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Repubblica-Napoli-Noi, professori senza diritti in gara per cattedre fantasma

Cronaca di una giornata nell'istituto di vico Acitillo in cui si assegnano le supplenze "Noi, professori senza diritti in gara per cattedre fantasma" l'attesa Valeria, incinta, d...

26/08/2003
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la Repubblica

Cronaca di una giornata nell'istituto di vico Acitillo in cui si assegnano le supplenze
"Noi, professori senza diritti in gara per cattedre fantasma"
l'attesa Valeria, incinta, due lauree e 6 abilitazioni, aspetta nell'afa con i figli nella carrozzina: "Basta, sono stufa..."
la rabbia "Mi dispiace, ma qui il posto non esiste, c'è un errore". Il calvario dei docenti: "Trattati peggio delle bestie"
GIANTOMASO DE MATTEIS


"Mi dispiace, ma qui il posto non esiste. C'è un errore", dice il preside. La beffa per Rosaria, prof a contratto da dieci anni, arriva in diretta. Accetta l'incarico di insegnare Lettere al "Fortunato" e visto che le nomine si fanno lì, nell'istituto di vico Acitillo, verifica subito la disponibilità della cattedra. Che non c'è. Cattedra fantasma, si dice nel gergo dei precari. Lei, però, alla fine è fortunata. Può contare sulla commissione al lavoro, che riapre subito il suo caso. Avesse aspettato qualche ora o qualche giorno (dipende dalla fortuna e non dal diritto acquisito) si sarebbe trovata a raccogliere "qualche osso" di supplenza in chissà quale scuola. Altro che graduatoria. Quella poi che si può leggere nelle bacheche dell'Ipct vomerese non è stata nemmeno "ripulita". Seicento nomi e cognomi divisi nelle tre fasce dell'A050, insegnamento in Lettere. Per cui chiamando i primi quattrocento, alcuni già titolari e altri con incarichi in corso, se ne parte la prima ora. Con il magro risultato di portare a termine una sola nomina. Dalle 10 alle 12 si smaltiscono una trentina di pratiche. Poche, pochissime. Per l'afa insopportabile e gli aspiranti prof costipati come sardine, più di 300, in una piccola aula al primo piano (per non parlare dei bivacchi all'ingresso dell'istituto), sulle scale ma pronti a invadere il banco della commissione quando il numero di chiamata si avvicina. E la rabbia che monta. "Perché è peggio dell'anno scorso. Certo non ci aspettavamo i condizionatori, ma almeno un microfono, per sentire quando ti chiamano. O un display o un video proiettore dove appare la sede e il tuo nome", dice Alfredo, abilitato dal '90. "Altro che professionisti, qui ci trattano come bestie". Ma l'esperienza (o la sofferenza, scegliete voi) serve, anche al precario. Fa aguzzare l'ingegno. E così quando cominciano ad "apparire" le prime cattedre fantasma, l'aspirante prof, cellulare all'orecchio, verifica la reale disponibilità. Che non c'è, ovviamente. E quando i fantasmi sono troppi, parte la rivolta. Paolo Simia, funzionario della centro scolastico amministrativo, coordinatore delle operazione non fa altro che alzare le mani, in segno di ressa. "Sospendiamo tutto, si riparte tra due ore". Poi, sudato, i nervi a fior di pelle, confida: "Qui ci vuole la polizia. Non voglio mica scaricar colpe. Ma non si può far entrare 200, 300 persone in questa stanzetta. Noi non si può lavorare con serenità, né i candidati possono scegliere con tranquillità". Chi doveva sovrintendere alla buona e serena organizzazione del "rito annuale" è il preside di istituto, Giuseppe Misso. "Per carità, nessuna parentela con il boss", scherza. "Vogliono la trasparenza delle operazioni? Io non mi posso opporre. Entrate venti alla volta, ho detto. Vi chiamo con l'appello. E invece no: tutti vogliono verificare, controllare. Volete la democrazia? Eccola. Non ho usato volutamente i microfoni, il caos si sarebbe moltiplicato...". Trilla il cellulare, il preside è circondato da tre precari con il posto-taroccato. Con energia media telefonicamente con i capi di istituto. "E invece la cattedra c'è. E prima non c'era", riferisce Misso. "Qui c'è da uscir matti". "Abbiamo pregato a luglio i presidi di tutte le scuole di inviarci nel sito le vere e reali disponibilità di cattedre", interviene Simia. "Niente". Sembra il gioco del lotto. "Conta più la fortuna che il diritto", spiega Oreste, da Frosinone. "A meno che non ci sia l'inganno". Già, nel loro gergo i precari hanno coniato un altro modo di dire: "il gioco dell'imboscamento". Ovvero come conquistare una cattedra senza avere le carte in regola, con poca fatica e con l'aiuto della dea bendata e a volte di qualche santo in paradiso.
Sono le 12 e 30: quaranta le nomine effettuate, ne restano oltre cento. La Caporetto della scuola pubblica è in questa prima giornata di convocazioni, che già sono state rinviate al 30 di agosto. È nella rabbia di Marcella, 51 anni, 14 da aspirante prof a Oristano, che per essere puntuale è arrivata da Salerno alle 7 e 30 in vico Acitillo e che, ancora in attesa, invoca scherzosamente un "decreto salva - precari". È negli occhi di Carmela e Valeria, future mamme e aspiranti prof. Prendete Valeria, 39 anni, 4 figli, un altro in arrivo tra un mese. È lì con gli ultimi due, in carrozzina e il marito Massimo, professione giocoliere stagionale, ad aspettare. Sei abilitazioni, due lauree e una terza che manca all'appello per due esami. "A volte penso di mollare tutto. Poi mi obbligo a non fermarmi. Questo è un mio diritto, anche se due anni fa mi sono trovato a insegnare in una scuola che non avevo scelto; anche se ci rubano ogni anno le vacanze perché i calendari tardano ad essere pubblicati; anche se ogni anno vedo i miei colleghi che hanno raggiunto la media dei quaranta-cinquanta anni con i capelli bianchi. È la cosa che più mi rattrista. E poi eccoci qui, al solito appuntamento, in questo campo nomadi. A constatare che le cose vanno sempre peggio". E il peggio deve ancora venire. Divisi, frammentati, delusi. Da due anni senza nomine di ruolo e con sentenze e norme che si sovrappongono. Mentre è in arrivo l'ultimo disegno di legge che di nuovo cambierà il reclutamento e forse il punteggio. Un esercito di poveri in guerra tra loro: lsu contro il personale Ata, "sissini" contro precari storici. "Dei supplenti o del supplizio", dice Valeria. La corregge Alfredo: "Macché, questo è già l'inferno".


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