Siamo solo all’inizio della fuga. Diventati il terminale su cui si scaricano le mille contraddizioni della società contemporanea, i docenti italiani lasciano il posto in media cinque anni prima di raggiungere i limiti di età.
Le ultime stime dicono che dal 2008 inizierà l’esodo. Sarà il più grande dal dopoguerra. Il ministero della Pubblica Istruzione, infatti, calcola che nei prossimi anni usciranno circa 300.000 docenti. Secondo i sindacati si tratta di una stima per difetto. «Se partiamo dal 2005, entro il 2015 si prevede che lascino 400.000 docenti, circa la metà dell’intero corpo docente - afferma Enrico Panini, segretario nazionale della Flc-Cgil - Sarà un processo di rinnovamento da cui dipenderà la riforma dell’istruzione, perché con il ricambio generazionale entrerà nelle aule un diverso sviluppo culturale. La cosa importante, però, è che il vuoto non venga rimpiazzato con una nuova ondata di precariato». Ma ci sono le 150.000 assunzioni dei precari. «Certo - continua Panini - tuttavia non sono sufficienti a coprire l’insieme dei posti vacanti. Occorre che a un esodo consistente corrispondano immissioni in ruolo regolari, altrimenti ci sarebbe un peggioramento».
Ma cerchiamo di fare un po’ di conti. Dice Massimo Di Menna, segretario nazionale della Uil scuola: «Nell’ultima seduta in Senato prima di Natale è stata approvata la modifica della Maroni. La legge del precedente esecutivo dopo avere concesso di andare in pensione con 57 anni di età e 35 di contributi prevedeva che dal 2008 si potesse andare in congedo solo a partire dai 60 anni. La modifica, invece, reintroduce l’anticipo e consente a chi ne fa richiesta di andare in pensione a 58 e 59 anni con 35 di contributi. Quanti hanno questi requisiti? 78.000. Se a questi aggiungiamo i 40.000 che hanno raggiunto o superato la soglia dei 60 allora arriviamo a un totale di 118.000 che hanno i requisiti per fare la domanda». «Ovviamente non usciranno tutti il prossimo anno», sostengono i sindacati. Circa 70.000 potrebbero lasciare. Ma ci sarà davvero il ricambio generazionale? Molti dei precari hanno ormai i capelli bianchi. «In effetti il problema c’è - ammette Di Menna - La loro età media è intorno ai 40 anni, ma ce ne sono molti più avanti con gli anni».
Le domande scadono il 10 gennaio. Ma sui tavoli dei rappresentanti sindacali già da un mese si susseguono le richieste per avere informazioni e consulenze. L'addio dei 400 mila nei prossimi anni sarà un evento fisiologico, ma nelle aule avrà l'effetto di una scossa di terremoto. Nella storia della scuola non ci sono precedenti. Per trovare un'emergenza in qualche modo paragonabile bisogna tornare al '62, quando con la media unificata e il boom dell'istruzione di massa non si trovavano laureati da assumere. Allora, con un decreto, vennero autorizzati i presidi a chiamare personale anche privo dei titoli.


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