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Messaggero: Gelmini: stranieri in classe, tetto del 30%

Il ministro: «Non è razzismo, ma una questione didattica». Protesta l’opposizione

09/01/2010
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Il Messaggero

di ALESSANDRA MIGLIOZZI
ROMA - Le classi dove ad essere stranieri sono gli italiani non dovranno esserci più. Le scuole ghetto con oltre il 90% di alunni figli di immigrati dovranno diventare un ricordo. Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha preparato una nota destinata ai presidi con indicazioni precise: dal prossimo anno scolastico nelle prime classi di elementari, medie e superiori gli alunni stranieri potranno essere al massimo il 30%. Scatta, dunque, il tetto alla presenza di immigrati tra i banchi, ma si comincia con gradualità. «Indicazioni e raccomandazioni per l’integrazione di alunni con cittadinanza non italiana», si intitola così la circolare che dovrà riscrivere il volto di molte aule. Ci sono classi, infatti, a Milano come a Roma, dove gli italiani sono la minoranza e questo, secondo il ministro, non dovrà più accadere.
A settembre, nella Capitale, la scuola Carlo Pisacane ha dato il via alle lezioni con un record: quasi il 90% degli studenti è di origine straniera. A Milano ha fatto scalpore il caso di una scuola elementare del quartiere di San Siro, la Lombardo Radice, dove per ogni bimbo italiano ce ne sono 24 figli di migranti. Casi limite a cui si sommano quelli di molte altre scuole dove, senza arrivare a percentuali così alte, gli stranieri sono numerosissimi. Cosa prevede il ministero? Al momento dell’iscrizione le scuole dovranno vagliare le capacità linguistiche degli studenti di origine non italiana e distribuirli nelle classi evitando di superare la soglia del 30% per aula. Percentuale che, comunque, è elastica: se i bambini stranieri inseriti in una data classe sanno perfettamente l’italiano si può innalzare, in caso contrario va abbassata. Per evitare concentrazioni le scuole potranno fare rete tra loro e accordarsi sulla distribuzione degli alunni sentendo anche gli enti locali. A questa misura di “contenimento” se ne aggiungeranno altre a favore dell’apprendimento dell’italiano. Il ministero stanzierà apposite risorse per aiutare le scuole, soprattutto nei territori con più alto tasso di immigrazione. Alle medie una parte delle ore destinata alla lingua straniera potrà essere usata per studiare la nostra. Chi arriva da fuori, poi, potrà essere supportato con misure di accompagnamento per lo studio dell’italiano: ci potranno essere classi di inserimento per periodi limitati.
Introdurre un tetto alla presenza degli stranieri in classe «non è certo un problema di razzismo, ma un problema soprattutto didattico», ha sottolineato il ministro Gelmini spiegando che «servirà a favorire l’integrazione». La scuola «deve saper accogliere tutte le culture e i bambini del mondo, ma anche mantenere con orgoglio le proprie tradizioni storiche e insegnare la cultura del nostro paese. I bambini stranieri - spiega ancora il ministro - devono essere inseriti nelle classi con i bambini italiani per evitare, come accade in molte città che si formino scuole e classi composte solo da stranieri». Sul provvedimento la politica si è spaccata. Esulta la Lega che aveva fatto passare una mozione alla Camera nel 2008 per l’avvio di classi ponte di inserimento per gli studenti stranieri. Iniziativa che la deputata del Carroccio Paola Goisis rilancia: il tetto del 30% è basso, afferma. L’autore della mozione, Roberto Cota, plaude anche lui all’iniziativa, mentre solleva dubbi il Pd. «Il tetto - ha detto Livia Turco- non risolve il problema», la deputata democratica Manuela Ghizzoni esorta «un dibattito in Parlamento». La Conferenza dei vescovi invita ad «essere equilibrati nell’applicare la norma, a non estremizzare le posizioni, non renderle crude». Va giù più duro, invece, Antonio Di Pietro, leader Idv, che parla di «proposta pericolosa». Tra i sindacati non c’è accordo totale: per la Flc-Cgil il tetto è «una misura sbagliata che determinerà una maggiore ghettizzazione», per la Cisl è «plausibile e sensato», se serve ad integrare. I presidi evidenziano le difficoltà nell’applicazione: la responsabile della media Esopo, Ada Maurizio, domanda «cosa dovremo dire agli stranieri che risulteranno in soprannumero, dove dovremo mandarli? Serviranno delle graduatorie?».


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