Più inglese e matematica per l’insegnante del futuro
Come cambierà la classe docente con le nuove regole dei concorsi nella scuola.
ROMA Conoscono le lingue, devono soprattutto saper parlare fluentemente l’inglese e possono contare sull’esperienza maturata in classe. Probabilmente, infatti, hanno già qualche anno di supplenza sulle spalle. Vengono da nuove facoltà universitarie e soprattutto sono giovani, di certo più giovani dell’attuale corpo docente della scuola italiana. È questo il profilo del docente del futuro, prossimo. Ed è così che la cattedra inizia a cambiare volto. Con il concorso alle porte, infatti, ci sarà un’infornata di 63.712 docenti che, a prescindere dalle diverse specializzazioni, dovranno dimostrare di saper parlare e scrivere in lingua inglese. Non solo per il punteggio di partenza, che andrà a valorizzare oltre all’eventuale dottorato di ricerca anche le certificazioni internazionali delle quattro lingue comunitarie come inglese e francese, tedesco e spagnolo. Ma anche per il superamento delle due prove: quella scritta avrà due domande su otto, tutte a risposta aperta e svolte al pc, in inglese. Quindi ne va di un quarto della prova. E quella orale in cui, in 45 minuti di tempo, il candidato dovrà dimostrare di saper gestire una lezione, anche con prove in inglese.
IL CLIL
Ma non solo. L’idea del ministro Giannini è infatti quella di estendere il metodo Clil (“Content and language integrated learning”) alle scuole medie per arrivare poi anche alle elementari. Si tratta di svolgere in inglese l’insegnamento di una materia non linguistica, come storia o musica o fisica. Per quest’anno il Clil è previsto nel triennio dei licei linguistici e nell’ultimo anno degli altri indirizzi di scuola superiore. Ovviamente non senza problemi, per trovare docenti disposti a svolgere la loro lezione in inglese. Inevitabilmente le scuole si sono affidate alla disponibilità e alla preparazione personale, non professionale, dei singoli insegnanti. Il Miur infatti, per preparare a dovere i docenti, nell’anno in corso ha stanziato 1,8 milioni di euro per 6850 insegnanti destinandoli innanzitutto a quelli delle classi interessate.
GLI INGEGNERI
Le lingue, dunque, innanzitutto. Ma non solo. Alla scuola italiana mancano i docenti di matematica e scienze che, d’ora in poi, verranno reclutati anche tra i laureati di ingegneria per le scuole medie mentre alle superiori potranno insegnare solo matematica. La carenza di matematici è emersa con tutte le sue criticità nella fase B del piano straordinario di assunzioni della Buona Scuola. Quando ne mancarono all’appello a migliaia. Ora si cambia: con il prossimo concorso, a cui parteciperanno gli abilitati di seconda fascia tra cui una buona parte di docenti di matematica; e poi nel futuro prossimo, quando tutti i concorsi accetteranno come candidati per insegnare matematica anche i laureati in ingegneria.
DIRITTO E ECONOMIA
I concorsi futuri offriranno una chance in più anche ai laureati in scienze politiche: finora senza una precisa collocazione nel mondo del lavoro, domani potranno aspirare all’insegnamento di diritto ed economia. E, questa volta, sono soddisfatti anche gli studenti. Esulta infatti l’Unione degli universitari che nel 2014, con una mozione in Cnsu, chiese la possibilità per i laureati in scienze politiche di accedere all’insegnamento. «Da quel momento - ha commentato Ester Peruffo, capogruppo Udu-Liste Indipendenti in Cnsu - l’abbiamo portata all’attenzione del ministro, di altri dirigenti del Miur, ma anche delle commissioni parlamentari in più occasioni. Si tratta di un grande risultato e lo rivendichiamo con orgoglio». Gli studenti universitari di oggi si preparino: i concorsi dovranno avere cadenza triennale. Quindi, dopo l’assunzione nel triennio 2016-2018 degli oltre 63mila del concorso e dei circa 30mila ancora in graduatoria ad esaurimento, la scuola avvierà una nuova selezione reclutando in base al turn over e alle necessità espresse dalle scuole con il piano triennale dell’offerta formativa.
Lorena Loiacono