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Manifesto-Una finanziaria da pedalò

INTERVISTA "Una finanziaria da pedalò" Bersani spiega la possibile manovra correttiva, il bluff-tasse e la paralisi industriale PAOLO ANDRUCCIOLI La finanziaria non basterà. Per tappare i buchi ...

17/10/2002
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il manifesto

INTERVISTA
"Una finanziaria da pedalò"
Bersani spiega la possibile manovra correttiva, il bluff-tasse e la paralisi industriale
PAOLO ANDRUCCIOLI
La finanziaria non basterà. Per tappare i buchi servirà una manovra correttiva. Intanto c'è uno sconquasso a livello sociale (mai una legge ha collezionato tanti nemici) e per la pubblica amministrazione. Neppure la riduzione fiscale avrà gli effetti annunciati. L'industria è bloccata. Siamo ormai alla recessione. E' questa, in sintesi, la diagnosi di Pier Luigi Bersani, esponente di spicco dei Democratici di sinistra ed ex ministro dell'industria e dei trasporti, al quale abbiamo chiesto qualche previsione sul destino di una legge finanziaria "mai vista".

Bersani, come è possibile che ci siano tutti questi scontenti? E tanti errori?

Il discorso, purtroppo, è semplice. Questo governo ha messo le vele sbagliate e ha sbagliato la rotta. Volendo dare seguito alla promessa elettorale, meno tasse, hanno bisogno di soldi, dato che molti nel frattempo sono stati gettati al vento come nel caso della Tremonti bis, legge che costa tantissimo e che non dà risultati. All'improvviso - mentre la situazione economica peggiorava - si sono fatti prendere dalla fretta di trovare risorse e hanno preparato una finanziaria che colpisce le famiglie (con il taglio dei servizi sociali a livello locale), colpisce le imprese, porta allo stremo il Sud e annienta la filiera della ricerca e dell'innovazione per la quale in questa finanziaria non c'è un bel nulla. Tutto ciò mi sembra stia determinando la presa di coscienza di una larga parte della società italiana che comincia ad essere seriamente preoccupata.

Qualcuno sospetta che oltre ad essere sbagliati questi provvedimenti siano anche inefficaci dal punto di vista delle entrate. E' vero?

Con una manovra fatta di "una tantum" non c'è da stare allegri. Io penso che già dal primo trimestre del prossimo anno si capirà che non si hanno le risorse per le poste in gioco. Se non ci sarà una svolta nell'economia (cosa che oggi è difficilmente prevedibile), allora sarà inevitabile una manovra correttiva. I dati si avranno a marzo. Tra aprile e maggio avremo qualche sorpresa. Nel Sud è la prima volta negli ultimi anni, che gli imprenditori non ritengono conveniente investire. Oltre al blocco degli strumenti di incentivazione che avevano funzionato (crediti di imposta, Dit, ecc.) si deve anche aggiungere lo smantellamento dei punti di riferimento nella pubblica amministrazione. Con lo spoil system sono saltati dirigenti. E' stato per esempio cacciato Sappino, direttore generale all'industria, che era lo snodo essenziale per l'applicazione della legge 488. Con le nuove norme e la conseguente trafila di approvazione a livello europeo passeranno tanti altri mesi, forse un anno. Un periodo in cui l'economia rischia di fermarsi. I tagli colpiscono al cuore la ricerca applicata all'industria e all'innovazione a partire dai settori strategici: quello spaziale, l'aeronautica, l'elettronica. Anche le piccole e medie imprese sono penalizzate. Siamo alla recessione.

I tagli al welfare siccome sono scaricati sugli enti locali, forse non si sono percepiti?

Con la riduzione dei trasferimenti è chiaro che si avranno effetti negativi sulle prestazioni sanitarie, sulla scuola, sui trasporti locali. Ci sarà insomma una riduzione dei servizi anche perché gli enti locali non possono rifarsi con le tasse locali. E si arriva a chiedere "sacrifici" (parola usata per sbaglio da Berlusconi che si è subito dovuto correggere) dopo un anno e mezzo di insuccessi. I cento giorni sono stati solo cento danni: dal sommerso non è emerso nessuno, la Tremonti bis costata 5/6 mila miliardi non ha dato effetti, l'annuncio ripetuto dei condoni ha fatto crollare le entrate fiscali. In più ora si dice che ci sarà la "più grande riduzione fiscale della storia", cosa falsa perché sta almeno al terzo posto dopo la prima del governo di centro sinistra (10 mila miliardi di vecchie lire) e la seconda dell'ultimo governo di centro sinistra (16.500 miliardi). La loro sarà inferiore e rischia di non avere la copertura.

Condono edilizio e il condono tombale dunque?

Ci proveranno, ma sarà molto difficile perché sia la Lega che l'Udc hanno detto di essere contrarie. Per la Lega il condono edilizio è una misura meridionalistica perché a Bergamo non serve. In più per far passare il condono tombale ci vogliono i due terzi del parlamento. Siamo di fronte a una bomba a orologeria. La lezione del '94 non è servita: questo governo non ha una classe dirigente. Funziona solo quando le cose vanno bene. Come quando esci con il pedalò, solo con le belle giornate. E non vedo neppure la sostituzione di Tremonti, perché egli è un esecutore, è il berlusconismo.

Che cosa avrebbero dovuto fare?

Avrebbero dovuto mettere in campo una politica di rilancio della domanda, visto che la produzione andava bene. Cercano di farlo solo adesso, in ritardo di un anno e parlano di grandi opere, ma "campa cavallo". La situazione è davvero preoccupante e l'effetto potrebbe essere tragico: la gente potrebbe schifarsi della politica perché in fondo neppure Berlusconi ce l'ha fatta. Tocca a noi come opposizione far capire che si possono costruire delle alternative mostrando prima di tutto che sappiamo essere uniti. Milioni di persone coinvolte dalla crisi di borsa e tutti capiscono che i prezzi sono aumentati più di quel che si dice e ora arriva anche la Fiat.

A proposito di Fiat, che cosa farebbe lei?

Prima di tutto noto che il ministro delle attività produttive non ha avuto alcun ruolo. Tutto è nelle mani di Tremonti. E non mi risultano neppure grandi contatti diretti del governo con General Motors. Da un anno noi diciamo che il governo avrebbe dovuto farsi un'idea, fare una ricognizione tra i soggetti nazionali e internazionali, chiedere alla Fiat maggior impegno e un vero piano industriale, fare una proposta al partner, definire il ruolo dello Stato, altro che pensare di vendere i "gioielli". Ora invece spuntano idee stravaganti come quella di Finmeccanica e si perde tempo a parlare in astratto di pubblico e privato, invece di parlare di piani industriali per salvare l'auto italiana.


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