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Nel fortino blindato dell´Onda 2 "Vittoria, ora stracciamo quella legge"

Euforia tra i giovani della Sapienza. "Non ci trasformerete in precari per sempre"

26/11/2010
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la Repubblica

Maria Novella De Luca

Entrano e fanno il segno di vittoria, V, strette di mano, abbracci, ovunque striscioni e lenzuola ricordano che l´università La Sapienza, fortino assediato e blindato, testa e cuore della mobilitazione nazionale, dell´Onda2, è occupata. Scienze Politiche, Lettere, Giurisprudenza, Medicina, Fisica, Filosofia, Ingegneria. «Gli scudi, riponete gli scudi» gridano nel megafono un paio di ragazze che si apprestano a raccogliere le tavole di legno con le frasi di Eugenio Montale e Elsa Morante, singolari "armi" della protesta studentesca di questi giorni e simboli della resistenza contro la "morte della cultura".
È già quasi buio tra i viali di RomaUno, la statua della Minerva è scura e fradicia d´acqua, ma studenti e ricercatori riuniti a Fisica, nell´aula "Ettore Majorana" ribattezzata aula antirazzista e antisessista, dicono «siamo contenti, abbiamo vinto, il Governo è stato battuto ma l´occupazione prosegue, lunedì assemblee di facoltà, poi da martedì di nuovo in piazza». C´è soddisfazione, quasi allegria nel fortino della Sapienza, ancora presidiata dai blindati, dove oggi non si terrà l´apertura dell´Anno Accademico, cerimonia rinviata dal rettore Luigi Frati per paura di disordini e contestazioni. È da questi viali, nel grande ateneo voluto da Mussolini nel 1935 e che si fregia del motto "il futuro è passato di qui", che l´Onda2 è ripartita, con in testa le facoltà di Fisica e Scienze Politiche, ma due anni sono lunghi e i leader sono cresciuti, tutto sembra più organizzato, più deciso, più politico. «Vogliamo fermare questa riforma, colpirla al cuore - ragiona Giorgio Sestili, dottorando di ricerca in Fisica - ma anche smantellare tutto il sistema che mira a demolire l´università, e a fare di noi dei precari per sempre». Già perché è la parola "macerie" che si sente di più camminando tra i corridoi delle facoltà, con le aule sigillate dal nastro bianco e rosso, spesso strappato dagli studenti (e sono tanti) che vogliono fare lezione e invocano il ritorno alla normalità. Così l´immenso atrio di Lettere si trasforma in cantiere d´arte contemporanea, dove muraglie di cassette e filo spinato come dei chekpoint fatti di detriti e cartapesta, sembrano simboleggiare quell´idea di no-future che si nasconde nel cuore dei molti ventenni che occupano l´ateneo.
"Atenei in rivolta", "Uniriot", "Link", queste le sigle dell´Onda2 che ha portato la protesta fisicamente fin nei blindatissimi palazzi del potere. Luca Cafagna, Scienze Politiche: «La mobilitazione ha funzionato, per il movimento è stata una vittoria importante, adesso quella riforma indecente deve essere buttata e riscritta». Una protesta che salda e unisce, se uno studioso illustre come Giorgio Parisi, direttore del dipartimento di Fisica, un "quasi-Nobel" come dicono i suoi studenti, da pochi giorni insignito della medaglia "Max Planck", si ferma sotto la pioggia per annunciare, forse già da lunedì, lezioni aperte sul tetto di Fisica, alla presenza, chissà, di altri scienziati. «Questa è una legge assurda, che consegna l´università nelle mani del ministro dell´Economia, che distrugge il Miur... Non è vero che in Italia non ci sono le eccellenze, da questa facoltà escono studiosi di valore, che è giusto che vadano all´estero, ma poi devono poter tornare. La singolarità è che da noi invece non viene nessuno, non abbiamo soldi per pagare gli stipendi, perché un ricercatore tedesco o cinese dovrebbe scegliere l´Italia, quando altrove gli offrono molto di più?».
Sacchi a pelo arrotolati, tranci di pizza, musica dal vivo, ma ieri sera in molti sono tornati a dormire a casa. «Dobbiamo risparmiare le forze per la prossima settimana - ammette Sara che discute di violenza sulle donne nell´atrio di Lettere con un gruppo di coetanee e alcune prof - perché questa volta non possiamo mollare, ritirarci, come è successo nell´autunno di due anni fa. Ma in 24 mesi è cambiato tutto, io sto per finire e non so cosa potrò fare di me stessa con una laurea in Storia. E siamo tutti più poveri. Sapete quanto costa un posto letto in una stanza a tre a un´ora di distanza da qui? Trecentocinquanta euro al mese. E se protestiamo i padroni di casa rispondono: fate come volete, tanto affittiamo agli immigrati».


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