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Proteofaresapere news - DELLA SCUOLA MEDIA E DEL "LIBERO" AGGIORNAMENTO DEI DOCENTI E DELLA RESPONSABILITA`

di Omer Bonezzi

08/01/2008
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Proteo Fare Sapere

Prove per studenti e docenti

E’ esplosa una notizia che sta producendo un notevole clamore. "Panorama" ha reso pubblici i dati di un’inchiesta, fatta in Lombardia e sulla cui attendibilità scientifica possono sussistere molti dubbi, da cui emergerebbe che gli insegnanti non sono stati in grado di rispondere ad alcune domande delle prove Invalsi somministrate agli alunni.
Altri dati, recentemente resi noti, segnalano in particolare, per i nostri quindicenni, una situazione allarmante.
Resa pubblica la notizia, cominciano i commenti e i polveroni.Tutto fa brodo per buttare, ancora una volta, la croce addosso agli insegnanti o magari per ritirar fuori l’eterno ritornello dell’A.N.P. sulla selezione che dovrebbe essere affidata ai presidi (farebbero a tutti il quiz sulla lievitazione della pasta?).
Siamo seri. E’ davvero tutto troppo grave per giocare al gioco del cerino e alla fine autoassolverci tutti.
I problemi non sono affatto semplici e le responsabilità sono molteplici.
Ad ognuno le sue responsabilità
Credo che un piccolo e modesto atto d’assunzione di responsabilità spetti a tutti. Occorre vedere le colpe della scuola, proporre soluzioni ed esigere che tutti gli altri protagonisti facciano altrettanto.
Qualcosa non funziona nella scuola media: occorre capirlo fino in fondo per riparare i danni, poiché è lì che ricerche internazionali segnalano le maggiori criticità. Il percepire la scuola media, da parte del docente, come un minus rispetto alla scuola secondaria di II grado, pone seri problemi d’identità per questo triennio decisivo per gli alunni.
E’ segnalata, da tempo, anche un’altra questione: l’aggiornamento e la formazione ricorrente dei docenti italiani.
Siamo in piena era della conoscenza. Tutti sostengono che l’apprendimento è per la vita. In Italia tutte le categorie si aggiornano, senza se e senza ma: dai necrofori alle parrucchiere, dal personale A.T.A. agli scienziati. Gli unici che non si debbono aggiornare, ma possono farlo, se lo desiderano, sono gli insegnanti statali. Esistono curiosi bizantinismi pseudogiuridici che sostengono che, essendo l’aggiornamento un diritto e non un dovere, è permesso ad un insegnante di decidere di non aggiornarsi. Questa teoria trova sempre qualcuno disposto a sostenerla per una questione di principio.
Com’è potuto accadere tutto ciò?
Un tempo il passaggio di gradone (progressione di carriera) era permesso solamente se in 5 anni un insegnante aveva frequentato 100 ore di formazione. Tutti per una decina di anni si sono aggiornati. Il sistema aveva dei limiti: i collegi docenti, a cui toccava dichiarare la congruenza tra il progetto di scuola e le scelte anche individuali di formazione dei docenti, approvavano tutto, compreso corsi di ballo, scacchi ed equitazione. Con i limiti detti ed i brontolamenti degli insegnanti libero professionisti fu una stagione notevole: in 5 anni un milione d’insegnanti ha in ogni modo fatto formazione per 100 milioni d’ore.
Il modello di progressione economica aprì un dibattito ingenuo, si discettava: “Ma chi si aggiorna lo fa perché ci crede (passione) oppure perché vuole i soldi della carriera ?”
Non sapremo mai se gli esseri umani lavorano per passione o per lo stipendio. Sono certo che la passione è una buona molla per far bene il proprio lavoro, ma il riconoscimento e l’incentivo economico aiuta anch’esso a generare passione, anzi può tornare a ravvivarla, quando rischia di smarrirsi, creando un circolo virtuoso.
Questo era il dibattito che sarebbe rimasto nel limite del brontolamento, quando a Palermo il Ministro Berlinguer, ad un convegno del CIDI, con notevoli applausi dei partecipanti, dichiarò che la “formazione a punti” e “bollini” nel successivo contratto sarebbe stata abolita. Così fu. A dire il vero l’alternativa alla formazione a punti era il sistema di valutazione degli insegnanti. Sappiamo come è andata a finire.
I sindacati confederali, attanagliati dal Ministro e dalla concorrenza di sindacati autonomi vecchi e nuovi, che sostenevano la proposta facile e demagogica dell’ aggiornamento “libero, se vi pare, come vi pare, che tanto è lo stesso….”, subirono, a mio parere, una sconfitta strategica. Fu abrogata una clausola contrattuale da loro proposta nel precedente contratto.
Sempre nello stesso periodo le professioni sanitarie idearono un meccanismo, tuttora funzionante, uguale a quello che la scuola aveva cancellato.
E’ andata così, documenti alla mano. Proteo Fare Sapere lo ha sempre denunciato, persino nei suoi documenti congressuali.
Le degenerazioni
Il tutto, poi, ha assunto delle forme di degenerazione che meritano di essere stigmatizzate.
Alla Moratti non è parso vero di introdurre elementi di neoliberismo ruspante da “spiriti animali” (ognun faccia ciò che vuole!), che permettevano peraltro di effettuare dei risparmi sugli stanziamenti per la formazione.
In troppi collegi docenti si è arrivati ad approvare aggiornamenti all’unanimità, ma nonostante la delibera del collegio, in poche unità partecipavano ai corsi deliberati (e finanziati). I non partecipanti sostenevano di avere sì votato a favore dell’aggiornamento, ma per consentire ai colleghi di parteciparvi, appunto perché, essendo l’aggiornamento un diritto e non un dovere, potevano starsene a casa senza neppure un filino di senso di colpa.
Un’associazione professionale, con fini sindacali, teorizzava questi comportamenti, con note e minacce contro quei dirigenti scolastici che sostenevano che, se un corso era stato deliberato dal collegio docenti, bisognava aggiornarsi. (Ne conservo una personalizzata in un quadretto!). Tutto questo ha creato dei comportamenti molto impiegatizi e, sul piano deontologico, poco seri e neganti nei fatti una qualsiasi dimensione professionale di questa categoria.
Non è ineluttabile
Il recente CCN della scuola, un buon contratto, non è stato in grado di affrontare il problema, per la necessità che c’era di “chiudere”.
Sono aperte le sequenze contrattuali previste dal contratto e dentro ad esse bisognerebbe trovare una soluzione conclusiva. L’aggiornamento è un dovere e un diritto esigibile ed obbligatorio per tutti. Deve essere di qualità, ma tutti devono aggiornarsi. Chi sostiene il contrario si colloca al di fuori di una corretta deontologia professionale che è connaturata alla funzione docente, ed opera per screditare una categoria professionale che ha i numeri per stare a pieno titolo nella società della conoscenza.
Prepariamoci, come Proteo Fare Sapere, ad una bella discussione culturale, professionale ed anche etica.

Omer Bonezzi
Presidente nazionale di Proteo Fare Sapere


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