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Repubblica-Frustrati, confusi, sottopagati i professori sognano la fuga

Frustrati, confusi, sottopagati i professori sognano la fuga "Macché autonomia, tutto cala dall'alto" crisi in cattedra Tesi di laurea con le risposte di 753 docenti a qu...

17/01/2006
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la Repubblica

Frustrati, confusi, sottopagati i professori sognano la fuga
"Macché autonomia, tutto cala dall'alto"
crisi in cattedra
Tesi di laurea con le risposte di 753 docenti a quesiti sul loro grado di "soddisfazione"
Diffuse lamentele per il carico di attività extra come riunioni e compilazione di "portfolio"
Uno su due accusa i presidi Tre su dieci, se potessero, farebbero un lavoro diverso
SALVO INTRAVAIA


Scontenti, frustrati, in conflitto col sistema, frastornati. In un sola parola: insoddisfatti. È questa la fotografia che esce dall'ultima ricerca sugli insegnanti. A far conoscere come la pensano maestre e professori contribuisce la tesi di una neo-dottoressa in Psicologia, che si è laureata a Palermo lo scorso 11 gennaio.
Per la verità, nel lavoro di Francesca Di Martino - condotto distribuendo un test appositamente "costruito" - c'è anche chi, tutto sommato, è contento dello stato dalla scuola italiana: non tutto è nero, insomma. Ma secondo la ex studentessa e il suo relatore, il ricercatore universitario Francesco Pace, la percentuale di chi mostra un evidente malessere è troppo alta. Soprattutto se confrontata con le altre categorie di lavoratori. E se ad affermarlo sono loro, che di mestiere fanno (o faranno) gli psicologi, forse c'è da credergli.
Basta leggere le conclusioni della ricerca per capire come stanno le cose: "Nella globalità del campione preso in esame abbiamo potuto osservare e rilevare come il quadro di soddisfazione lavorativa generale dei docenti, nella ricerca effettuata, sia in effetti "negativo" e lasci "spazi irrisolti" in diversi ambiti che afferiscono al "sistema scuola", soprattutto nei settori finanziario, organizzativo e gestionale". Lo scopo del lavoro, secondo il titolo della tesi, è quello di capire "la soddisfazione lavorativa, nel quadro del mutamento del sistema scuola, anche in relazione ai cambiamenti che hanno caratterizzato l'ultimo quinquennio, dall'autonomia scolastica alla riforma Moratti".
Per raggiungere questo obiettivo sono stati intervistati 753 docenti palermitani, cui è stato sottoposto un test di 60 domande. Nel campione vengono rappresentati tutti gli ordini di scuola, dalla materna al superiore, e tutte le tipologie di insegnanti: di ruolo, supplenti e di sostegno. Cinque le aree scandagliate: il "coinvolgimento" (da parte dei superiori e non solo), il "conflitto organizzativo" (corrispondenza fra compiti assegnati e competenze-interessi individuali), la "soddisfazione" (grado di autonomia, flessibilità e pressione lavorativa), la "coesione" (livello di amicalità e collaborazione con i colleghi) e il "riconoscimento" (del lavoro fatto anche da parte dei superiori).
In parecchi casi le risposte sono sorprendenti e indurranno a qualche riflessione anche i più convinti assertori della riforma. "I docenti si sentono soprattutto sovraccaricati di attività extra - come la compilazione del portfolio, tante riunioni e altro - decise da altri. Non si sentono, inoltre, abbastanza gratificati dai superiori", sostiene Francesco Pace. E ancora: "Sentono il peso di un rapporto con il dirigente scolastico sempre più verticistico e, paradossalmente, nella scuola dell'autonomia si sentono tutto calato dall'alto".
Un'altra nota dolente è quella delle decisioni del preside, che spesso i docenti non comprendono né condividono. Un intervistato su tre sostiene di "ricevere riscontri dal dirigente scolastico solo quando le prestazioni lavorative sono insoddisfacenti". Quasi metà dei docenti che hanno risposto al questionario "dichiara che i propri dirigenti non conoscono i problemi lavorativi degli insegnanti". Un docente su due (il 53 per cento) sostiene che nella scuola "capacità, intelligenza e bravura non sono tenute in considerazione quanto dovrebbero". Più del 75 per cento si sente sottopagato e tre docenti su dieci, "se potessero, non rifarebbero lo stesso lavoro".
Come in tutte le ricerche basate su "campioni rappresentativi", ci possono essere scostamenti (più o meno piccoli) rispetto a indagini condotte sull'intera popolazione. Ma lo studio di Francesca Di Martino è comunque destinato a far discutere, considerato che agli ottantamila insegnanti siciliani è affidata la formazione di 837 mila alunni.


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