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Repubblica-La politica e gli italiani creduloni

La politica e gli italiani creduloni PIERO OTTONE Questo non è un articolo su Berlusconi, ma sugli italiani, su noi italiani, dei quali si dice, purtroppo a ragione, che ci dividiamo nettam...

05/01/2003
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la Repubblica

La politica e gli italiani creduloni

PIERO OTTONE

Questo non è un articolo su Berlusconi, ma sugli italiani, su noi italiani, dei quali si dice, purtroppo a ragione, che ci dividiamo nettamente in due campi, quelli pro e quelli contro, senza possibilità di comunicazione fra gli uni e gli altri.
Vorrei estrapolare, fra le tante pubbliche esibizioni del personaggio, tre momenti. Il primo riguarda la questione giudiziaria. Alla domanda se provi disagio per i suoi numerosi problemi con la giustizia, con lo strascico delle leggi fatte su misura per toglierlo dai guai, ha fornito per tutta risposta, quasi in letizia, il numero imponente di procedimenti giudiziari, di udienze processuali, di ispezioni e sequestri (centinaia, migliaia) a suo carico. Ogni altro essere umano, al suo posto, avrebbe provato imbarazzo per l'imponenza delle cifre: lui se ne è gloriato. (Mi chiedo che impressione avrà fatto all'estero quella risposta alla conferenza stampa, se qualche giornale straniero l'ha riferita tale e quale.)
Secondo momento: quello sull'editore liberale. Trovandosi di fronte un giornalista di Mediaset, quindi suo dipendente, ha colto l'occasione per proclamarsi editore, sì, ma editore liberale, anzi il più liberale che sia mai esistito, aggiungendo che nessun giornalista al mondo ha denunciato una sua intrusione o un suo intervento men che corretto; sebbene spesso i suoi giornali siano verso di lui "birichini". Prendiamo nota. E poi vorrei segnalare un terzo momento, quello riguardante la sua popolarità. In contraddizione con certi sondaggi, si è detto sicuro di essere molto popolare in Italia, e ha raccontato, fra i tanti esempi di simpatia, quel che gli capita quando entra in un negozio: subito la folla si assiepa sulla strada, e gli occorre tempo e fatica (ha precisato: una decina di minuti) per svincolarsi. Vorrei infine annotare, a futura memoria, una battuta su Piero Fassino, uno dei principali oppositori, del quale ha detto, per canzonarlo, che è magro da fare paura: gli avrebbe mandato un paio di panettoni, presumibilmente per farlo ingrassare.
Le dichiarazioni rese nei tre momenti sopra citati sfidano, evidentemente, ogni razionalità; diciamo pure ogni credibilità. Editore liberale: conosciamo tutti l'appoggio massiccio che gli hanno fornito i mezzi di informazione da lui controllati, le sue televisioni, i suoi giornali; quanto alla mancanza di lagnanze da parte di giornalisti del suo gruppo, mi chiedo che cosa ne avrà pensato Indro Montanelli, nell'aldilà, se lo ascoltava. Non convocò forse, l'editore Berlusconi, la redazione del Giornale, per chiedere il suo appoggio, scavalcando il direttore, appunto Montanelli? E poi i Biagi, i Santoro...
Quanto alla questione giudiziaria, fra i tanti capi d'accusa a suo carico può anche essercene qualcuno meno fondato degli altri: ma è possibile immaginare che siano tutti dovuti a persecuzione giudiziaria? E i capannelli davanti ai negozi, sulla pubblica via, certamente non dimostrano nulla: ogni personaggio pubblico, se va per strada, suscita curiosità. Infine, la battuta su Fassino: l'ho citata solo come esempio di stile, o di mancanza di stile, da parte di un presidente del Consiglio.
E allora, ecco la domanda che è al centro di questo articolo: come è possibile che tanti italiani, certamente onesti, certamente tutt'altro che stupidi, magari colti (magari colleghi in giornalismo), credano a quel che dice Berlusconi, lo prendano sul serio, anche quando le sue dichiarazioni sfidano ogni razionalità; come è possibile che si divertano, quando ascoltano le sue battute? Da tanto la domanda mi perseguita, e trovo difficile rispondere. Ho pensato in un primo tempo che il sostegno a Berlusconi fosse dovuto, semplicemente, ad avversione per la sinistra. Ma riconosco che il prendere per buone frasi come quelle che ho citato, con l'avversione verso la sinistra non ha niente che fare, a parte il fatto che la nostra sinistra, ormai, mi pare proprio che non possa più fare paura a nessuno.
E allora? Forse l'atteggiamento di chi crede a quelle affermazioni, di chi le prende per buone, può essere spiegato solo come un caso di fideismo: che è fiducia incondizionata in qualcuno o qualche cosa; una fiducia che corrisponde a una fede. Se questo è vero, si spiegano molte cose. Si spiega per esempio l'impossibilità di dialogo fra i due campi di cui dicevo all'inizio dell'articolo: non c'è dialogo fra fede e ragione. Il fedele non dà alcuna importanza all'evidenza dei fatti. Col fedele non si ragiona.
A chi non crede, sembra strano che si possa credere; e così a chi non crede in Berlusconi sembra strano che il personaggio, con quei suoi modi, con quei suoi discorsi, con quelle sue battute, possa suscitare qualche cosa simile a una fede. Ma la fede, quando nasce, nasce in modo inatteso e misterioso. E' anche vero, d'altra parte, che in modo altrettanto misterioso si spegne, da un momento all'altro, in modo altrettanto inaspettato. Anche da questo dipendono, mi pare di capire, le nostre future sorti.


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