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Repubblica-Berlusconi attacca gli statali "Basta stipendi senza lavorare"

POLEMICA Il presidente del Consiglio: quando gli impiegati pubblici si guardano allo specchio non dovrebbero essere contenti Berlusconi attacca gli statali "Basta stipendi senza lavorare" DAL...

16/12/2004
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la Repubblica

POLEMICA
Il presidente del Consiglio: quando gli impiegati pubblici si guardano allo specchio non dovrebbero essere contenti
Berlusconi attacca gli statali "Basta stipendi senza lavorare"

DAL NOSTRO INVIATO
CLAUDIO TITO

WASHINGTON - "Troppi sprechi, troppi privilegi" nello Stato. A cominciare dagli impiegati pubblici che "quando si guardano allo specchio non dovrebbero essere tanto contenti", per finire con quegli 11 mila forestali della Calabria che hanno minacciato di "mettere a ferro fuoco il Sud". Silvio Berlusconi punta il mirino contro la Pubblica amministrazione. Espone la sua dottrina e avverte che il primo ramo da tagliare, per insistere sulla strada della riduzione delle tasse, è proprio quello. Così, dopo l'incontro con il presidente americano Bush, il premier italiano si scaglia contro l'assistenzialismo domestico e detta le linee di intervento per i prossimi mesi e dice a chiare lettere che i dipendenti dello Stato sono "un numero eccessivo".
L'occasione gli è stata fornita da una precisazione sul blocco delle addizionali regionali. Approfittando una breve digressione nella conferenza stampa organizzata nell'Ambasciata italiana a Washington, sposta l'attenzione sulle vicende italiane. Il suo ragionamento è scivolato subito sul "costume radicato negli italiani" di approfittare di situazioni di "inattività retribuita". Per questo ha confermato l'incarico di Roberto Calderoli per verificare l'utilità dei forestali calabresi. E per lo stesso motivo ha difeso a spada tratta il blocco del turn over nei ministeri. Una misure adottata sebbene "il partito della spesa pubblica si sia fatto sentire anche nella Finanziaria". Un stilettata nemmeno tanto celata contro An e Udc, e una difesa delle richieste leghiste.
"La nostra volontà è di ridurre le imposte - è la sua premessa - stiamo già lavorando per il 2006". Anzi il Cavaliere è sicuro che sono stati trovati già molti "sprechi e privilegi". Un'"eredità difficile" che va cambiata. Basti pensare ai lavoratori socialmente utili. Ma il cambiamento resta complicato tant'è che persino nella scrittura della manovra economica per il 2005 "il partito della spesa si è rafforzato. Abbiamo cercato di contenerlo. In alcuni casi non ci siamo riusciti. Dove? Negli 11 mila forestali in Calabria che minacciano di mettere a ferro e fuoco la Calabria e tutto il sud". Il commissario del governo si è reso necessario per questo. Perché "qualcuno ci dovrà pur mettere la testa con decisione su certi casi patologici".
Ad esempio lo Stato non può tollerare "blocchi stradali e ferroviari". Ma il punto, ha avvertito il presidente del Consiglio, è anche evitare "effetti negativi e cruenti". Ossia "non si può andare verso l'abolizione dei privilegi a costo di essere violenti e a costo di spargimenti di sangue". Serve "saggezza e buon senso: io faccio come il buon padre di famiglia che cerca di riportare i ragazzi senza forzature".
Nonostante la "comprensione e la solidarietà", il governo è però deciso a trovare "incentivi ai forestali che possano far sorgere iniziative per un lavoro produttivo e non a carico dei contribuenti". Insomma "i cittadini che sono in grado di produrre non devono pesare sugli altri cittadini". Esattamente come "non va visto come negativo il blocco del turn over per ridurre il numero eccessivo degli impiegati pubblici: questo non significa lasciare senza lavoro dei cittadini, ma non aprire a posti che sono non necessari e inutili".
Berlusconi ha cercato nello stesso tempo di ammorbidire la sua posizione ricordando che il suo governo continua a sostenere l'economia sociale di mercato. Sottolineando che "uno Stato non può essere veramente civile se lascia nella malattia e nella povertà i propri cittadini". Ma questo non può essere un alibi: "Non si può nemmeno consentire aree di non azione, di inattività retribuita. Anche perché tutti possono avere il modo di trovare un lavoro in cui realizzarsi". Per concludere: "Non credo che possano essere così contenti guardandosi allo specchio quei cittadini che un giorno fanno e un altro disfano".


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