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Repubblica-"Fate il presepe, è un simbolo d'amore" circolare della Moratti, scoppia la polemica

IL CASO Il ministro: ne ha bisogno la nostra società, dilaniata da guerre e violenze. I ds criticano: non se ne può disporre con un ordine di servizio "Fate il presepe, è un simbolo d...

16/12/2004
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la Repubblica

IL CASO
Il ministro: ne ha bisogno la nostra società, dilaniata da guerre e violenze. I ds criticano: non se ne può disporre con un ordine di servizio
"Fate il presepe, è un simbolo d'amore" circolare della Moratti, scoppia la polemica
"Vi scrivo questa lettera per dirvi dell'importanza delle tradizioni"
"Oltre a quello degli acquisti c'è un altro Natale"
MARINA CAVALLIERI


ROMA - "Ho riflettuto molto prima di scrivervi questa lettera ed ho pensato di portarvi le mie riflessioni sull'importanza delle tradizioni, dell'identità culturale". Anche il ministro dell'Istruzione Moratti scende in campo nella polemica sul presepe nelle scuole; lo fa con una comunicato inviato ai dirigenti scolastici, una lettera che ha poco di burocratico, scritta in prima persona, in toni partecipi, un messaggio che per sua stessa ammissione vuole essere una riflessione, ma che per forza di cose diventa un autorevole invito: fate il presepe nelle scuole, esorta il ministro, "non togliete il simbolo dell'amore dalla vita dei nostri studenti".
Nel giorno in cui la Consulta si pronuncia sul crocifisso nelle aule, il ministro interviene sulla celebrazione natalizia e lancia un appello che cala in un momento di forti polemiche. "Come ogni anno ci accingiamo a festeggiare il Natale, fra luci e doni, in un'atmosfera nella quale gli acquisti sembrano il modo più tangibile di mostrare il nostro affetto per gli altri, la nostra generosità. C'è però un altro Natale, quello che ci viene tramandato dalla tradizione del Presepe, il Natale che ci ricorda la nascita di Gesù, nato in una grotta per portare sulla terra un messaggio d'amore, l'amore più estremo portato fino al sacrificio della morte".
"Questo - prosegue il ministro - è il significato del Natale, per chi è credente così per chi non lo è, questo è il messaggio del valore universale dell'amore". Sono certa che queste considerazioni sono valide, dice il ministro, "perché senza rispettare la nostra storia, le nostre radici, non possiamo pensare di capire e rispettare i valori di chi ha storia e cultura differenti dalle nostre".
"Ma c'è qualcosa di più profondo che rende sacra la ricorrenza del Natale, della Natività - conclude la Moratti - ed è l'amore che Gesù ci ha testimoniato. Ed è di amore che ha bisogno la nostra società. Non togliete il simbolo dell'amore dalla vita dei nostri studenti".
Ma l'appello del ministro non è piaciuto all'opposizione che critica la scelta di parlare di presepe in un ordine di servizio. "La lettera che Letizia Moratti ha inviato ai dirigenti scolastici è un gesto improvvido per il ministro dell'Istruzione, che dovrebbe presentarsi come il ministro di tutti gli allievi e di tutte le famiglie, qualunque sia la loro fede religiosa e a prescindere dalle loro grandi scelte etiche", ha detto Maria Chiara Acciarini, capogruppo ds nella commissione Istruzione. "Il tema del presepe - prosegue - non può essere oggetto di un ordine di servizio come una lettera ai dirigenti scolastici. L'unico riferimento ammissibile è quello dell'autonomia scolastica. Proprio nell'ambito di questa autonomia le scuole possono compiere scelte per celebrare le prossime festività alla luce dei principi della solidarietà e della tolleranza".
Favorevoli invece i capigruppo della Casa delle Libertà in commissione Cultura che attraverso una risoluzione chiedono un preciso impegno del governo a tutelare i valori della tradizione giudaico-cristiana nelle scuole. Per confrontarsi con le altre culture, dice Fabio Garagnani di Forza Italia, "bisogna avere la forte consapevolezza della nostra identità storica, culturale e giuridica". Insomma, "della nostra appartenenza alla civiltà giudaico-cristiana". Non si tratta, puntualizza l'esponente azzurro, "di discriminare nessuno", quanto piuttosto di "non vergognarci di ciò che siamo". No, dunque, ad "espungere dai programmi scolastici ogni riferimento al cristianesimo".


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