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Repubblica-Milano-Dutto: mettete il crocifisso in classe

Dutto: mettete il crocifisso in classe Il provveditore ai presidi: è una regola dello Stato, va seguita In molte aule di Milano è stato tolto. "Tocca ai dirigenti fare i co...

13/12/2005
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la Repubblica

Dutto: mettete il crocifisso in classe
Il provveditore ai presidi: è una regola dello Stato, va seguita
In molte aule di Milano è stato tolto. "Tocca ai dirigenti fare i controlli"
Il direttore regionale: l'Avvocatura dello Stato ha stabilito che è illegittima la scelta di quell'insegnante
Il docente ha denunciato il suo capo d'istituto: mi sento discriminato
La circolare inviata dopo il rifiuto di un professore di far lezione a Bergamo
TERESA MONESTIROLI


Un nuovo caso, scoppiato in un istituto in provincia di Bergamo, riapre la polemica sul crocifisso in classe. E il direttore scolastico regionale decide di inviare a tutte le scuole della Lombardia il parere dell'Avvocatura dello Stato per mettere fine a una discussione che da anni divide il mondo della scuola. "L'Avvocatura è intervenuta su richiesta del preside - spiega il direttore Mario Dutto - e ha stabilito che è illegittimo il rifiuto di un docente di insegnare in un'aula dove è affisso il crocifisso. Dal momento che la questione è stata oggetto più di una volta di discussione ho ritenuto opportuno che tutti i dirigenti ne fossero a conoscenza. Ci si può confrontare su tutto, ma una buona amministrazione funziona solo se ci sono delle regole chiare, e su questo punto mi sembra non ci siano più dubbi". D'altronde, ricorda il direttore, già una direttiva del 2002 del ministro dell'Istruzione Letizia Moratti sottolineava l'obbligatorietà dell'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche.
Un'indicazione, quella del ministero, non sempre rispettata degli istituti. Basta entrare in una scuola, infatti, per scoprire che non sempre il simbolo religioso cattolico è esposto in classe. "Non possiamo ispezionare scuola per scuola - continua Dutto -. Affidiamo gli istituti ai dirigenti che hanno la responsabilità di controllare che le regole vengano rispettate".
A mettere in discussione ancora una volta la questione della legittimità o meno del crocifisso nelle aule è Luigi Girelli, professore di italiano dell'istituto tecnico Valle Seriana di Gazzaniga, in provincia di Bergamo. Da mesi, il professor Girelli chiede al preside della scuola, Antonio Savoldelli, di poter insegnare in un'aula senza simboli religiosi di nessun tipo. Iniziata come un scontro ideologico sul principio della laicità dello Stato, da una parte, e sulla direttiva ministeriale dall'altra, la diatriba si è trasformata in vera e propria guerra. Tanto che il professore ha citato il preside al Tribunale del lavoro di Brescia per "discriminazione sul luogo di lavoro". "Il 14 febbraio ci sarà la prima udienza - racconta Girelli -. Il parere dell'Avvocatura non ha messo fine a questa storia che invece inizierà il 14 febbraio in un'aula di tribunale".
Eppure, nella circolare inviata alle scuole dove il parere dell'Avvocatura è riportato per intero si legge chiaramente che "non è legittimo il rifiuto del docente di svolgere il proprio lavoro; la libertà di coscienza non giustifica l'intolleranza di ciò che è legittimamente disposto dalla pubblica amministrazione". Il professore ribatte: "Non mi sono mai rifiutato di fare lezione, ho semplicemente chiesto di poter togliere il crocifisso durante le mie ore, oppure di avere un'aula senza simboli religiosi". Richiesta mai accolta dal dirigente. Così ora, dopo aver occupato l'aula di religione, aver cercato di trasferire le lezioni in uno scantinato, ha deciso di presentarsi in classe con il ritratto di re Vittorio Emanuele III, scaricato da Internet. "La norma a cui si riferisce il ministero è il regio decreto del 1924 che così recita: "Ogni istituto ha la bandiera nazionale, ogni aula ha crocifisso e ritratto del re". Se dobbiamo rispettarlo, almeno facciamo alla lettera".


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