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Mattino-La CGIL avverte, i laureati arrivano dell'est

MARCO ESPOSITO Ci sono più laureati in Bulgaria che nel Mezzogiorno. E il Sud Italia, anzi l'Italia nel suo complesso, è battuta da tutti i nuovi entranti (tra prima e seconda fase) nell'Unione ...

13/01/2005
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Il Mattino

MARCO ESPOSITO Ci sono più laureati in Bulgaria che nel Mezzogiorno. E il Sud Italia, anzi l'Italia nel suo complesso, è battuta da tutti i nuovi entranti (tra prima e seconda fase) nell'Unione europea. Con un picco in Estonia e Lettonia, dove quasi un adulto su tre (30,5%) o addirittura uno su due (44,8%) ha in tasca un titolo di studio definito come laurea. In Italia la media è 10,4 che scende a 9,8 nel Mezzogiorno. In pratica appena un adulto ogni dieci. La percentuale media della nostra popolazione con istruzione superiore è meno della metà di quella della Ue dei quindici ed è molto inferiore anche rispetto ai nuovi entranti, come può leggersi nel grafico. Tali dati saranno presentati oggi a Roma dall'Ires, il centro ricerche della Cgil che ha messo a punto un dossier su Innovazione e Mezzogiorno. Ne discuteranno Agostino Megale e Stafano Palmieri dell'Ires con i segretari confederali della Cgil, Paolo Nerozzi; della Cisl, Raffaele Bonanni; della Uil, Paolo Pirani; e con il vicepresidente Confindustria con delega per il Mezzogiorno, Ettore Artioli. La presentazione del dossier arriva non a caso mentre il governo sta discutendo di politiche meridionali e, per una combinazione, arriva il giorno successivo alla prima applicazione del "Progetto Mezzogiorno" firmato da sindacati e Confindustria, con la sigla ieri a Napoli del Patto tra Regione, sindacati e associazioni imprenditoriali. La ricerca evidenzia che il Sud subisce un ritardo che è in primo luogo italiano. Si è detto del numero di laureati (con 19 Regioni italiane fra le ultime 30 in Europa) e un discorso analogo si puo fare per la formazione dei lavoratori, con la Campania ultima in un contesto generale grigio, oppure con le spese del mondo produttivo per ricerca e sviluppo. "In tale contesto complessivo non facile - scrivono i ricercatori - va considerato il ritardo con cui il Mezzogiorno si configura rispetto alle altre realtà territoriali italiane: la quota percentuale di imprese innovatrici è nettamente al di sotto della media italiana sia per quanto concerne l'industria sia per i servizi e ciò avviene nonostante la spesa per addetto nell'innovazione tecnologica sia abbastanza uniforme. In tale senso - si sottolinea nel dossier - è interessante notare come nel Sud della nostra penisola la maggior parte della spesa per attività innovativa riguardi l'acquisto di macchinari ed impianti e non la ricerca". Vi sono però dei centri di eccellenza e l'Ires li individua in quei distretti che hanno una percentuale di addetti nel settore di nuove tecnologie (Itc) superiore alla media nazionale del 5,36%. Nel Mezzogiorno sono quindici, con un ottimo piazzamento della Campania, dove ve ne sono sei contro i nove delle altre sette regioni meridionali. I distretti campani sono Sessa Aurunca (11,7%), Caserta (9,8%), Piedimonte Matese (7,7%), Napoli (6,6%), Sant'Agata de Goti (6,3%) e Battipaglia (5,9%). Tra le produzioni ad alto contenuto tecnologico i settori che nel Sud Italia dimostrano il maggior dinamismo sono l'elettronica e le telecomunicazioni, con una crescita dell'export del 20,5% medio annuo tra il 1995 e il 2003, e il settore farmaceutico, che mette a segno un eccellente 18,6%. "Questi due settori - si rileva - sono anche gli unici che, nel corso del periodo esaminato, vedono aumentare il loro peso nelle esportazioni nazionali". Tali distretti, secondo il centro ricerche della Cgil, "sono la dimostrazione che il Mezzogiorno è capace di avere in sistema imprenditoriale moderno e dinamico e che nonostante le enormi difficoltà strutturali (perifericità geografica, lavoro nero, mancanza di infrastrutture e così via) c'è ancora l'opportunità per le regioni del Sud di salire sul treno dello sviluppo". Bulgari permettendo.


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