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Messaggero-La riforma della docenza oggi a Palazzo Chigi, mentre sindacati e prof polemizzano

La riforma della docenza oggi a Palazzo Chigi, mentre sindacati e prof polemizzano di ANNA MARIA SERSALE ROMA - E' pronto il decreto attuativo della legge di riforma della...

13/01/2006
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Il Messaggero

La riforma della docenza oggi a Palazzo Chigi, mentre sindacati e prof polemizzano
di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - E' pronto il decreto attuativo della legge di riforma della docenza universitaria. Verrà presentato oggi a Palazzo Chigi, dopo le ultime limature del ministro Letizia Moratti. Nei 14 articoli di cui è composto si dettano le regole per il reclutamento dei professori universitari di prima e seconda fascia. In particolare si stabiliscono le procedure per il "conseguimento dell'idoneità scientifica", requisito necessario per la partecipazione al bando di concorso, che avrà comunque la durata massima di quattro anni (alla scadenza i docenti, su loro richiesta, dovranno essere valutati dall'ateneo). Tuttavia, mentre il ministro Moratti presenta il suo decreto per risanare il settore dei concorsi universitari, per eliminare "lobby" e "baronie", con un altro decreto, quello delle "Milleproroghe", il governo concede una "ulteriore dilazione", altri sei mesi di tempo, fino al 30 giugno, per "bandire concorsi alla vecchia maniera", aperti ai professori di prima e seconda fascia. I sindacati mugugnano: "Non è serio". E i ricercatori? Per loro valgono le norme contenute nella nuova legge: il decreto non li menziona dal momento che il loro ruolo "andrà ad esaurimento" a partire dal 2013 e rapidamente verranno banditi i concorsi per regolarizzare ("speriamo", dicono gli interessati) le posizioni di chi lavora da anni.
Dunque, si apre un periodo di concorsi, ancora di vecchio stampo, prima di far partire la nuova legge. "Un atto dovuto - dice il ministero - non si poteva avviare il nuovo senza dare realizzazione a una serie di "diritti" acquisiti". In realtà, sindacati e rettori dicono che il provvedimento della Moratti "rispetto ai propositi di partenza è annacquato". Ma torniamo a uno dei nodi cruciali del decreto, quello dell'idoneità. Verrà rilasciata da una commissione nazionale, composta da 5 membri scelti con il sorteggio, sulla base di parametri comparativi di tipo internazionale. Però, come è accaduto quando venne discusso il ddl in Parlamento, con i ricercatori in piazza e gli atenei bloccati, con i rettori e le forze di opposizione che condannavano il "sì" ottenuto con il voto di fiducia, nel mondo accademico si riaprono le polemiche. I rettori ieri mattina si sono riuniti nel palazzetto di piazza Rondanini a Roma: "Stavolta - dicono - abbiamo deciso di astenerci da prese di posizione ufficiale, tanto la legge è legge, non si può modificare, il nostro dissenso lo abbiamo già espresso e resta intatto". E il decreto? "Non migliora la situazione, anzi", concludono al termine dalla riunione.
I "magnifici" sono preoccupati e si aspettano una valanga di ricorsi: "Il provvedimento - sostengono - si presta alle contestazioni da parte dei candidati. Gli atenei saranno bersagliati da una valanga di ricorsi dal momento che si creeranno delle disparità". Perché le disparità? "L'intento iniziale è di dare maggiore trasparenza ai concorsi - sostiene Gaetano Dammacco, segretario aggiunto della Cisl Università - in realtà, già nella legge, ci sono degli elementi di confusione che il decreto amplifica. In poche parole, c'è un doppio meccanismo di idoneità, uno nazionale e uno deciso dagli atenei. Questi, sulla base di propri criteri sceglieranno i professori dalla lista nazionale. Ma, siccome ogni ateneo dovrà scegliere propri criteri, un certo aspirante idoneo per la Federico II non lo sarà per la Sapienza". Intanto, nel giro di quattro anni si libereranno 25 mila unità, tra cattedre e posti per la ricerca. "Solo nel 2007 - avverte la Cisl - dalle università usciranno per il pensionamento ben 3 mila professori. E, se non si correrà ai ripari, non ci saranno i soldi per il reclutamento".


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