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Repubblica-Perché l'Ocse sbaglia a bocciare la scuola -di Letizia Moratti

Pagina 19 - Commenti Perché l'Ocse sbaglia a bocciare la scuola LETIZIA MORATTI ...

07/01/2006
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la Repubblica

Pagina 19 - Commenti
Perché l'Ocse sbaglia a bocciare la scuola
LETIZIA MORATTI


Egregio direttore, ho letto con stupore su Repubblica di ieri l'articolo "Bocciata dall'Ocse la scuola della Moratti". Ancora una volta la scuola e l'università del nostro Paese vengono rappresentate come se nulla fosse stato fatto negli ultimi anni, come se non fossero state attuate importanti riforme indirizzate proprio a sanare le situazioni denunciate dall'Ocse.
Le riforme stanno dando da un paio d'anni positivi risultati dei quali l'Ocse non tiene conto, essendo i dati illustrati del 2003, se non addirittura degli anni precedenti. Quelle bocciate dall'Ocse, pertanto, sono la scuola e l'università che io ho trovato all'inizio del mio mandato nel 2001.
Ritengo opportuno fare una riflessione e fornire qualche dato.
La riflessione: il suo giornale ha riportato con enfasi un rapporto basato su dati superati, e non ha dato in passato lo stesso rilievo a relazioni annuali degli organismi di valutazione, l'Invalsi per la scuola, il Cnvsu per l'università e il Civr per la ricerca, che fotografano la situazione aggiornata all'anno di riferimento. Sottolineo che una rigorosa valutazione da parte di questi enti indipendenti costituisce l'asse portante della mia azione nella "filiera" della conoscenza scuola-università-ricerca.
Il Rapporto Invalsi presentato un mese fa, per esempio, rileva che le competenze degli alunni in grammatica e matematica stanno migliorando, dopo anni di declino testimoniato dall'indagine Ocse-Pisa.
Per quanto riguarda i diplomati, il dato Ocse si riferisce alla fascia d'età 24-64 anni, sulla quale ovviamente non si può intervenire. Invece, per la fascia d'età 18-24 anni siamo oggi ampiamente nella media europea, ossia all'80% rispetto al 70 del 2001.
Una puntualizzazione va fatta anche sugli stipendi degli insegnanti, ora vicini alla media europea, essendo aumentati mediamente negli ultimi 4 anni di 274 euro mensili attraverso la destinazione di apposite risorse per la valorizzazione della professionalità, e sui finanziamenti al comparto scuola, aumentati dal 2001 al 2005 di cinque miliardi di euro, con un incremento del 13%, tutto finalizzato alla scuola statale.
Altri tre dati sulla scuola che smentiscono l'Ocse: con le 130.000 immissioni in ruolo a partire dal 2001 abbiamo "svecchiato" notevolmente l'età media degli insegnanti, mentre il rapporto docente/alunni di 1 a 10, che si riferisce al 2001, tra i più bassi in Europa, sta migliorando per effetto di interventi di razionalizzazione. Infine, abbiamo recuperato al sistema scolastico-formativo oltre 120.000 ragazzi che lo avevano abbandonato, abbassando considerevolmente il livello di dispersione.
Un breve cenno sui dati riguardanti l'università. Il rapporto Cnvsu 2005 ha evidenziato un forte incremento dei laureati, 220.000 all'anno, con un aumento del 30% rispetto al 2001, mentre il tasso di abbandono degli studi è sceso dal 65 al 40%. Diminuisce inoltre il numero degli studenti che si laureano fuori corso. Anche l'iscrizione alle lauree scientifiche, che ci vedeva penalizzati rispetto ad altri Paesi, è in netta ripresa (+10%) grazie a iniziative mirate. Il finanziamento statale alle università, infine, è aumentato dal 2001 al 2005 del 13,5%.
Certamente la strada da percorrere è ancora lunga e i risultati si vedranno nella loro pienezza tra qualche anno, con la completa attuazione delle riforme. Ma rappresentare l'Italia come il fanalino di coda dei Paesi Ocse, con "investimenti da Terzo Mondo", non risponde al vero e certo non giova agli studenti, alle famiglie e agli insegnanti, che giustamente credono nella scuola come "motore" del rinnovamento del Paese.

L'autrice è ministro dell'Istruzione


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