ROMA - Era stata pensata come misura per favorire i lettori e la diffusione dei libri. Ora è accusata di essere stata trasformata in una norma che favorisce esclusivamente i venditori. Ma il deputato del Pd che ha presentato l'emendamento, lo difende.  Ed esplodono le proteste. Il decreto sugli sgravi del 19% per l'acquisto di libri è stato sostanzialmente modificato dal testo, approvato dalla commissione Finanze e Attività produttive della Camera, che prevede che il credito d'imposta valga per i librai. È stato, infatti, approvato un passaggio che sostituisce il riferimento alle "persone fisiche e giuridiche" con quello agli "esercizi commerciali che effettuano la vendita al dettaglio".

Questa, però, non è l'unica modifica: la detrazione non riguarda più tutti i libri, ma solo i testi scolastici e universitari e, per beneficiare del bonus, gli studenti dovranno presentare nelle librerie che accetteranno di usufruire del credito d'imposta un buono sconto timbrato e numerato.

Immediate le reazioni di chi ritiene, come Alberto Galla, presidente dell'associazione dei librai indipendenti italiani, che il governo approva decreti legge prima di rendersi conto di non avere la sufficiente copertura ed è poi costretto a correggere il tiro o di chi, come il capogruppo di Sel in commissione Finanze, Giovanni Paglia, sostiene che l'esecutivo rimangia la parola data.

Marco Causi, deputato del Pd che ha presentato l'emendamento, respinge, però, le critiche: "Le risorse disponibili nel decreto Destinazione Italia per gli sconti sui libri non permettevano una generale applicazione delle agevolazioni fiscali - precisa - Abbiamo deciso quindi, con il consenso di tutti i gruppi, di destinarle agli studenti delle scuole medie superiori. I ragazzi potranno acquistare i libri di lettura con un immediato sconto che sarà poi risarcito ai librai. Quindi nessun esclusivo favoritismo ai librai, ma un vantaggio per i giovani studenti".