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Repubblica-IL sogno del cavaliere e i nostri incubi

IL sogno del cavaliere e i nostri incubi GIOVANNI VALENTINI "È strano come la parola "sogno" prenda di regola un segno positivo. Diciamo "i nostri sogni" per descrivere le nostre spe...

04/01/2003
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la Repubblica

IL sogno del cavaliere e i nostri incubi

GIOVANNI VALENTINI

"È strano come la parola "sogno" prenda di regola un segno positivo. Diciamo "i nostri sogni" per descrivere le nostre speranze, o "un luogo di sogno" per dire un posto dove possiamo immaginarci felici. Ma i sogni, i veri sogni, quelli che abitano i nostri sonni, raramente sono felici. Lasciano solitamente in noi un senso di turbamento e i loro luoghi sono strani e pieni di inquietudine. I cattivi fantasmi sono più numerosi degli angeli, soprattutto nell'oscurità".
(da "Il ritorno a Stomersee" di Boris Biancheri
Feltrinelli editore 2002, pag. 148)
Nell'eccitazione che accompagna tradizionalmente il passaggio da un anno all'altro, il nostro presidente del Consiglio ha fatto un "sogno": quello di realizzare le riforme istituzionali con tutte le forze politiche - come ha detto lui stesso a Catania il 27 dicembre - attraverso un dialogo con l'opposizione. È un proposito più che apprezzabile. Le riforme stabiliscono le regole del gioco e queste non si possono modificare a colpi di maggioranza: a suo tempo, il centrosinistra certamente sbagliò ad approvare il federalismo con pochi voti di scarto, sebbene intendesse corrispondere con quella riforma anche alle attese del centrodestra e in particolare della Lega.
Sono passati però pochi giorni e nella conferenza stampa del 30 dicembre Silvio Berlusconi ha chiesto un segnale da parte dell'opposizione: "Sul dialogo - ha intimato davanti ai giornalisti - dev'essere la sinistra a fare il primo passo". A parte l'artificio mediatico di continuare a chiamare il centrosinistra riduttivamente "sinistra", ciò che autorizzerebbe a parlare di "destra" al governo con tutto quel che segue, la pretesa del premier rischia di mortificare il beau geste istituzionale.
Quale segnale, quale primo passo si può aspettare il presidente del Consiglio dall'opposizione? È a lui, piuttosto, al suo governo e alla sua maggioranza, che spetta aprire il dialogo con le altre forze politiche per impostare un confronto sulle riforme, in base a un elenco di priorità e di proposte concrete.
Legge elettorale, forma di governo, giustizia, pensioni, conflitto d'interessi, pluralismo televisivo e quant'altro, sono tutti temi all'ordine del giorno. Ma all'inizio della scorsa legislatura abbiamo visto purtroppo quale risultato hanno prodotto gli sforzi del centrosinistra, e bisogna dire soprattutto dell'onorevole D'Alema, all'interno della Commissione Bicamerale quando la maggioranza di allora tentò - appunto - di aprire un dialogo con l'opposizione. La "destra" si divise su tutto: quella affaristica cercò di utilizzare la riforma della giustizia per difendere le proprie posizioni, spesso anche personali; quella post-fascista si arroccò su un presidenzialismo di stampo autoritario; quella neo-secessionista provò a declinare il federalismo in chiave di separatismo strisciante, salvo poi riuscire a imporre Umberto Bossi proprio a capo del ministero per le Riforme dopo la vittoria elettorale.
Diciamolo francamente: l'esperienza della Bicamerale non autorizza grandi illusioni sull'esito di un nuovo confronto sul terreno istituzionale. Eppure, maggioranza e opposizione hanno entrambe il dovere di provarci nello spirito di un riconoscimento reciproco. Se non altro per scoprire le carte ed eliminare l'alibi del disimpegno. Ma ancor più, come ha ammonito il presidente Ciampi nel suo messaggio televisivo di fine anno, perché l'opposizione di oggi potrà essere la maggioranza di domani e viceversa.

* * *

Nelle previsioni politiche, il primo test per verificare le possibilità di un dialogo istituzionale dovrebbe essere l'indulto: cioè il condono della pena ai detenuti per reati meno gravi. Era stato il Papa, nel suo discorso a Montecitorio del 14 novembre, a sollevare il problema delle condizioni di vita nei penitenziari italiani, chiedendo un atto di clemenza. Poi, è intervenuto anche il capo dello Stato con tutto il peso della sua autorevolezza e della sua popolarità.
Ora si discute se debba essere un indulto vero e proprio oppure un "indultino", vale a dire la sospensione degli ultimi tre anni di pena per chi ne ha scontata almeno un quarto. E ancora una volta, si ragiona in base alla fede o all'appartenenza politica, sul piano della comunicazione più che della sostanza.
Il Parlamento deciderà a metà gennaio ed è auspicabile che sia clemente: il sovraffollamento delle nostre carceri è tale da compromettere la funzione rieducativa della pena. Ma intanto c'è qualcuno che abbia pensato a un piano per la realizzazione di penitenziari più capienti, più moderni e più umani? Esiste un progetto organico per il recupero delle aree urbane che al momento ospitano i detenuti nel cuore di molte città e che invece potrebbero essere destinate ad altri scopi per finanziare la costruzione di nuovi edifici in periferia? E quanti anni dovranno ancora passare prima del prossimo indulto?

* * *

Mentre il capo del governo sogna il dialogo con l'opposizione, i giornali della sua scuderia compilano liste di proscrizione all'insegna dello slogan coniato da Panorama, il settimanale diretto da Carlo Rossella, candidato in pectore alla presidenza della Rai: "Incubati di tutta Italia, unitevi!". Laddove gli "incubati" - secondo Fabrizio Rondolino, già portavoce di D'Alema a palazzo Chigi - sarebbero tutti coloro che hanno l'incubo di Berlusconi, l'ossessione per il Cavaliere. Ed è inutile dire che nella lista figurano diverse firme di questo giornale, a cominciare dal suo fondatore Eugenio Scalfari.
Magari si trattasse soltanto di Berlusconi! All'inizio di questo 2003 carico di incognite e di paure, i nostri incubi e quelli di tanti cittadini, di destra o di sinistra, sono ben altri: la minaccia incombente della guerra in Iraq, il terrorismo, la crisi economica, il crollo delle borse, l'inflazione, la disoccupazione e chi più ne ha più ne metta. In un quadro internazionale così fosco, l'incubo degli italiani è semmai quello di assistere impotenti al declino del nostro Paese: non tanto per quello che fa il governo Berlusconi, ma soprattutto per quello che non fa.
La verità, piaccia o meno a Panorama e agli altri fogli della casa, è che Berlusconi sta diventando un incubo anche per molti elettori di centrodestra, delusi, traditi, frustrati da questo anno e mezzo di parole al vento, di promesse, di polemiche, di chiacchiere a vuoto. È questa la vera ossessione che cresce tra la gente comune, quella che lavora e produce, quella che studia, quella che ogni mese deve fare i conti con i prezzi che aumentano e il valore dei soldi che diminuisce.
Altro che spendete e consumate, come esorta il presidente-imprenditore. C'è poco da scherzare con gli incubi degli operai che perdono il lavoro, degli impiegati che devono adattarsi a un lavoro precario, dei giovani - magari anche laureati - che non trovano neppure quello. Purtroppo per noi, la realtà quotidiana è molto diversa dalla mistificazione del regime televisivo.

(sabatorepubblica.it)


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