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Repubblica it-Università-Concorso "unico" sempre più lontano stop alle novità per le assunzioni

Dopo aver sospeso i concorsi la Moratti ci ripensa e fino al 30 giugno tornano le vecchie regole. Tocci (Ds): "Finalmente finiscono le contraddizioni" Concorso "unico" sempre più lontano stop alle...

12/01/2006
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la Repubblica

Dopo aver sospeso i concorsi la Moratti ci ripensa e fino al 30 giugno tornano le vecchie regole. Tocci (Ds): "Finalmente finiscono le contraddizioni"

Concorso "unico" sempre più lontano stop alle novità per le assunzioni

di MASSIMILIANO PAPASSO

Dietrofront del governo sui concorsi universitari. Dopo il diktat del ministro Moratti che all'inizio dello scorso anno aveva ordinato ai rettori di sospenderli in attesa di una più severa regolamentazione, gli atenei italiani hanno trovato nella calza della befana l'inaspettato sblocco dei concorsi per il reclutamento di docenti.

La notizia, che era già nell'aria da qualche settimana, è stata confermata a fine dicembre dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto "milleproroghe" che ha riconsegnato alle università italiane il potere di bandire "nuovi concorsi fino all'emanazione del nuovo decreto legislativo e comunque non oltre il prossimo 30 giugno".

Si aprono così "sei mesi di fuoco" per le università italiane all'interno dei quali gli atenei potranno continuare a scegliere i propri docenti (solo quelli ordinari e associati, non quindi i ricercatori) attraverso le vecchie regole, che prevedono concorsi organizzati su scala locale e banditi autonomamente da ogni singolo ateneo.

Schivato dunque, almeno per il momento, lo spauracchio del concorso unico nazionale, introdotto dalla riforma Moratti e fortemente voluto dallo stesso ministro per ridare al sistema del reclutamento della docenza quella qualità - per usare le sue parole - "che negli ultimi tempi è stata messa in dubbio da eccessivi localismi, insufficiente selettività e dubbi di trasparenza".

"Con lo sblocco dei concorsi universitari - afferma Walter Tocci, deputato dei Ds e componente della Commissione cultura della Camera - il governo torna sui suoi passi e mette fine ad una evidente contraddizione. Prima di questa marcia indietro, infatti, gli unici concorsi che le università avevano il potere di bandire erano quelli che riguardavano i ricercatori, ruolo che proprio la riforma Moratti aveva deciso di mettere in esaurimento. A più riprese avevamo fatto presente questo paradosso ma solo adesso il centrodestra, così come aveva fatto lo scorso anno, apre gli occhi e vi pone rimedio. Resta il fatto però - conclude Tocci - che con una politica del genere diventa quasi impossibile chiedere agli atenei una qualsiasi programmazione in materia di reclutamento della docenza".

Un difficoltà a cui gli atenei in questi anni avevano supplito facendo sempre più spesso ricorso allo strumento dei concorsi, tanto da allarmare il ministro Moratti e obbligarla all'inizio del 2005 ad ordinare a tutti i rettori di congelare i nuovi bandi. Secondo il governo, infatti, solo nei primi mesi del 2005 le università stavano per inserire nel sistema attraverso i concorsi, quasi 7mila unità di personale (di cui 982 per professore ordinario e 1581 per professori associati), mentre soltanto nei primi trenta giorni di gennaio erano stati già banditi concorsi per un totale di 480 posti.

Una "corsa" a cui la Moratti decise di mettere un freno, prima con il blocco temporaneo e poi con il varo di una nuova legislazione che, attraverso il ricorso ad una prova di idoneità nazionale, avrebbe dovuto garantire maggiore trasparenza.

"Bloccare quei concorsi - ricorda Nunzio Miraglia, coordinatore nazionale dell'Andu, l'associazione nazionale dei docenti universitari - fu un atto illogico perché riguardavano solo professori associati e ordinari, e quindi non andavano ad incidere sul sistema vero e proprio del reclutamento. Cosa succederà adesso? Un'ipotesi più che verosimile è che le università tenderanno a dislocare la maggior parte delle risorse a loro disposizione a favore dell'avanzamento, discriminando così il reclutamento e quindi i ricercatori. Un ultimo effetto che la dice lunga sull'agire improvvisato in tutti questi anni del ministro Moratti e del suo ministero".
(12 gennaio 2006)


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