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Repubblica-Il testimone delle femministe alle ragazze nate dopo la legge

Pagina 9 - Interni IL CORTEO GLI SLOGAN Delegazioni da tutt'Italia, clima di orgoglio ritrovato. La promotrice: ora guai a tornare a casa Il testimone delle femministe a...

15/01/2006
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la Repubblica

Pagina 9 - Interni
IL CORTEO
GLI SLOGAN
Delegazioni da tutt'Italia, clima di orgoglio ritrovato. La promotrice: ora guai a tornare a casa
Il testimone delle femministe alle ragazze nate dopo la legge
Sfilano anche tanti uomini: libere voi, liberi noi
I figli li fanno le madri non i Santi Padri
Le donne votano con la pancia
L'integralismo non è lontano in Italia abbiamo il Vaticano
Ma quale famiglia ma quale ministero voi ci sfruttate con il lavoro nero
CINZIA SASSO


MILANO - E adesso? Adesso che su piazza Duomo comincia a scendere il buio, che le bandiere di tutti i colori, i fiori di carta, le coccarde coi colori della pace, gli striscioni scritti a mano, perfino i canovacci della cucina innalzati a stendardi continuano a sventolare, che le note di Bella ciao rimbombano come al 25 aprile mentre le donne sul palco ballano tra loro e quelle che riempiono la piazza battono le mani, ecco, adesso, che si fa? Assunta Sarlo scuote i riccioli spettinati: "Adesso nessuno può tornare a casa". Quando ha letto al microfono, lei, piccolina, infagottata in un paio di pantaloni larghi, davanti una folla che non finiva più mentre ancora gente marciava in piazza Scala e anche in via Manzoni, il messaggio in bottiglia che il 22 novembre ha spedito per e. mail a un gruppo di amiche, l'inizio di tutto questo (e chi l'avrebbe detto), la voce era rotta dalla commozione. Adesso ride felice, certo, guarda quante sono. Ma qui la piazza chiede: e adesso?
Scomparse dalle strade, rintanate nelle loro vite fatte di lavoro e per le fortunate magari anche di carriera, figli, casa, spesa, genitori da accudire, di colpo, un sabato pomeriggio, le donne sono ricomparse. Tante, tantissime. Con i treni speciali arrivati da Torino, Genova, Trieste, Venezia, Firenze, Roma; con i pullman da Brescia, Lecco, La Spezia, da ogni paese della Lombardia e da mezza Emilia; con i voli dal sud, da Olbia e da Palermo, pagati con una lotteria e anche con una colletta fatta ieri, per strada, "se avete un piccolo contributo per le spese, grazie". Sono le vecchie femministe, quelle che in piazza ci andavano eccome e trent'anni fa gridavano slogan che ripetono anche oggi; ma ci sono anche le ragazze che trent'anni fa sono nate, le giovani e perfino le giovanissime che all'uscita dalla scuola hanno trascinato qua anche i compagni. Ci sono gruppi di straniere, Aliga, eritrea, è bellissima, oggi è la sua giornata libera, che gioia ritrovarsi così in tante. Il fatto è che, ancora più inattesi, sono comparsi anche tanti uomini: anche loro, di ogni età e mestiere, qui perché convinti che la parola d'ordine - la libertà di scegliere - meritasse il freddo e il viaggio. E anche la compagnia di tante donne. Quelli di Maschile plurale innalzano: "Libertà femminile, liberazione maschile".
Ha capito male il ministro Storace, che ha definito il corteo un anticipo di Carnevale; hanno capito male quelli, come il post-fascista La Russa, che hanno irriso, dicendo cosa vogliono queste che la 194 nessuno ha intenzione di cambiarla. "Bene - dirà dal palco Susanna Camusso, la segretaria regionale della Cgil che è stata tra le prime a rispondere all'e. mail e che ha messo a disposizione della manifestazione l'aiuto organizzativo del sindacato - consideriamo questa dichiarazione la nostra prima vittoria". La prima, appunto. "Vogliamo più finanziamenti ai consultori, la sperimentazione della Ru486, la pillola del giorno dopo, un legame scuola-consultori. Vogliamo un rapporto con la politica, con i candidati, sennò questa piazza è pronta a mandarli a quel paese". I partiti, alle due, nel piazzale della stazione, si sono presentati puntuali. A parte quelli della Margherita, c'erano tutti con le loro bandiere e qualche loro deputato. Ma i cartelloni, gli slogan, i nomi dei gruppi, erano soprattutto un'altra cosa.
Giovanna ha 24 anni, un cappello verde da strega, viene da Trieste insieme alle ragazze del Gattanera: "Siamo studentesse, da un mese e mezzo abbiamo fondato il collettivo, sentivamo il bisogno di mettere in gioco noi giovani". Edda, classe '33, toscana: "Era ora! Il femminismo non era morto, era solo stato sotterrato. E adesso ricominciamo a parlare del futuro". Nunzia, 54 anni, consigliere comunale a Meda: "Non vogliamo un ritorno al passato, ma vogliamo anche un domani diverso, vogliamo contare". Margherita, da Taranto, Bernardette da La Spezia, Alidina da Firenze: "Ragazze, tranquille, adesso si riparte". Alice, 22 anni, da Roma: "Qualche mese fa ho votato al referendum, venire mi sembrava un dovere". Anna, 49 anni, manager: "Lo scriva che oggi ci sono anche le donne che in genere non frequentano le manifestazioni". Donatella, 40 anni, Palermo: "Siamo precarie, non siamo mai state zitte e continueremo a parlare ancora più forte". Alessandra, 25 anni, da Torino: "La vicenda della Ru486 ci ha fatto risvegliare, dobbiamo difendere la libertà delle donne". Nina, 63 anni, da Genova, urla con le mani a cono "Tremate, tremate, con le figlie e le nipoti non avrete i nostri voti".
Sul palco, intanto, Sandra Ceccarelli legge un brano da una lettera: "Ero distesa su un tavolo, a gambe divaricate, con la sedicente levatrice che immetteva acqua bollita e sapone a forza su per l'utero. Spero solo che nessuno debba più vivere questo dolore e questa umiliazione"; Maddalena Crippa una poesia; Debora Villa ringrazia Storace, se non era per lui, mica eravamo qui; Paolo Hendel fa ridere: "Le donne sono troppo avanti agli uomini... però mi ha deluso un po' la moglie di Ruini, speravo lo convincesse"; Cristina Gramolini chiede i Pacs ("Alcuni vorrebbero imporre una società che non c'è più"); Franca Rame racconta del suo, di aborto; Ottavia Piccolo tiene i contatti con la piazza di Roma, da dove parla Lella Costa. Alle cinque c'è ancora gente che deve entrare in piazza Duomo. Lea Melandri, abbracciata da tutti come una madonna, sorride sorniona: "E adesso? Adesso le donne - in quanto donne, sì, torneranno ad essere un interlocutore obbligato. Esistono, esiste un loro pensiero e potrà condizionare qualsiasi scelta".


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