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Presidi, 975 quesiti sbagliati. Il Pd: concorso da rinviare

L’ennesimo pasticcio del ministero dell’Istruzione. Cancellato il 20% della prova d’esame. Il Pd: concorso da rinviare

07/10/2011
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l'Unità

Mariagrazia Gerina

«La capacità di negoziare e promuovere il cambiamento all’interno della scuola dipende dal carisma del dirigente (risposta giusta ndr) o dalla bontà delle relazioni tra i componenti (risposta sbagliata ndr)?». Ecco, il ministero dell’Istruzione ha deciso di mettere gli aspiranti presidi di fronte a quesiti di questo tipo. Chi risponde bene vince un posto da dirigente scolastico. Chi risponde male è fuori. Già ma chi lo dice che una è la risposta giusta e l’altra è quella sbagliata? Dilemmi, appunto. Più che domande scritte per selezionare equamente i candidati migliori. E poi errori veri e propri, refusi, imprecisioni tali da compromettere la comprensione del quesito. Insomma, un pasticcio. L’ennesimo. che si compie alle spalle dei quarantaduemila insegnanti iscritti al concorso per dirigenti scolastici, e degli altri che non hanno neppure potuto presentare la domanda.A pochi giorni dalla prova preselettiva, convocata per il 12 ottobre, viale Trastevere si presenta con la candida ammissione che sui 5663 quesiti, pubblicati nelle scorse settimane per consentire agli aspiranti di esercitarsi in vista del test, ben 975 erano sbagliati. Le segnalazioni (e le proteste) arrivate nei giorni scorsi hanno colpito nel segno. «Alle nostre richieste scritte non è stata data mai alcuna risposta», denuncia il segretario della Flc Cgil, Domenico Pantaleo, che chiede ora, a mezzo stampa, al ministero di conoscere: «I criteri in base ai quali sono stati individuati gli esperti incaricati di predisporre le 5.663 domande; i costi di tale operazione; se è stata verificata l’eventuale incompatibilità di tali esperti con l’incarico ad essi affidato (per esempio se erano stati impegnati nell’organizzazione e nello svolgimento dei corsi di preparazione) ». E infine: «Se, per i numerosi errori commessi, è stata prevista a loro carico una penalità economica ». Ovviamente, i 975 quesiti individuati dal ministero stesso come sbagliati sono stati cancellati, tolti dal novero di quelli che potranno essere selezionati per il test del 12 ottobre. Ma un errore che riguarda il 20% delle domande formulate dal Miur è un’ammissione che getta quanto meno nello sconforto. I futuri aspiranti, certo.E anche quanti dipendono dalle decisioni e dalle scelte compiute a Viale Trastevere. E soprattutto, anche dopo le correzioni e la pesante auto-revisione, di quesiti strampalati ne restano parecchi. Quesiti ambigui, dubbi, amletici. E ideologici. Come quello che abbiamo citato sul «carisma del dirigente ». Domanda numero 170, che, anche dopo l’ultima scrematura, ancora campeggia nel blocco dei quiz. «A questo punto siamo costretti a chiedere un breve rinvio perché la prova si possa svolgere in condizioni di serietà, rigore e pari opportunità », attacca la responsabile scuola del Pd, Francesca Puglisi. Stupita dalla mole degli errori. E dal fatto di averne trovati degli altri, non corretti dal ministero. Quesiti d’opinione, li definisce, con rispettive risposte, quantomeno«ideologiche ». «Ne restano in vita ancora numerosi, come abbiamo dovuto rivelare dopo la pubblicazione notturna dei test», denuncia la responsabile Scuola del Pd. Con rammarico. «Perché attendevamo e sollecitavamo con urgenza questo concorso ». Troppe, e da tropo tempo, le scuole senza preside. Oppure con un preside costretto a reggerne altre due o tre. A volte anche più di dieci, insieme. Perciò l’arma del rinvio (o peggio ancora dell’annullamento) fin qui è stata usata con estrema cautela. Nonostante gli errori da parte del Miur siano stati davvero troppi. Il più clamoroso potrebbe rivelarsi quello compiuto ai danni degli aspiranti presidi che, nominati docenti di ruolo da troppo poco tempo per partecipare al concorso, vantano però anni di esperienza nella scuola come precari. In Europa, il dilemma è già stato sciolto. Precario o no il lavoro svolto, nella scuola, come in generale nel pubblico impiego, vale allo stesso modo ai fini di quella che si definisce «esperienza accumulata ». L’ultimo pronunciamento della Corte di giustizia europea risale all’8 settembre di quest’anno. Il bando per selezionare i 2386 presidi di cui ha bisogno la scuola italiana va in tutt’altra direzione. Ai candidati si richiedono cinque anni di esperienza dal giorno della nomina in ruolo come docenti. Una beffa per una scuola che da anni fa sistematico ricorso al lavoro precario. Una parte degli esclusi ha deciso di provare lo stesso a partecipare. Il Tarnon si è ancora pronunciato sul merito del ricorso che hanno presentato, ma intanto ha concesso loro di partecipare con riserva alla prova preselettiva. Gli altri, precari e no, che non si presenteranno con in mano l’ordinanza sospensiva emessa dal Tar lunedì scorso, andranno a ingrossare le fila degli esclusi, che a questo punto hannopoche possibilità di far valere i loro diritti, ma molto rabbia 


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