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Manifesto: Un'Onda che si aggiunge a metalmeccanici, insegnanti, personale Alitalia

UNIVERSITÀ LA SAPIENZA Assemblea a fisica: «Non pagheremo noi la vostra crisi». La precarietà tratto comune tra lavoratori e studenti

11/12/2008
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il manifesto

Francesco Piccioni

Unità delle lotte, va bene. Ma come? L'assemblea di fisica, alla Sapienza di Roma, squaderna il problema mettendo a confronto gli studenti dell'Onda e lavoratori di situazioni molto diverse, accomunati dalla scadenza dello sciopero generale. Non è la prima volta.L'onda ha attraversato i cortei del 17 e 30 ottobre (sindacati di base e Pd) e del 14 novembre (sindacati della scuola).
E se appaiono più vicine e «leggibili» le esperienze provenienti dal mondo dell'istruzione, la curiosità diventa acuta quando al tavolo arrivano mondi apparentemente agli antipodi come i metalmeccanici e il personale di volo di Alitalia. Questi ultimi, «i privilegiati» - come riassume ironicamene una hostess e madre - stanno facendo da cavie per un esperimento che mira a ridisegnare i rapporti tra impresa e «risorse umane». Racconta scene che stanno avvenendo in queste ore - lavoratori di terra cui viene notificata la cigs direttamente in ufficio e che non riescono ad uscire perché nel frattempo viene disattivato il badge; personale di volo che riceve la comunicazione «via mail» mentre sono in un altro continente e non riescono a sapere se e quale titolo (con quale copertura assicurativa) potranno tornare in Italia. Descrive un'azienda che considera i «carichi familiari» come un handicap. Da eliminare in pianta organica. Una mutazione che va oltre la «riforma del modello contrattuale» e travolge l'identità stessa di chi lavora.
Paolo Maras, steward e coordinatore dell'Sdl, centra invece il tema di fondo dello sciopero generale. Sgombrando il campo da personalismi e orgogli di sigla («davanti a un modello che va avanti come un carro armato non c'è più spazio per divisioni costruite in base alla ricerca della posizione 'più giusta'»), perché la lotta deve sapersi misurare sia con «la prospettiva» che con la necessità di ogni lavoratore di aver soluzioni vere «qui e ora». E si parla di 9.000 licenziamenti, di «un disastro aereo». Che richiede, insieme a tutti i settori investiti dalla crisi, «una risposta generale e collettiva» per iniziare a «invertire la tendenza».
«Il metalmeccanico» ha il volto di una ragazza sulla trentina, «il 20% degli operai è donna». Ma il cuore del legame tra mondo del lavoro e studenti è «la precarietà». Non è una condizione transitoria: «l'età media dei precari in fabbrica è 35 anni», con uno stipendio che non arriva ai 900 euro (non che gli assunti a tempo indetermianto stiano molto meglio: salario medio 1.160 euro). Un legame riassunto alla perfezione dalla comune parola d'ordine («la vostra crisi non la paghiamo noi»), che «presenta una connotazione di classe: chi siamo 'noi', chi sono i 'voi' che ce la scaricano addosso». Basti pensare alla Commissione Ue che, martedì prossimo, potrebbe approvare la direttiva che prolunga - tramite «contrattazione individuale» col padrone! - l'orario di lavoro a 65 ore settimanali. E questo «mentre si licenzia dappertutto» o, come in Italia, si «detassano gli straordinari». Squarci inattesi arrivano da un insegnante Cobas, che rivela lo smantellamento dell'istruzione in carcere, «da formazione propriamente detta a puro apprendistato». Un'idea beffarda, «se si hanno alunni con 'fine pena mai' o magari 10 anni ancora da fare». Si vede all'opera lo stesso meccanismo che distrugge la sperimentazione del tempo pieno, iniziata quando il centrosinistra la trasformò da «modello di scuola qualitativamente superiore» a «diritto di scelta del cliente». Una logica «manageriale» che ha abbattuto anche il welfare dei servizi alla persona, «esternalizzato» a cooperative dove in media il 50% dei soci è precario. Infine una buona notizia «unitaria»: gli studenti della Sapienza, il coordinamento scuole «Non rubateci il futuro» e il movimento insegnanti precari hanno stilato una piattaforma comune per il 12.


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