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Messaggero: Scuola, tra gli stranieri più bocciati. Ma sono romeni gli alunni modello

I presidi: situazione complessa, il tetto del 30% per classe deve tenerne conto

10/01/2010
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Il Messaggero

di ALESSANDRA MIGLIOZZI

ROMA - I cinesi vanno forte in matematica. Gli alunni dell’est (soprattutto se rumeni) sbaragliano la concorrenza dei compagni non italiani nei risultati finali agli scrutini. Gli studenti africani fanno più fatica ad ottenere bei voti. I sudamericani, a sorpresa, inciampano sull’italiano. Ecco cosa si nasconde dietro l’etichetta stranieri. Un mondo variegato dove spesso la capacità di apprendimento dell’alunno risente non solo delle normali differenze tra un bambino e l’altro, ma anche delle condizioni sociali e della cultura scolastica del paese di provenienza, dei vissuti familiari, dei problemi di inserimento in cui incappa chi arriva da noi già grandicello. Parola di presidi e professori che dicono «sono tutte questioni con cui il tetto del 30% alle presenze straniere in classe introdotto dalla Gelmini dovrà fare i conti».
Fin qui la vita vissuta, l’esperienza. Poi ci sono i dati ministeriali e quelli dell’Invalsi, l’Istituto nazionale di valutazione, che aiutano a comporre il quadro del rendimento scolastico di questi alunni: sfogliando le tabelle si scopre che, dalle elementari alle superiori, i figli dei migranti, in media, restano indietro. Il tasso di bocciature è superiore a quello dei compagni italiani, soprattutto al Nord, in particolare in Lombardia, dove la concentrazione di stranieri è molto alta. È in quest’area, infatti, che si trova la maggior parte delle 490 scuole dove, secondo il Miur, ci sono oltre il 30% di immigrati, quelle che dovranno fare i conti con le nuove norme volute dalla Gelmini. L’ultimo dato disponibile su chi non ha superato l’anno è del 2007/2008: in media il 4,5% degli stranieri risultava ripetente contro il 3,4% degli italiani. Il divario maggiore si registra alle medie: 6,3% di bocciati tra gli immigrati, 2,7% tra gli italiani. «La forbice nei tassi di promozione tra stranieri e non da qualche anno è stabile al 3% per la scuola primaria, al 6% per le medie e al 12% per le superiori- spiega Vinicio Ongini, dell’Ufficio integrazione del ministero, autore del libro ”Una classe a colori” che racconta esperienze riuscite di classi multietniche - C’è da dire, comunque, che l’onda di arrivi da un paio di anni si è arrestata. Con la crisi sono tornati a casa soprattutto i ragazzi dell’est europeo. Al contempo sta crescendo il numero di alunni che nascono in Italia e che parlano bene l’italiano: su circa 630.000 stranieri presenti in aula sono oltre 220mila. Mentre sono circa 63mila quelli di nuovo inserimento, che hanno più difficoltà. Di tutto questo bisogna tenere conto quando si parla di apprendimento».
Non a caso per gli stranieri che arrivano direttamente alle superiori il ministero ha avviato un piano straordinario di insegnamento dell’italiano. La lingua è l’ostacolo maggiore. Lo dimostrano anche i dati dell’Invalsi: l’ultimo rapporto sul livello di apprendimento dell’italiano e della matematica alle elementari dell’Istituto segnala forti differenze tra stranieri e non. «I bambini di cittadinanza diversa da quella italiana, già nella classe seconda - si legge nel rapporto - conseguono risultati molto inferiori rispetto a quelli ottenuti dai loro compagni di cittadinanza italiana, sia in matematica (5,6 punti percentuali in meno nelle risposte giuste, ndr), sia in italiano (circa 10 punti)». In quinta il tiro si corregge, ma le differenze restano. E si notano anche all’esame di terza media. Gli esperti hanno vagliato il test somministrato a tutti gli studenti lo scorso giugno: ovunque «si riscontrano differenze ampie e rilevanti tra studenti nati in Italia e studenti immigrati». Il divario nella percentuale di risposte corrette è di circa 11 punti in italiano. Mentre in matematica al Centro-nord gli stranieri restano molto indietro, al Sud «il fenomeno è meno accentuato». Nessuna classe, comunque, è mai uguale ad un’altra, ricordano i docenti. In quella di Laura Razzano, insegnante della scuola primaria di Cameriano, provincia di Novara, l’alunna con i migliori risultati in italiano è un’indiana. «Da me gli alunni stranieri sono 4 su 15 e hanno un buon rendimento- racconta- Peraltro sono molto più rispettosi dell’istituzione».


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